lunedì 21 settembre 2015

La morte di Alberto Rodríguez Tosca



Un poeta cubano che viveva e scriveva come se pensasse di vivere in eterno

Non conoscevo Alberto Rodríguez Tosca (1962 - 2015). Di lui so quanto mi riferisce il comune amico Felix Luís Viera e ho condiviso un commovente ricordo scritto da Camilo Venegas. Ho letto diverse poesie scritte da Rodríguez dal triste esilio colombiano e in suo ricordo ho deciso di tradurne una, perché anche in Italia - terra lontana anni luce dalla poesia - si sappia che all’altro capo del mondo è morto un poeta. Aveva 53 anni, povero Rodríguez, ed era riuscito a ottenere il permesso di rivedere la sua Cuba. Troppo tardi. È morto nel freddo di Bogotà, lontano dalla sua patria. Appena in tempo per non sentire giornalisti idioti - italiani, certo, italiani! - capaci di paragonare Fidel Castro a Papa Giovani Paolo II, persone così stupide da confondere propaganda e realtà in una commistione di idee assurde che pervade le loro menti ottuse. (Gordiano Lupi).

Aquí comienza la enumeración de mis derrotasa
por Alberto Rodríguez Tosca

Aquí comienza la enumeración de mis derrotas
las que me propiné me propinaron. Les ordeno marchar
en fila india como bestias
marcadas con broquetas de azufre a la vista de una
horda de ángeles. Les tapo
los oídos para que no se distraigan con la euforia
de los triunfadores. Las beso
en la boca para que se distraigan con mi beso
mientras pasa la quinta columna
de los hombres felices. Este lunes,
mis derrotas y yo nos pusimos de acuerdo
para mirarnos a los ojos.
Ya nos estamos viendo, rozando con los dedos,
casi amándonos a la sombra
indiferente de un cielo en llamas: amigos idos,
cuerpos enfermos, espíritus
en ruina, vinos baratos, endiablados alcoholes;
heridas en la cara, lenguas
traidoras, mujeres en fuga, puertas clausuradas;
plegarias, miedos, hambres,
hembras, hombres; cansancios, fiebres, filias,
fobias; héroes, mártires,
extravíos de fe; hojas en blanco, naves a la deriva,
falsos poemas, entierros, destierros,
nombres propios, recónditos adioses, una isla,
mis 38 años, todas las tumbas:
mi madre en una de ellas, y el polvo, polvo, mucho
polvo cayendo sobre la realidad
como chispas de agua sin consagrar en un bautizo
embrujado. Ya fueron
despedidas todas las plañideras. No habrá lamentos
pero habrá un gemido.
Un solitario gemido de papel a la luz de dos lunas.
La mía, y la vieja luna
del mundo sobre cuyas laderas se acuestan
con la muerte todos
los derrotados.

Alberto Rodríguez Tosca


Qui comincia l’elenco delle mie sconfitte
di Alberto Rodríguez Tosca

Traduzione di Gordiano Lupi

Qui comincia l’elenco delle mie sconfitte
quelle che mi propinai mi propinarono. Vi ordino di marciare
in fila india come bestie
segnate con bacchette di zolfo di fronte   
a un’orda di angeli. Vi tappo
gli orecchi perché non vi distraiate con l’euforia
dei trionfatori. Vi bacio
sulla bocca perché vi distraiate con il mio bacio
mentre passa la quinta colonna
degli uomini felici. Questo lunedì,
io e le mie sconfitte abbiamo deciso
di guardarci negli occhi.
Ci stiamo già osservando, sfiorandoci con le dita,
quasi amandoci nell’ombra
indifferente di un cielo in fiamme: amici andati,
corpi ammalati, spiriti
in rovina, vini scadenti, alcolici demoniaci;
ferite nel volto, lingue
traditrici, donne in fuga, porte serrate;
preghiere, paure, desideri,
femmine, uomini; fatiche, febbri, passioni,
fobie; eroi, martiri,
privi di fede; fogli in bianco, navi alla deriva,
false poesie, sepolture, esili,
nomi propri, reconditi addii, un’isola,
i miei 38 anni, tutte le tombe:
mia madre in una di quelle, e polvere, polvere, molta
polvere che cade sulla realtà
come schizzi d’acqua non dedicati a un battesimo
stregato. Sono già state
congedate tutte le donne piangenti. Non ci saranno lamenti
ma soltanto un gemito.
Un solitario gemito di carta alla luce di due lune.
La mia, e la vecchia luna
del mondo sui cui pendii si coricano
con la morte tutti
gli sconfitti.

Alberto Rodríguez Tosca

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