martedì 24 settembre 2013

Il fumetto satirico cubano

Vi presento alcune vignette satiriche che in questi ultimi giorni sono comparse su periodici di Miami come El Nuevo Herald e Martì Noticias.

 
Omar Santana ironizza sulla sua Cuba che non cambia mai. Raul Castro cerca di camuffare la solita minestra, ma il cubano che analizza al microscopio esclama sconcertato: "Sempre la stessa cosa".
 
 
Garrincha, invece parla del Libano e dell'Iran. La vignetta si commenta da sola.

 
Ancora Omar Santana, ci racconta un Papa dagli atteggiamenti insoliti.
 
Gordiano Lupi

domenica 22 settembre 2013

Commerciante, una brutta parola



di Yoani Sánchez
da Generacion Y - La Stampa


Se la realtà potesse personificarsi, entrare in un corpo, avere contorni fisici, se una società potesse essere rappresentata come un essere vivente, la nostra sarebbe un adolescente nel periodo della crescita. Una persona che si vede allungare braccia e gambe, che desidera scrollarsi di dosso il paternalismo e diventare adulto. Ma quel ragazzo imberbe, indossa un vestito così stretto che non riesce quasi a respirare. La nostra quotidianità è rimasta schiacciata dal corsetto di una legalità fatta di eccessive proibizioni e di un’ideologia antiquata e poco funzionale. Dipingerei così la Cuba di oggi, perché una forma di pubertà repressa, rappresenta bene il contesto in cui vivo.
Il governo non pare propenso a riconoscere le nostre necessità di espansione economica e politica. Al contrario, tenta di costringerci in forme assurde. Basti vedere il caso del limitato numero di occupazioni consentite per il lavoro “per conto proprio”, quel settore che in qualunque altro paese sarebbe definito “privato”.  Invece di ampliare il numero di licenze per includere molte altre attività di produzione e servizi, le autorità pretendono di ritagliare la realtà in maniera tale da farla ricadere nell’elenco delle cose consentite. La legge non cerca di incentivare creatività e talento, ma è come una briglia stretta che limita il campo di azione individuale.
L’ultimo esempio di questa contraddizione lo vediamo con le azioni di polizia contro chi vende vestiti importati, che provengono fondamentalmente da Ecuador e Panama.  Secondo i media ufficiali molti di questi mercanti hanno utilizzato una licenza da “Sarto” che consentiva di commercializzare gli articoli prodotti con le loro macchine da cucire, per offrire invece camicie, pantaloni e borse di confezione industriale. I trasgressori sono stati puniti con il sequestro della mercanzia e con multe esorbitanti. In questo modo gli ispettori pretendono di far indossare alla nostra realtà la camicia di forza di quanto stabilito dalla Gazzetta Ufficiale.
Invece di tanta persecuzione sarebbe opportuno autorizzare il lavoro del “commerciante”. Comprare, trasportare e rivendere articoli molto richiesti non dovrebbe essere considerato un delitto, ma un’attività regolata da contribuzione fiscale tramite imposte. Negare  questo meccanismo strategico dell’ingranaggio di ogni società significa ignorare la struttura economica sociale. L’apparato legale di una società non esiste per condannarla all’infanzia del piccolo chiosco, della manifattura e della vendita di frittelle, ma per aiutarla a progredire professionalmente e materialmente. Fino a quando il governo cubano non accetterà queste regole elementari dello sviluppo, la nostra realtà dovrà crescere allungando le braccia verso illegalità e clandestinità.

Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

giovedì 19 settembre 2013

Cantanti di protesta

Garrincha e le canzoni di protesta




- Noi sì che parliamo di cose sacre per il popolo di Cuba! Come in questa canzone, che parla dei dolci favoriti dei Cinque Eroi!

Questo è il grido del cantante di Garrincha, emulo governativo di Robertico.

I Cinque Eroi sono i cinque agenti cubani, prigionieri del governo USA, accusati di aver svolto attività di sipionaggio in territorio americano. Come è noto a chi segue le cose di Cuba, la propaganda governativa fa largo uso del tema in funzione nazionalista...

Il futuro chiarirà i motivi per cui Robertico ha cantato quella canzone in TV. Il tempo è galantuomo, come nel caso del battibecco all'Università tra Eliecer Avila e Ricardo Alarcon. Come tutti hanno potuto vedere, Alarcon è stato defenestrato. Uno più uno, anche a Cuba, fa sempre due.

Gordiano Lupi

giovedì 12 settembre 2013

Perché scrivo poco di Cuba


Non mi occupo molto di Cuba da un po’ di tempo a questa parte. Qualcuno mi fa notare che è un male, che potrebbe essere interpretato come un segnale di un certo tipo. Bene. Mi fa piacere che qualcuno abbia a cuore le sorti di quel che dico e di quel che faccio, più di quanto le abbia a cuore io. Vorrei spiegare anche a me stesso il motivo per cui mi occupo meno di Cuba da un punto di vista politico, ma non smetto di leggere e tradurre letteratura cubana, né di vedere pellicole caraibiche, né di ascoltare buona musica che proviene dall’Isola. Vorrei spiegarmelo il motivo, ma non ci riesco, almeno non ci riesco in maniera convincente e definitiva.
Provo a buttare lì qualche argomento, ma si tratta solo di esempi.
In Italia vivono moltissimi cubani, quasi nessuno fa politica, pochi conoscono l’esistenza dei blogger indipendenti, la maggioranza dei cubani esuli pensa solo a mandare soldi a casa, cercando di avere meno problemi possibili con il regime. Parola d’ordine: “Non mi occupo di politica!”. Io, in compenso, per scrivere della loro terra, ho perso la possibilità di rientrare a Cuba.
I dissidenti cubani spesso non sono migliori di chi li governa (male), molto spesso raccontano balle degne di Fidel Castro (che almeno le sapeva dire), in tanti casi inventano di sana pianta, diffondono cattiva informazione, rendono incredibili persino le cose credibili. Per esempio, la stampa alternativa racconta la storia di un’attrice cubana picchiata a sangue da agenti in borghese perché colpevole di simpatie anticastriste. Come si fa a prendere la notizia per oro colato, visti i precedenti? Chi mi assicura che la verità stia nei racconti dei dissidenti e non nella versione ufficiale di una donna malmenata per una lite dai vicini di casa? Mi pare che una volta l’abbia scritto Leonardo Padura Fuentes (voce autorevole della cultura cubana): “Servirebbe una vera stampa libera e indipendente perché sia i giornali di regime che i periodici alternativi non sono affidabili”.

Aggiungiamo un’altra postilla.

Mi scrivono da una località italiana dove organizzano un festival di cinema che vorrebbero invitare Yoani Sánchez e proiettare Forbidden Voices, la blogger cubana dovrebbe parlare anche a nome della blogger cinese e di quella iraniana. Ora, a parte che io non sono l’agente di Yoani ma solo il traduttore, mi domando come potrebbe Yoani Sánchez parlare a nome di situazioni che non vive e che non conosce? Forbidden Voices è un buon film di cui per primo ho parlato in termini entusiastici, ma fin da subito ho sottolineato che tra un dissidente cubano e un cinese (o iraniano) corre una differenza abissale in termini di rischi e di sicurezza personale.
Concludiamo dicendo che ultimamente il blog di Yoani Sánchez non è che regali quelle perle di originalità, di realismo e di letteratura che in precedenza aveva elargito ai lettori. Crisi? Aggiungo: crisi sua o crisi mia? Non ho certezze, come vedete, ma solo tanti dubbi, che affiorano e che da un po’ di tempo a questa parte si sono fatti insistenti, inquietanti, opprimenti. E la cosa mi pesa, se non ne scrivo, con grande franchezza, come sono abituato a fare. Anche perché - a differenza di molti, schierati per interesse da una parte o dall’altra - non ho in ballo niente da tutelare, né il mio nome, né la mia credibilità, né un posto di potere, né una carriera costruita su menzogne e incantamenti.

In ogni caso, lontano da Cuba, ho riscoperto il cinema italiano del passato, le pellicole che ho sempre amato, mi sono dedicato a un’altra delle passioni della mia vita, la sola cosa che mi accomuna al grande Guillermo Cabrera Infante. E mi sono occupato della mia piccola Piombino, la mia città, riscoprendo la sua storia, le sue leggende, il suo passato. Sono andato alla ricerca del tempo perduto, consapevole che parte di questo tempo passa anche lungo le strade polverose di Cuba, nonostante tutto.

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi