martedì 28 maggio 2013

Appunti su Virgilio Piñera - 1

Note biografiche
Virgilio Piñera (Cardenas, Cuba, 4 agosto 1912 - L’Avana, 19 ottobre 1979), figlio di Juan Manuel Piñera, ingegnere ferroviario, e di María Cristina Llera, maestra. La famiglia vive a Camagüey dal 1924 al 1940, dove il ragazzo segue gli studi liceali. Dal 1937 al 1941 frequenta la facoltà di lettere e filosofia dell’Università dell’Avana, si laurea con una tesi sulla poesia di Gertrudis Gómez De Avellaneda, uno straordinario studio critico. Virgilio è un individualista ribelle, magro, povero, persino eccentrico, se si vuole, vive per tutta la vita in una situazione di instabilità economica, senza un impiego fisso, incapace di scindersi dalla sua stessa opera e dai suoi conflitti interiori. Indigente al punto di dipendere dalla carità di parenti e amici, ma così orgoglioso da non scendere mai a compromessi con il suo modo essere scrittore. In gioventù si unisce al gruppo della rivista Origines, diretta da José Lezama Lima. Pubblica il primo libro nel 1941 - Las furias - una raccolta di poesie. Ha già scritto due opere teatrali: Clamor en el penal e En esa helada zona, inedite quando l’autore era in vita e - pare - mai rappresentate. Nel 1943 esce La isla en peso, una lunga opera poetica che adesso dà il titolo alla raccolta completa delle sue poesie, uscita postuma, che ho tradotto in italiano per Il Foglio Letterario (scaricabile gratis su Amazon come e-book intitolato Il peso di un’isola). Nello stesso anno termina Electra Garrigó, una delle opere teatrali più note e di maggior successo. Nel 1944 esce Poesía y Prosa, un quaderno di poesie e racconti. Nel 1948 termina le opere teatrali Jesús e Falsa alarma. Nel 1950, Piñera, frustrato per la paralisi letteraria del paese, decide di emigrare in Argentina, dove, nel 1953, esce, per Ediciones Siglo Veinte di Buenos Aires, il suo primo romanzo: La carne di René (unico lavoro di narrativa edito in Italia, ma ormai introvabile). Nel 1954 torna a Cuba per un anno, per poi rientrare a Buenos Aires. Segretario della rivista letteraria Ciclón, fondata dal suo vecchio amico e mecenate José Rodríguez Feo. Nel 1956 esce, per Editorial Losada di Buenos Aires, Cuentos fríos, una delle sue opere fondamentali, apprezzata anche da Jorge Luis Borges. Alla fine del 1956, Piñera torna a Cuba per rimanerci tutta la vita. Durante il periodo rivoluzionario, cominciato nel 1959, Piñera lavora al giornale Revolución (presto chiuso per problemi politici) e dirige per diversi anni le Ediciones Erre. Rivoluzionario entusiasta, come si può leggere nel prologo al suo Teatro completo (1960), il suo ardore si raffredda nel 1961, quando viene arrestato a Guanabo (località marina nei pressi dell’Avana) per ragioni politico - morali. Il secondo evento negativo è di portata più vasta e determina il futuro di tutti gli scrittori cubani quando Fidel Castro, nel corso delle tristemente note Parole agli intellettuali, avverte scrittori e artisti. “All’interno della Rivoluzione tutto è ammesso. Contro la Rivoluzione niente”. Secondo questo motto, in realtà, tutto ciò che non fa parte della Rivoluzione deve considerarsi, inevitabilmente, contro. La letteratura fuori dalla Rivoluzione deve considerarsi proscritta. Virgilio ascolta le parole di Castro nella sala della Biblioteca Nazionale, a un certo punto si alza e dice: “Io ho paura. Molta paura”. Poi siede nuovamente. La sua paura non è infondata perché negli anni Settanta cadrà in definitiva disgrazia con il regime.
La prima opera di narrativa di Piñera, La carne di René, ha come protagonista una persona pervasa dalla “paura di soffrire”. I personaggi drammatici di Dos viejos panícos (premiato da La Casa de Las Americas nel 1968) hanno paura di morire. Il loro timore è così grande da spingerli a giocare alla morte per esorcizzare il terrore di soccombere. Una scatola da scarpe vuota presenta una tematica simile. Piñera ha trascorso tutta l’esistenza in una situazione di paura perpetua che paradossalmente gli è servita da stimolo, infatti dal 1961 al 1970 scrive molte opere nuove, traduce e pubblica saggi critici. Pequeñas maniobras è un romanzo del 1963, Cuentos esce nel 1964, il romanzo Presiones y diamantes nel 1967, l’opera teatrale Estudio en blanco y negro nel 1970 (nel volume Teatro breve ispanoamericano). Alla sua morte, avvenuta il 19 ottobre 1979, per un repentino arresto cardiaco, Virgilio lascia molte altre opere complete, per lo più inedite, la maggior parte delle quali perdute irrimediabilmente. Piñera passa molto tempo riscrivendo La carne di René e perfeziona alcune opere teatrali. Titoli: El no, La niña querida, Siempre se olvida algo e altre ancora. Molte le poesie inedite, adesso uscite ne La isla en peso, curato dal fedele amico Antón Arrufat, un’opera drammatica in versi come Un arropamiento sartorial en la caverna platonica e Una scatola da scarpe vuota, giunta nelle mani di Luis F. Gonzáles Cruz, a Miami, nel 1968.
Temi e motivi dell’opera di Piñera
L’opera di Piñera è estremamente coerente. Dalle prime poesie fino all’ultimo lavoro teatrale pubblicato si nota una marcata regolarità di stile e di temi letterari. Il motivo dominante in Piñera è la vita, vista come un susseguirsi ineluttabile di terribili traumi. Lo scrittore afferma che il percorso umano non porta a raggiungere una forma superiore di esistenza, ma è solo un percorso di dolore e miseria. Nell’opera di Piñera l’individuo segue sempre un impulso suicida, a suo modo salvifico, optando per alienazione e degradazione. Piñera crea una narrativa dell’assurdo dai risvolti fantastici ricca di sarcasmo e di umorismo nero. Tra le sue opere soltanto due possono definirsi moderate o atipiche. Electra Garrigó, basata sul mito greco classico, e Aire frío, ritratto più o meno realista basato sulla vita della sua famiglia. Piñera aborrisce ogni tipo di manierismo, in narrativa presenta uno stile scarno, scevro da barocchismi. La sua poesia è semplice e colloquiale, sia come linguaggio che come struttura. La sua espressione letteraria preferita è il teatro, ma anche i suoi racconti sono potenti, perché Piñera è dotato di grande immaginazione ed è capace in poche partole di ripulire lo stile e di metterlo al servizio esclusivo della narrazione. A Piñera non interessano minimamente i virtuosismi stilistici, ma è il racconto, l’esposizione dei fatti, la metafora surreale, il suo scopo principale. La sua tecnica funziona meno nei romanzi, soprattutto ne La carne di René, opera molto immaginifica, ma scritta con abbondanza di ripetizioni e con stile poco coinvolgente. Piñera riscrive il romanzo giovanile negli ultimi anni della sua vita, forse consapevole di una perfettibilità, anche alla luce dei migliori risultati raggiunti con i romanzi successivi. 
Fine della Prima Puntata
Gordiano Lupi

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