domenica 12 agosto 2012

Il letto o la strada?


di Yoani Sánchez


Gocce di sudore, danza, fianchi in movimento, occhi maliziosi. Siamo di notte, durante una festa avanera, quando la tensione erotica si avverte come una presenza tangibile e corporea. Gli sguardi si incrociano, i gesti concordano un incontro nell’oscurità, le labbra decidono senza parole un intenso scambio di baci che si compierà subito dopo. A Cuba la sessualità sembra uscire dai pori e da ogni angolo di strada, sgorga persino dall’asfalto. I vestiti attillati, i sorrisi maliziosi, le frasi lascive, fanno trapelare una sensualità che colpisce chi visita l’Isola per la prima volta. Pare che in ogni momento sia possibile vedere per strada scene erotiche. Le persone si scambiano battute che alludono continuamente al sesso, mentre nel linguaggio popolare sono decine le parole che indicano i genitali. Chi entra in contatto con la nostra realtà in un primo tempo è spinto a credere che ci siamo lasciati alle spalle ogni tabù sul piacere carnale e che abbiamo superato ogni timidezza.

Tuttavia, dietro questa visibile esplosione di piacere erotico, si nasconde una mentalità pacata quando è il momento di affrontare il rapporto sessuale. La disinvoltura che si manifesta con balli ed espressioni, contrasta con il pudore e il silenzio quando si tratta di spiegare ai figli la sessualità o di affrontare l’argomento in maniera seria. Inoltre questa disinvoltura sensuale si scontra frontalmente contro l’incartapecorita ideologia ufficiale. Il governo cubano ha sempre avuto difficoltà nel destreggiarsi con il carattere lascivo del suo popolo. Il sobrio modello impiantato nel paese avrebbe avuto vita più facile se avesse avuto a che fare con un uomo molto formale e dai costumi morigerati. Ma anche questa caratteristica è stata sfruttata dalla sicurezza di Stato, che indaga le relazioni che nascono nei letti e le trasforma in materiale per compiere estorsioni. Quante volte abbiamo sentito dire: “sembra che dispongano di alcune foto compromettenti, in questo modo riescono a farlo tacere…”. Figure pubbliche, diplomatici, corrispondenti stranieri, dissidenti, generali e funzionari vengono spiati e documentati nell’atto di amare e di lasciarsi amare. Viene realizzato un archivio completo che racconta posizioni, incontri e storie di letto, per essere usato proprio quando si deve togliere di mezzo una persona. Questa pratica è stata usata così tante volte che molti cubani sospettano che durante un orgasmo ci possa essere un occhio che spia dal buco della serratura, una macchina fotografica nascosta nel lampadario sul soffitto o un microfono inserito nel corpo dell’amante.

Questo mix di paranoia ed estasi, è stato molto ben raccontato nel romanzo “La moglie del colonnello” di Carlos Alberto Montaner (1). La storia è ambientata negli anni Ottanta, quando truppe cubane appoggiavano il MPLA durante la guerra di Angola. Il colonnello Arturo Gómez riceve una busta gialla che contiene le prove dell’infedeltà di sua moglie, durante un viaggio da lei compiuto in Italia. A partire da questo momento la vita di entrambi si riduce a una manovra politica nelle mani di ufficiali con ambizioni da detective, rappresentanti di una supposta morale rivoluzionaria che vede nel modo di comportarsi della donna un tradimento della patria. Il fatto intimo perde la sua condizione di cosa privata, il piacere si trasforma in colpa e ogni istante di lussuria dovrà essere espiato. In un sistema totalitario, non è possibile che un individuo custodisca il segreto di un adulterio. Bisogna metterlo sotto la luce dei riflettori, in modo che serva da monito, va indicato al pubblico ludibrio, si deve far sapere che l’occhio del Grande Fratello ha visto la condotta frivola e non la perdona. Se poi chi ha commesso l’infedeltà coniugale è sposata con un militare o con un alto funzionario, lo scherno sarà esemplare. Il letto diventa una trappola che provoca maggiori controlli, le lenzuola si trasformano nelle reti di una caccia politica e l’amore carnale in un peccato controllato da fustigatori ideologici.

Questo è un libro dove si analizza il sesso e il potere. La sua lettura rivelerà al lettore il miraggio della cosiddetta morale rivoluzionaria, la falsità di un atteggiamento da ascetismo militante. Coloro che accusano Nuria di essere un’adultera, valutano la sua carne, si spingono ad ammirarne le parti intime, sperando di scambiare il suo corpo nudo con una sorta di misericordia. In ogni caso “La moglie del colonnello” non è soltanto il racconto di come lo Stato si intrometta nei fatti personali, ma è anche un raffinato romanzo erotico, che esula dalla triste realtà degli anni del sussidio sovietico. Le scene erotiche, molte delle quali ci giungono grazie alle lettere che l’amante italiano scrive a Nuria, sono un mix di spudoratezza moderna e di maestosità perpetua. Forse perché una parte di queste sequenze presenta come scenario la città di Roma, intrisa di storia e ricca di siti archeologici. Nuria sperimenta fuori da Cuba quella libertà di sensi e desideri che sa essere rigidamente controllata nel suo paese. Il professor Valerio Martinelli l’aiuta a riscoprire la donna che si nasconde sotto gli atteggiamenti, le maschere, l’opportunismo e i silenzi. In questo caso la sua liberazione come cittadina comincia dal sesso, sgorga dalla sua vagina. Ma nessuno che viva sotto un totalitarismo può sfuggire al suo controllo. Persino all’estero, Nuria è seguita dalla Sicurezza di Stato. La sua piacevole esperienza di emancipazione carnale si trasformerà in una manovra di polizia per incalzarla. Il letto è la trappola tentatrice nella quale spesso si cade, il premio che porta come conseguenza una dura punizione.

La focosità della protagonista, la sua necessità di esprimersi con l’atto sessuale va messa in relazione con il sesso come via di fuga dalla realtà che tanto si pratica a Cuba. L’assenza di spazi di una vera e propria libertà di espressione e di associazione, porta a esprimersi con gemiti e grida di piacere. Invece di scagliare una pietra, ci sfoghiamo con una fellatio; prima di chiedere i diritti civili, mettiamo la nostra lingua in un’altra bocca… un gesto che mentre lo compiamo non permette neanche di parlare. Accarezzare per protestare, rifugiarsi in un orgasmo per non affrontare le truppe antisommossa… mostrarci appassionati, visto che non possiamo farci vedere liberi. Il letto come via di fuga, verso la quale ci spingono, ma senza rinunciare al controllo e alla possibilità di fermarci.

Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi


Note del traduttore:

(1) “La moglie del colonnello” di Carlos Alberto Montaner, tradotto da Marino Magliani, è pubblicato in Italia da Edizioni Anordest (http://www.edizionianordest.com/), nella collana Célebres Ineditos di narrativa latinoamericana.

Nessun commento:

Posta un commento