sabato 30 giugno 2012

Premio sbronza dell’anno a Gianni Minà


Amarone al posto del Pampero


Oggi mi arriva un comunicato stampa. Credo che sia uno scherzo. Fa caldo. A volte si ragiona male con quaranta gradi all’ombra (senza il lenzuolo, non siamo in un film con la Fenech e Milian). Insomma, ora questo comunicato ve lo riassumo, se no si perde tempo e non ci s’intende: “Domenica 15 luglio, a Illasi, in provincia di Verona, Gianni Minà, - giornalista, scrittore e uomo TV -, verrà premiato con un vino speciale. La giuria scrive: un grande uomo e un grande professionista del giornalismo di ogni tempo. Un comunicatore, un operatore culturale, o, più semplicemente, un artista, tra i pochi in grado di ideare e affermare, in Italia, la televisione e il suo linguaggio. E poi, i suoi reportage e documentari sull’America Latina, in particolare su Cuba, ci hanno fatto vedere con occhi diversi e intrisi di umanità il Sud del Mondo. Le sue storie rimarranno tra le pagine più intense e cariche di passione nel panorama letterario e giornalistico mondiale”.

Sogno o son desto? Chi può aver inanellato una serie di simili corbellerie? Ecco i colpevoli, me li rivela il comunicato, senza vergognarsi nemmeno un pochino. La giuria è composta da Giuseppe e Raffaella Trabucchi, Ascanio Celestini, Marco Paolini, Michela Signori, Gino Strada, Cecilia Strada, Milena Gabanelli, Enrico Faccio e Carlo Petrini. Ma avranno dato il premio a Gianni Minà o alla parodia radiofonica di Fiorello e Baldini? Questo è un dubbio che mi viene scorrendo il comunicato, perché tra i motivi della riscoperta minaesca gli illustri giurati citano la parodia, oltre al suo lavoro di appassionato e curioso professionista. Una sola cosa mi pare curiosa e sarebbe pure da ridere se non fosse talmente triste da far incazzare. In Italia si dà un premio alla disinformazione che da anni Gianni Minà opera su Cuba, suonando la grancassa del regime, sdraiandosi a mo’ di zerbino sulle parole scritte dal Granma (giornale unico e organo del partito comunista), traducendo frase per frase quel che afferma Fidel (e adesso Raúl), diffondendo menzogne e diffamando giovani come Yoani Sánchez e molti dissidenti che sono in galera soltanto per aver espresso le loro opinioni.


A Minà daranno un Amarone speciale delle cantine della famiglia veronese, nella location di Villa Trabucchi. “Un omaggio semplice e simbolico, che vuole incarnare nel proprio sapore la passione e la dedizione con cui Gianni Minà ha contribuito a costruire un’informazione di alto livello nel panorama culturale italiano”. Credevo fosse un premio sbronza dell’anno, visto che lui beve parecchio rum quando va a Cuba, così gli vengono meglio i reportage girati con il placet del regime, adesso proviamo a fargli bere l’Amarone e vediamo di nascosto l’effetto che fa…


Gordiano Lupi

venerdì 29 giugno 2012

Sonia Garro: appunti dal carcere


di Ivan García
da Diario de Cuba - http://www.diariodecuba.com/

Sonia Garro alla macchina per cucire


In una grigia serata del 2010, Sonia Garro mi raccontava il progetto di creare una struttura per i bambini poveri che vivevano nel quartiere Los Quemados, situato nel municipio avanero di Marianao.

Ricordava che mentre stava seduta alla sua macchina da cucire nordamericana anni Cinquanta, le capitava spesso di assistere a incidenti subiti da bambini che giocavano per strada, a causa della negligenza dei genitori. Dal porticato di casa sua, durante la notte, vedeva adolescenti prostituirsi per pochi pesos o in cambio di oggetti di poco valore. In quel periodo, Sonia lavorava in un policlinico come tecnico di laboratorio. In pochi mesi prese una decisione che le avrebbe cambiato la vita. Creò nel suo quartiere un centro indipendente per bambini che provenivano da famiglie povere. Non era necessaria alcuna affiliazione politica. L’idea era che i minori non utilizzassero il tempo libero giocando in maniera pericolosa per strada. Il progetto crebbe. La casa di Sonia contava molti frequentatori, quando i ragazzini superarono le 20 unità, lei pensò di aprire altre succursali nei quartieri marginali di Pogolotti e Palo Cagao. Sonia Garro non avrebbe mai pensato di diventare oggetto delle attenzioni dei servizi speciali della polizia. E invece ai tipi duri dell’intelligence il suo lavoro non piaceva per niente. Fu così che cominciarono a organizzare meeting di ripudio contro di lei nella sua casa situata in Avenida 47, all’incrocio tra 116 e 118. Tutti sappiamo che cosa sono i meeting di ripudio. Veri e propri linciaggi verbali, a base di offese, ma anche bastoni e catene per colpire, un gruppo di combattenti in pensione chiamati a tirare pietre e pomodori.

La figlia di Sonia Garro
Sonia vide fallire il progetto di creare uno spazio dove offrire svago a bambini e adolescenti, ma decise di puntare più in alto. Insieme ad altre donne, come le Dame di Appoggio e le Dame in Bianco, cominciò a uscire per protestare nelle strade del centro cittadino. I motivi erano i più disparati. Ricordare il dissidente Orlando Zapata, ma anche gridare a squarciagola l’esigenza di avere libertà e rispetto dei diritti umani.

Fu la sua scommessa personale. Sono proprio le strade e le attività pubbliche, il gran timore del governo di Raúl Castro, che utilizza tutte le armi del suo arsenale per esercitare il controllo. Sonia è stata bastonata spesso dagli agenti della polizia, fino a quando un giorno gli alti ufficiali della Sicurezza di Stato le hanno fatto sapere che non avrebbero sopportato una sua nuova protesta di piazza. Ed è stato proprio così. Nel marzo scorso, Sonia e il marito Ramón Alejandro Muñoz sono stati arrestati, una settimana prima della visita del Papa, al termine di una spettacolare operazione di polizia condotta da forze antisommossa. Adesso Sonia attende la sentenza nella prigione femminile di massima sicurezza conosciuta come Manto Negro. Potrebbe essere condannata a scontare molti anni di reclusione, perché le accuse governative parlano di “tentato omicidio” e “disordine pubblico”. Sonia non sa perché è accusata di “tentato omicidio”, visto che non ha mai pensato di uccidere nessuno.

I bambini del centro indipendente aperto da Sonia Garro

Sonia Garro ogni tanto mi fa arrivare alcuni appunti dal carcere. In una lettera scritta sopra un pezzo di carta dice: “Da quando sono prigioniera mi è stato negato ogni contatto con mio marito. Le altre donne, che hanno i mariti in carcere, vengono portate al Combinado del Este perché possano vederli. A me hanno detto che non sono nell’elenco”. In un’altra nota mi racconta che il 30 maggio ha subito un incidente mentre era a bordo di una camionetta della prigione. Ha avuto difficoltà a farsi curare.

Yamilé - la sorella di Sonia - ogni settimana le porta alimenti e il necessario per l’igiene personale. Fa lo stesso con il cognato. La Sicurezza di Stato ha fatto in modo che qualcuno irrompesse nella sua modesta abitazione di Marianao per svaligiarla.

Sonia Garro subisce rappresaglie da parte delle autorità e attende una sentenza reclusa in un carcere molto duro, dopo aver lasciato sola una figlia di 15 anni che crescerà senza l’affetto e l’educazione dei genitori. Il messaggio inviato dal Generale Raúl Castro ai dissidenti è chiaro e forte: ci sono limiti che non devono essere superati.

Nessuno sa con certezza quale sia il labile confine che separa il consentito da ciò che il Governo considera un delitto. Neppure Sonia Garro. Lei sa soltanto che è in prigione per aver reclamato i suoi diritti.


Traduzione di Gordiano Lupi

domenica 24 giugno 2012

La situazione è nera


Omar Santana su LIBERO VELENO di oggi.

Le jineteras (1) di La Palma


di Iván García
da Diario de Cuba - http://www.diariodecuba.com/


Fotografia di Franciso Mata Rosas (591PHOTOGRAPHY.COM)

A pochi metri dalla sede municipale del Partito Comunista, la variante più economica della prostituzione ogni giorno comincia la sua attività alla luce del sole.

Prima ancora che scenda la notte, sotto un sole di fuoco che dopo mezzogiorno trasforma la zona centrale di La Palma in un forno crematorio all’aperto, le jineteras a basso prezzo si pavoneggiano con i loro vestiti economici per le strade del municipio Arroyo Naranjo, il più povero dell’Avana, dichiarato zona ad allarme rosso a causa di un alto indice di delitti e di persone incarcerate.

Non sono prostitute di alto livello. Molte sono giovani che fuggono dalla miseria e dalla mancanza di futuro che caratterizza la vita dei piccoli paesi sperduti dell’oriente cubano. Le loro età oscillano tra i 17 e i 40 anni. Ma non meravigliatevi se vedrete fare proposte sessuali esplicite con voce incerta da una bambina di 14 o 15 anni. Ci sono diverse opzioni. La più richiesta è il sesso rapido. Un servizio che può costare tra i 60 e i 120 pesos (2) per mezz’ora, con il cliente che sceglie il luogo dove farlo. Se siamo a corto di denaro, si affitta una stanzetta immonda per 20 pesos. Se il portafoglio lo permette, si opta per una delle tante camere private. Cinque pesos convertibili per tre ore. Stanze confortevoli dotate di aria condizionata, acqua fredda e calda, un frigorifero pieno di birra scura Bucanero, che costa 1.50 cuc (pesos convertibili) a lattina. Sono posti dove servono anche la cena. Un televisore munito di videoregistratore attaccato alla parete consente di seguire filmati musicali ed esplicite pellicole porno. Se ce ne siamo dimenticati, sopra un tavolino c’è una scatola di profilattici fabbricati in Cina. Di solito non servono, perché le esperte jineteras della zona portano sempre nelle borsette diversi pacchetti di preservativi di marche contraffatte.

La Palma è un crocevia di strade affollate di persone che camminano in fretta stringendo nelle mani sacchetti di nailon da riempire con roba da mangiare e cose utili per la casa. Proprio lì nascono e muoiono le lunghe direttrici 10 Ottobre, Managua, Bejucal e Porvenir. Ci sono diverse caffetterie che vendono alimenti in moneta forte e bettole ignobili che spacciano rum contraffatto. Va da sé che non sono posti consigliati per i turisti di passaggio all’Avana.

I clienti abituali di queste jineteras di solito sono i lavoratori dei mercati agricoli e i macellai che guadagnano bene vendendo maiale e carne affumicata. Ci sono anche venditori privati e autisti di auto, che dopo aver guidato dodici ore si distraggono bevendo birra in qualche caffetteria e cercando di prendere al volo una voluttuosa jinetera.

Quando cala la notte, a La Palma si fanno vedere i frequentatori abituali di discoteche e i giocatori di carte e dadi che frequentano le case di appuntamenti (casini) illegali situate nei dintorni. È proprio in certe ore che si intensificano le prestazioni sessuali in cambio di denaro. Se le camere in affitto sono tutte occupate, le jineteras svolgono il loro lavoro in qualche oscuro sottoscala o ai margini di un fiumiciattolo puzzolente che attraversa il quartiere.

I protettori, con discrezione, fanno attenzione alle loro ragazze e procacciano clienti. Ci sono anche jineteras indipendenti. Come Yislén, che dopo essere andata a letto con quattro o cinque tipi senza mai fermarsi, seduta sulle scale di una pasticceria, conta un pugno di banconote sgualcite che conserva tra i seni. È l’ora di tornare a casa, dove l’attende sua figlia di sei anni. “È lei la mia unica protettrice. Per lei mi prostituisco. Desidero che in futuro non abbia lo stesso destino di sua madre”, dice mentre chiede a un taxi di fermarsi.

A pochi metri da La Palma si trova la sede municipale del Partito Comunista. Un cartellone consumato dal tempo mette in evidenza una delle tante frasi lapidarie di Fidel Castro. Ai piedi di quel cartello, approfittando dell’oscurità dell’avenida Porvenir, una jinetera fa sesso orale con un cliente.


Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

Note del traduttore:


(1) La jinetera nel gergo cubano è ormai la prostituta tout-court, ma il significato primordiale di cavallerizza, donna che cavalca la vita, comprendeva solo le accompagnatrici del giro turistico, un sorta di escort per clienti facoltosi. Ivan García racconta la vita delle jineteras dei quartieri popolari, quelle che si prostituiscono per pochi pesos per sfamare i figli. Il tema è affrontato anche nel romando Vita da jinetera di Alejandro Torreguitart Ruiz (Edizioni Il Foglio - http://www.ilfoglioletterario.it/Catalogo_Cubana_Jinetera.htm).

(2) Quando si parla di pesos si intendono i pesos cubani, la moneta con cui vengono pagati gli stipendi che ha un basso potere d’acquisto. Quando si parla di pesos convertibili (cuc) si fa riferimento alla moneta del giro turistico e adesso anche dei lavoratori privati, una sorta di dollaro mascherato. Per avere un peso convertibile servono circa 25 pesos cubani.

sabato 23 giugno 2012

Il Festival Clic all’Avana


Oggi è l’ultimo giorno della manifestazione

Yoani Sánchez

La blogger Yoani Sánchez ha inaugurato insieme a Eliecer Ávila il Festival Clic, all’Avana, tre giorni di dibattiti, mostre e convegni per promuovere l’uso di Internet e per discutere i problemi di Cuba.

“Noi cubani siamo pronti per diventare cittadini del XXI secolo e per poter sfruttare la tecnologia come ogni cittadino del mondo”, ha detto Yoani. Eliecer Ávila ha aggiunto: “Il messaggio per i cubani è che smettano di essere conformisti, ma che osino sfidare il regime usando Internet”. José Luis Antunez ha chiarito: “Il festival non ha scopi politici, ma culturali. Il nostro scopo è quello di promuovere l’uso della tecnologia e al tempo stesso di mettere i cittadini cubani di fronte ai problemi della loro isola”.


Il pubblico presente

Sfidando la pioggia incessante che in questi giorni bagna L’Avana, circa una cinquantina di persone ha assistito all’apertura del Festival, sponsorizzato da un’associazione di blogger spagnoli per sviluppare l’uso delle nuove tecnologie. Certo, il numero dei partecipanti è basso, ma va tenuto conto del fatto che a Cuba l’informazione è nelle mani del regime e che l’iniziativa è stata pubblicizzata solo su Internet (praticamente vietato ai cubani) e con il passaparola. Inoltre serve una buona dose di coraggio per partecipare a un’iniziativa non governativa, rischiando di finire nelle liste di proscrizione del governo con tutto quel che ne consegue.


Il palco

Il Festival Clic ha dedicato uno spazio al tema della produzione musicale e audiovisiva nell’era di internet a Cuba. Luis Orlando Pardo Lazo - blogger, fotografo, scrittore e direttore della rivista Voces, giunta al numero 15 - è stato uno dei protagonisti di questo settore, insieme a Ciro Díaz dei Porno Para Ricardo, David Escalona di Omni Zona Franca. Cubadebate, sito governativo, ha attaccato frontalmente il Festival Clic, definendolo “una riunione di dissidenti al servizio dell’impero”. In realtà i giovani cubani vogliono solo discutere tutti insieme del loro futuro, mettendo in crisi troppe ammuffite certezze e rivendicando nuovi spazi di libertà.


Yoani Sánchez e Eliecer Ávila, la nuova Cuba?

Oggi - 23 giugno 2012 - è l’ultimo giorno della manifestazione.

Radio Martí ha realizzato un servizio con interviste ai due giovani simbolo del movimento blogger: Yoani Sánchez ed Eliecer Ávila: http://www.martinoticias.com/media/video/12217.html.

Gordiano Lupi

Il dibattito politico sull'Isola

di Garrincha

Il dibattito politico sull'Isola

- Verme!

Fidel Castro fa yoga...


Omar Santana in italiano!
La traduzione è mia. Grazie al vignettista cubano de El Nuevo Herald.

giovedì 21 giugno 2012


Omar Santana - fumettista cubano de El Nuevo Herald, adesso in Italia grazie a LIBERO VELENO - ironizza sulle Riflessioni "botaniche" di Fidel.

- E' la sola cosa capace di tranquillizzarlo un po'...

- Gli abbiamo detto che si chiama moringa oleifera.


Gordiano Lupi

Cinque atleti cubani in fuga



Cinque giocatori cubani hanno abbandonato la squadra nazionale di basket per chiedere asilo politico a Porto Rico. L'avvocato Sergio Ramos ha dichiarato a Radio Martí: “Nella giornata di ieri Enrique Ramos, Juan Pablo Piñero, Leonel Batista, Imar Romero e Yusniel Pérez hanno chiesto asilo politico al servizio immigrazione degli Stati Uniti. Stiamo sbrigando le pratiche per accogliere la loro domanda e per garantire agli atleti cubani un futuro in un paese libero”. Il presidente della Federazione Basket di Porto Rico, Carlos Beltrán, ha confermato la notizia che cinque giocatori della squadra cubana, che partecipa al torneo Centrobasket dell'isola, erano scomparsi nella notte. La delegazione cubana era composta da 17 membri (12 giocatori). Nonostante la mancanza di quasi mezza squadra Cuba ha battuto martedì il Nicaragua 80-47.

Gordiano Lupi

mercoledì 20 giugno 2012

Fidel Castro e le Riflessioni bonsai



Le Riflessioni brevi ed ermetiche che Fidel Castro pubblica su Granma e su Cubadebate continuano a suscitare polemiche. L’ex Comandante in capo si sta facendo beffe di chi tenta di interpretare i suoi recenti commenti stile haiku? Sta inviando messaggi seri ma metaforici? È completamente fuori di testa? Una cosa è certa. Il cambiamento di stile è sconvolgente. Siamo passati dai discorsi fiume e dagli articoli logorroici a questi brevi apologhi su temi di varia umanità che non superano le 65 parole. Fidel ha scritto sull’utilità dello yoga, sulle proprietà di alcune piante commestibili, su un leader cinese scomparso e su un leader della Germania Orientale. Le esternazioni di Fidel Castro hanno suscitato stupore, battute sulle condizioni di salute mentale di un uomo che sta per compiere 86 anni (il 13 agosto) e acrobatici sforzi interpretativi da parte dei sostenitori.

“Rispetto tutte le religioni anche se non le condivido. Gli esseri umani cercano una spiegazione alla loro esistenza, dai più ignoranti fino ai più saggi. La scienza cerca costantemente di spiegare le leggi che fanno muovere l’universo. Questo periodo è visto come un momento di espansione che è iniziato 13.700 milioni di anni fa”, ha scritto Fidel in una nota pubblicata martedì 19 giugno sui siti Internet governativi. Un’altra Riflessione tesse le lodi dello yoga e degli effetti benefici sul corpo umano, citando la trasmissione televisiva Pasaje a los Desconocido, presentata dal suo vecchio amico Reinaldo Taladrid, che si occupa di temi delicati come la mancanza di alimenti.

Altre Riflessioni presentano un contenuto molto più difficile da interpretare. Una si riferisce a un vecchio “insulto” che Deng Xiaoping, morto nel 1997, fece a Cuba, un’altra elogia la personalità leale di Erich Honecker, morto nel 1994. Nella Riflessione dedicata a Honecker il vecchio Comandante menziona una persona che “vendette la sua anima al diavolo per pochi sorsi di Vodka”, riferimento che molti hanno colto come diretto a Boris Yeltsin e Michail Gorbachov, ma persino al fratello Raúl, amico dei sovietici e amante della vodka. Castro ha usato un’altra Riflessione per elogiare le proprietà della moringa (gelso), una pianta commestibile che proviene dall’India.

Gli analisti politici cubani non sono concordi quando tentano di spiegare il motivo di questo cambiamento di stile.

Eugenio Yáñez da Miami scrive: “Fidel Castro ha ceduto il potere nel 2006 al fratello minore Raúl. Adesso sta cercando di attirare l’attenzione su di sé per mantenersi al centro dell’interesse internazionale. Invece di scrivere articoli lunghissimi per esporre le sue stupidaggini senili, è passato a uno stile sintetico per dire le solite castronerie, in sintonia con gli articoli di un ignorante come Lázaro Barredo, direttore del Granma”.

Per Marzo Fernández, ex economista del governo che vive a Miami, gli articoli bonsai sono un modo come un altro per far capire alla gente che Fidel è vecchio ma è ancora vivo. “Castro conserva ancora molto potere politico e il suo ruolo è quello di sostenere le nuove misure economiche imposte dal fratello”, dice.

Altri opinionisti cubani, come il blogger Emilio Ichikawa, dicono che gli articoli brevi sono una diretta conseguenza delle sue ridotte capacità psicofisiche, visto che gli ultimi articoli complessi erano un’insieme di citazioni da vecchie fonti.

Varrebbe la pena di fare una battuta. Forse Fidel si sta allenando per cominciare a usare Twitter, dove sono ammessi soltanto frasi di 140 caratteri.


Gordiano Lupi

Mettiamoci a mangiare moringa!


- Come avete visto dalla Riflessione del Comandante dobbiamo metterci a mangiare moringa!


- Com'è raffinato questo nuovo nome!

n.d. t.: La moringa è una specie di gelso che - secondo un articolo di Fidel Castro - sarebbe salutare per la popolazione cubana. Il cubano che ascolta la notizia pensa che sia un nuovo nome più raffinato per la solita m.... che mangiano.

martedì 19 giugno 2012

I dissidenti


- Come sempre stai diffondendo la menzogna che maltrattiamo i dissidenti...

Garrincha, fumettista cubano, adesso anche in Italia su LIBEROVELENO, ogni domenica.

Cuba si apre al capitalismo

Annunci pubblicitari invadono L'Avana


Il capitalismo si fa largo a Cuba ricorrendo alla sua arma più forte: la pubblicità. Per i cubani è una novità assoluta, abituati a leggere sui cartelloni solo propaganda rivoluzionaria, moniti a ricordare un passato eroico, inviti a temere un nemico, sollecitazioni ad amare un leader e a rammentare un guerrigliero. Certo, le grandi catene alberghiere e le multinazionali avevano già cominciato ad appropriarsi di alcuni spazi pubblicitari, soprattutto nelle zone turistiche, ma adesso la novità riguarda anche i piccoli imprenditori privati. Basta aprire l'elenco telefonico cubano - le nostre Pagine Gialle - edito dall'impresa di telecomunicazioni di Stato Etecsa per rendersi conto che esistono spazi promozionali dedicati a ben 500 microimprese private e a cuentapropristas autorizzati dalle riforme di Raul Castro. Altri annunci sono sparsi per L'Avana, ma anche in molte città dell'Isola, per pubblicizzare la presenza di negozi, caffetterie, case in affitto, piccoli ristoranti e altre microattività sempre più diffuse e privatizzate. Il lavoro in proprio a Cuba comincia a espandersi, al punto di aver bisogno della promozione pubblicitaria, una voce di spesa fino a oggi ignota nell'economia dell'ultimo paese comunista d'America. Per contrasto Fidel Castro continua a pubblicare brevissime Riflessioni fuori dal tempo e dalla storia, invitando i cubani a tornare al lavoro dei campi per curare alcune coltivazioni che nel paese caraibico non sono mai state utilizzate come fonte di ricchezza. Gli umoristi si sbizzarriscono, ovviamente fuori dai confini della patria, ironizzando su un vecchio leader che dai discorsi fiume è passato agli articoli su Granma che per la loro brevità ricordano i post di un blog. Passa il tempo e Fidel diventa sintetico, ma il contenuto delle sue esternazioni ricorda le vecchie bufale del passato...


LA VIGNETTA DI GARRINCHA SU FIDEL
E LE SUE RIFLESSIONI MEDICO - BIOLOGICHE




Vecchietta (scettica sulle proprietà benefiche): - Moringa? Ma levati di mezzo!
Fidel: - Stai attenta...

La moringa è una specie di gelso (ndt)


Gordiano Lupi

sabato 16 giugno 2012

Forbidden Voices



Si è messa in testa di avere gli stessi diritti di cui gode un uomo nel suo paese. Ha usato la tecnologia come un megafono per denunciare le leggi che in Iran la rendono indifesa e in posizione subordinata rispetto ai maschi. Farnaz Seifi, blogger e femminista, è andata in esilio in Germania dopo essere stata arrestata e minacciata diverse volte nella terra dove è nata. Ha dovuto cominciare a scrivere sotto pseudonimo di fronte alla crescente coercizione di cui è stata vittima la sua famiglia. Il dramma che vive è millenario, ma lei sa che un giorno quella situazione assurda potrà finire, modificandosi in un istante. Questa piccola speranza l’ha convinta a non rassegnarsi e a entrare a far parte del movimento “Cambiamento per l’uguaglianza (http://we-change.org/english/)”, creato da una ventina di attivisti. Usa la tastiera per fermare le ingiustizie e le reti sociali come percorso di denuncia contro gli oltraggi che tante donne non osano narrare.

Zeng Jinyan, invece, è sostenuta dall’amore. L’affetto che la unisce a Hu Jia il famoso difensore dei diritti umani in Cina. Il suo sposo ha denunciato sistematicamente i maltrattamenti subiti dai malati di AIDS e i danni provocati all’ecosistema in un paese dove un partito unico promuove la sola versione ammissibile della realtà. Zeng ha raccontato grazie a Internet i momenti più difficili dei suoi ultimi anni, la detenzione e la prigione del marito, i lunghi periodi di arresti domiciliari che lei ha dovuto subire insieme al suo bambino e il tenero abbraccio del nuovo incontro quando il compagno è stato liberato. Curiosi paradossi provocati dalla tecnologia: le vietavano di uscire di casa, ma il ciberspazio riduceva la distanza tra lei e i suoi lettori.

Sono stata inserita pure io accanto a queste due donne ammirevoli, in un documentario che analizza l’uso dei nuovi mezzi di comunicazione come arma contro la censura. Con il titolo “Forbidden Voices”, la regista svizzera Barbara Miller ha riunito immagini, interviste e scene domestiche che completano l’essere umano nascosto dietro uno spazio Twitter, una persona virtuale molto più libera di quella reale. Questa è di sicuro la storia di quattro donne, tre di loro desiderose di trovare rispetto e spazio nelle rispettive società, e una quarta, l’autrice della pellicola, che munita di un obiettivo e molta pazienza esprime la sua ribellione grazie a un mezzo visivo.



Traduzione di Gordiano Lupi

giovedì 14 giugno 2012

Un passaporto un salvacondotto


di Yoani Sánchez

da El País
http://blogs.elpais.com/cuba-libre/2012/06/un-pasaporte-un-salvoconducto.html


Ha appena trentadue pagine, una copertina azzurra e lo scudo della repubblica impresso in primo piano. Il passaporto cubano sembra un salvacondotto più che un documento di identità. Grazie a lui possiamo superare la condizione insulare ma il solo fatto di possederlo non ci garantisce di poter prendere un aereo. Viviamo nell’unico paese al mondo dove per ottenere un documento di viaggio bisogna usare una moneta diversa da quella con cui pagano i salari. Il suo costo di “cinquantacinque pesos convertibili” per un lavoratore medio significa mettere da parte l’intero stipendio di tre mesi per poter ottenere un libretto in filigrana composto da fogli numerati. Quello che dovrebbe essere un documento rilasciato perché siamo nati in una determinata nazione, da noi è un privilegio riservato a chi possiede moneta forte, quei biglietti colorati che si possono ottenere solo comportandosi in maniera opposta a quanto afferma la retorica ufficiale.

Tuttavia, all’inizio di questo secolo XXI, non è più tanto insolito incontrare un cubano munito di passaporto, cosa molto rara negli anni Settanta e Ottanta. A quel tempo soltanto pochi eletti potevano esibire una credenziale che consentiva di prendere un aereo e raggiungere un aeroporto straniero. Siamo diventati un popolo immobile e i pochi che uscivano andavano in missione ufficiale o sceglievano la strada dell’esilio definitivo. Superare l’ostacolo del mare era un premio riservato ai fedeli mentre la gran massa dei “non affidabili” non poteva neppure sognare di uscire dall’arcipelago. Negli anni Novanta fortunatamente qualcosa è cambiato. Forse è stato l’arrivo in massa di turisti che ci hanno trasmesso la curiosità per il mondo esterno, o forse è stata la caduta del blocco socialista che ha messo il governo di fronte all’evidenza di non poter più regalare “viaggi premio” ai più leali. Quel che è certo è che in quel periodo si è andato perfezionando il meccanismo per uscire dall’Isola. L’accesso crescente alla moneta convertibile - grazie alle rimesse, al lavoro in proprio o alle attività illegali - ha contribuito a farci esplorare altri orizzonti. Nella maggior parte dei casi questo risultato si ottiene grazie alla solidarietà di un amico o di un parente residente in un altro paese, che finanzia gli alti costi di un viaggio. Se dipendesse solo dalle nostre tasche, saremmo in pochi a poter prendere un volo diretto in qualsiasi parte del mondo. Adesso il permesso di viaggiare non è più una prerogativa riservata agli eletti, anche se il governo ha mantenuto un filtro ideologico per evitare che i non conformi abbiano accesso a un regalo così prezioso. Fino a oggi vengono mantenute forti restrizioni per entrare o uscire dal territorio nazionale. Per noi che viviamo sull’Isola, il catenaccio si chiama “permesso di uscita” e viene concesso dopo aver esperito indagini e valutazioni di tipo politico. Gli emigrati vengono sottoposti a un simile procedimento prima di concedere o negare l’autorizzazione a entrare come turisti nella loro stessa patria. La decisione finale su entrambe le autorizzazioni è affidata a un’istituzione militare che si arroga il diritto di non dare spiegazioni. Per questo negli uffici dove si richiede la cosiddetta tarjeta blanca (carta bianca per l’espatrio, ndt) o nei consolati dove i nostri esiliati devono richiedere il visto d’ingresso, i drammi umani e i comportamenti arbitrari sono all’ordine del giorno. Chi esprime opinioni critiche, appartiene a un gruppo di opposizione o ha osato esercitare il giornalismo indipendente, raramente ottiene un permesso di viaggio. Un altro settore molto controllato riguarda le persone che lavorano nella salute pubblica che devono richiedere una licenza ministeriale per essere autorizzati a uscire. La situazione assume connotazioni drammatiche per certi emigrati che dopo decenni di lontananza dalla loro terra non vengono autorizzati a rientrare per riabbracciare la famiglia e i figli. Alcuni muoiono lontani, senza poter baciare la fronte della madre lasciata in patria e non possono guardare per l’ultima volta la casa dove sono nati. Un partito, un’ideologia al potere, si è attribuito il compito di regolare il nostro flusso migratorio, come se la piattaforma insulare non fosse casa, patria, rifugio, ma carcere, recinto, trincea. Per i fortunati che ottengono il loro permesso di viaggio, la seconda tappa del calvario consiste nel raggiungere un aeroporto e mostrare un passaporto che molti guardano con sospetto. L’alto numero di cubani che ogni mese rimane illegalmente in qualche angolo della terra, ci ha fatto entrare nell’elenco di coloro ai quali viene concesso mal volentieri un visto. Quando i miei compatrioti riescono a prendere la residenza in un altro paese e guadagnano una nuova nazionalità, tirano un sospiro di sollievo, perché sanno di poter contare su un documento d’identità capace di restituire il senso di appartenenza a un determinato luogo. Alcune brevi pagine, un frontespizio foderato in pelle e lo stemma di un’altra nazione, possono fare la differenza. Mentre quel libretto di colore azzurro dove c’è scritto che sono nati a Cuba resta nascosto in un cassetto, in attesa che un giorno sia motivo di orgoglio e non di vergogna.


Traduzione di Gordiano Lupi

martedì 12 giugno 2012

L'ultima scena


Il dissidente Antúnez incarcerato senza motivo




Il dissidente Antúnez è stato arrestato a Placetas, provincia di Villa Clara, alcuni giorni dopo aver parlato in videoconferenza con alcuni senatori statunitensi sulla situazione dei diritti umani a Cuba. I senatori nordamericani Bob Menéndez e Marco Rubio hanno criticato duramente il regime comunista per la detenzione arbitraria del dissidente Jorge Luis García Pérez, Antúnez e hanno chiesto la sua immediata liberazione.

Marco Rubio, esponente repubblicano, ha detto: “L’arresto di Antúnez e le violenze della polizia cubana dimostrano la necessità di valutare le conseguenze negative di una politica troppo blanda della Casa Bianca nei confronti di Cuba. Non è il caso di continuare a facilitare i viaggi e le rimesse degli emigrati, perché sono misure che finanziano un regime liberticida capace solo di reprimere la popolazione”.

Menéndez, del Partito democratico, ha chiesto l’apertura di un’inchiesta in sede di Commissione per i Diritti Umani dell’Onu e del Comitato contro la Tortura, e ha chiesto al Dipartimento di Stato che vengano negati i visti d’ingresso non essenziali ai funzionari del regime cubano.

Barack Obama sta cercando di trovare una via di accordo con Cuba mentre il regime dei Castro continua a reprimere i suoi oppositori e non si sogna neppure di intavolare un serio dibattito sul tema del rispetto dei diritti umani.

Gordiano Lupi

Muore all’Avana il pugile Teófilo Stevenson


Il pugile cubano Teófilo Stevenson è morto lunedì sera all’Avana a causa di un infarto. Stevenson era originario della provincia orientale di Las Tunas, è stato tre volte campione olimpico e ha vinto tre titoli mondiali della sua categoria. Tutti lo chiamavano il Gigante di Central Delicias, piccola località che gli aveva dato i natali il 29 marzo del 1952. “La fedeltà al suo paese ha fatto diventare Stevenson uno degli sportivi più amati dai cubani”, scrive oggi la versione digitale del Granma, organo del Partito Comunista. Teofilo Stevenson si ricorda per il gran rifiuto di affrontare in combattimento Cassius Clay e la volontà di restare dilettante nella sua Cuba, anche se in seguito è diventato amico del pugile statunitense ed è stato la sua guida quando è venuto sull’Isola e ha incontrato Fidel Castro. Stevenson ha vinto 301 incontri su 321 disputati in vent’anni di carriera sul ring, scrive il sito ahora.com. Stevenson si era ritirato nel 1988, aveva cominciato a lavorare per la Federazione Cubana Boxe e faceva parte della Commissione Nazionale di Attenzione agli Atleti Ritirati e in Attività, dell’Istituto Nazionale di Sport, Educazione Fisica e Ricreazione.

Come il vignettista Garrincha immagina l'ultimo KO di Teofilo

Gordiano Lupi

Fidel Castro modifica lo stile delle sue Riflessioni

Vignetta di Omar Santana. Raul Castro corre ai ripari con i turisti spagnoli...

L'Avana, 12 giugno 2012 - L'ex Presidente cubano Fidel Castro sembra aver inaugurato un nuovo stile per le sue Riflessioni, gli articoli che scrive dal 2006, dopo aver lasciato il potere a causa di una grave malattia. Infatti i due ultimi pezzi, pubblicati ieri e oggi, sono molto brevi e presentano un contenuto piuttosto ermetico.

“Comportamenti che non si dimenticano” è il titolo del suo ultimo articolo, divulgato oggi sul sito web governativo Cubadebate, nel quale Fidel Castro elogia Erich Honecker, presidente dell'ex Repubblica Democratica Tedesca (DDR) morto nel 1994.

“Il tedesco più rivoluzionario che ho conosciuto è stato Erich Honecker (…) Mi concesse il privilegio di osservare il suo comportamento quando doveva pagare amaramente il debito contratto da colui che vendette l'anima al diavolo per pochi sorsi di vodka”, scrive Fidel Castro in un breve testo di 65 parole. Conclude affermando che conserva nei confronti dell'ex presidente tedesco "il sentimento più profondo di solidarietà".

Questa Riflessione è stata preceduta domenica da un pezzo ancora più ermetico: "Che cosa sono gli FC?”, pubblicato su Cubadebate ma non nella edizione stampata di Granma, organo ufficiale del Partito Comunista Cubano (PCC), che di solito raccoglie tutti gli articoli del vecchio leader rivoluzionario. Gli “FC” sono un metodo con il quale Fidel Castro, a suo dire, cerca di trasmettere "le modeste conoscenze acquiste durante lunghi anni" e che condiera "utili per i funzionari cubani che hanno la responsabilità di garantire la produzione di alimenti essenziali per la vita del nostro popolo". In questo caso l'articolo è composto da 53 parole, senza contare il titolo.

La brevità di questi testi contrasta con lo stile tradizionale dell'ex presidente cubano, che pronunciava discorsi interminabili quando era al potere e che ha sempre scritto articoli molto lunghi e verbosi, diffusi ampiamente dai media locali, tutti controllati dallo Stato.

Fidel Castro compierà 86 anni ad agosto, si è ritirato dal potere nel 2006 a causa di una grave malattia che l'ha costretto a delegare i compiti di governo al fratello Raúl, che ha assunto definitivamente la presidenza di Cuba nel 2008. Una volta fuori dalla vita pubblica, il vecchio leader rivoluzionario ha cominciato a scrivere articoli, denominati "Riflessioni", di solito dedicati a problemi di carattere internazionale. Negli ultimi anni Fidel ha dedicato molti pezzi a mettere in guardia sul pericolo di una guerra nucleare, al cambiamento climatico e al problema della sicurezza alimentare.


Gordiano Lupi

lunedì 11 giugno 2012

Yoani Sánchez e i giovani avaneros: "Apatici o fanatici"

di Yoani Sánchez
da Penultimod Dias - http://www.penultimosdias.com/2012/06/05/apaticos-o-fanaticos/


Notte di sabato e la calle G, nella parte più centrale della città, è piena zeppa di giovani seduti sul prato o accalcati nelle zone più oscure del parco. Sfoggiano con ostentazione ogni tendenza estetica, esistenziale, musicale e persino di preferenza sessuale. Sono una parte delle tribù urbane che mano a mano hanno invaso un’Avana dove fino a pochi anni fa un uomo che portava un orecchino veniva subito condotto alla più vicina stazione di polizia. Adesso, abbiamo l’impressione, che d’un tratto i cubani vogliano recuperare il tempo perduto, lasciarsi alle spalle decenni di grigiore militante durante i quali vestivano tutti allo stesso modo. Gli adolescenti scelgono di sottolineare un’individualità in netto contrasto con le parole d’ordine politiche che ancora enfatizzano il pronome “noi”, la massa informe del gruppo.

La notte di festa è appena cominciata. L’Avana continua a popolarsi di figure strampalate e simpatiche. Arriva un gruppo di presunti “uomini lupo” che indossa indumenti scuri, mentre all’angolo opposto si salutano diverse ragazze truccate da vampiri. Da alcuni balconi vicini, le persone adulte osservano lo spettacolo e commentano con frasi così ripetitive da diventare noiose: “Questa gioventù è perduta”. Lo dicono perché a loro sembrano grotteschi certi modi di vestire, i tatuaggi con temi aggressivi e il languore di chi sembra uscito da un cartone animato giapponese. Gli adulti criticano soprattutto l’apatia che percepiscono tra i più giovani. Li accusano di vivere al margine della realtà, di perdersi in una nube d’abulia, di essere capaci di passare la notte parlando dell’ultimo gioco di playstation uscito sul mercato o ascoltando la musica di Lady Gaga registrata nel cellulare. Sembrano vivere in un altro luogo, in una dimensione remota, dove le penurie materiali e la prolungata crisi non riescono a distogliere l’attenzione; in una loro cosmogonia che si sono creati per fuggire dal quotidiano.

Tuttavia, se cerco di ricordare i giorni in cui avevo la stessa età di chi oggi pernotta nella calle G, devo considerare che alla mia generazione è toccato in sorte un periodo troppo sobrio e vecchio. Erano i tempi del lavoro volontario durante il fine settimana, delle esercitazioni militari che sembravano infinite e della noiosa televisione ufficiale come unico mezzo di distrazione. A differenza di questi giovani di oggi, per noi uscire con i capelli dipinti di un colore sgargiante ma anche indossare pantaloni jeans poteva essere interpretato come deviazionismo ideologico. Per non parlare di essere sorpresi a sfogliare una rivista con fumetti d’importazione! Ogni tendenza a enfatizzare l’individualità veniva contrastata e sognare con storie fantastiche stile Dracula, Il signore degli Anelli e Momo, poteva essere interpretato come uno squilibrio psichiatrico o come un’attrazione per il capitalismo. Distinguersi era la strada più breve per far trapelare una possibile ostilità al sistema. Evadere dalla realtà poteva significare agire come dissidenti e i primi hippie o rockettari che hanno osato camminare per strada vestiti secondo i loro costumi, sono stati oggetto di insulti e repressione ufficiale. Le camionette della polizia facevano retate nei punti di riunione di queste tribù urbane e l’archetipo dell’antisociale veniva indicato dalla televisione nazionale come una persona che indossava pantaloni molto stretti, aveva capelli in disordine e portava occhiali da sole.

Abbiamo tenuto per così tanto tempo comportamenti uniformi, che quando sono cominciati a venir fuori nuovi modi di vestire, di vivere e di amare, i più vecchi non sono riusciti a capire e si sono opposti con forza. Molti di loro non possono concepire ancora l’esistenza di emo, licantropi, travestiti, punk e guerks, in una società che hanno cercato di costruire partendo da alcuni manuali di marxismo scritti nel secolo XIX. Per i militanti del partito comunista e per i militari, è stato molto difficile accettare la convivenza con questi fenomeni della modernità, con il coraggio dei più giovani, con l’esplosione di accessori decorativi e dei segni praticati sul corpo. Ma ciò che più non piace ai comunisti è la tendenza di questi giovani a essere apolitici, estranei agli umori dell’ideologia, difficili da convocare in occasione di un evento ufficiale.

Per questo, quando vedo questi indolenti ragazzotti contemporanei provo sollievo e allegria. Li preferisco apatici piuttosto che fanatici, dipendenti da un MP3 invece che sul punto di organizzarsi per andare a combattere in trincea. Mi rende felice che sia diventato anacronistico militare nella sola organizzazione giovanile consentita dalla legge o applaudire un leader ottuagenario che grida dal palco. Vendendoli, so che un giorno potranno risvegliarsi dalla loro inerzia, scrollarsi di dosso l’apatia che mostrano adesso. Per loro sarà molto più facile rispetto a noi che abbiamo dovuto mettere da parte il fanatismo e rompere con l’indottrinamento.

Traduzione di Gordiano Lupi

Chamaco, un film sulla prostituzione maschile


L'Avana, 11 giugno 2012 - Chamaco, un film indipendente che affronta il tema della prostituzione maschile a Cuba, sarà proiettato questo mese sui grandi schermi dell'Isola, due anni dopo essere stato girato. La notizia è stata diffusa domenica dal Centro Nacional de Educación Sexual, diretto dalla figlia del presidente cubano Raúl Castro.

“Due anni dopo essere stata girata in maniera indipendente e aver circolato clandestinamente grazie a copie pirata di pessima qualità, Chamaco, di Juan Carlos Cremata, debutterà ufficialmente nei circuiti cinematografici cubani.

Il regista afferma: "La pellicola, ambientata nell'Avana notturna, esplora l'universo gay underground, la prostituzione maschile e la corruzione, conseguenze dell'omofobia dilagante e della crisi economica. Con questo film lotto contro l'omofobia e al tempo stesso voglio dimostrare che è possibile fare cinema fuori dall'ICAIC (Istituto Cubano delle Arti e dell'Industria Cinematografica) e farlo approvare successivamente dall'associazione governativa". Cremata ha detto che il film ha dovuto attendere due anni prima del debutto, non per il tema trattato, ma per problemi produttivi.

"Ritengo importante che ci sia un cinema gay prodotto a Cuba, perchè è bene che si parli e si discuta dei problemi reali. Quando vengono negate le cose evidenti, vengono fuori i traumi e i problemi che ho cercato di mettere in evidenza in Chamaco", ha concluso il regista.

L'omosessualità a Cuba, tradizionalmente stigmatizzata, è stata repressa dopo il trionfo della rivoluzione del 1959, con reclusioni in campi di lavoro negli anni Sessanta ed emarginazione durante il cosiddetto "Quinquennio grigio", durante gli anni Settanta. In un contesto di lenta apertura, il film Fragola e cioccolato (1993) di Tomás Gutiérrez Alea (1928-96), ha contribuito ad aprire un dibattito sul tema, che è andato guadagnando spazio sociale grazie alla costante campagna condotta da Mariela Castro contro l'omofobia e in difesa dei diritti degli omosessuali. Cremata ha sottolineato: "L'importanza della pellicola di Gutiérrez Alea è stata quella di aver trasformato in un dibattito pubblico un problema di cui si parlava facendo attenzione a non farsi scoprire".

Gordiano Lupi

Nella foto: a sinistra il regista Juan Carlos Cremata, a destra l'attore Alfredo Chang, al Festival del cinema di Miami, per il debutto internazionale di Chamaco.

domenica 10 giugno 2012

Yoani Sánchez sfida Mariela Castro


“Non si limiti a offendere ma discuta le sue idee”


Da ben tre settimane Raúl Castro non appare in pubblico. Yoani commenta: “Non ho mai amato un presidente onnipresente come Fidel Castro, ma non mi piace neppure uno che non si fa vedere da giorni e sembra nascondersi per non assumersi il peso delle sue decisioni”. In compenso si fa notare Mariela, la figlia psicologa e sessuologa, direttrice del Cenesex, che viaggia negli Stati Uniti, rilascia dichiarazioni, insulta, trincia giudizi, ma non ammette un libero scambio di idee con le persone oggetto dei suoi attacchi. La blogger Yoani Sánchez ha sfidato - per mezzo del suo spazio Twitter - Mariela Castro a sostenere un pubblico dibattito e le ha chiesto di non nascondersi.

Yoani sostiene di essere stata insultata da Mariela nel corso di una recente intervista rilasciata al network televisivo statunitense CNN. “Vorrei sapere se la figlia del generale Raúl Castro sa argomentare, oltre che insultare”, ha detto. “Ti sfido a sostenere un dialogo civile, a un libero dibattito con scambio di opinioni. Tu sei una psicologa, sai bene cosa intendo! Possiamo incontrarci in una delle nostre case, ma se da te non è possibile, vieni pure a casa mia, sai dove vivo, conosci il mio palazzo costruito in stile jugoslavo”, ha aggiunto.

Yoani ha detto che Mariela l’ha definita “mercenaria”, anche se non è stata mai condannata da nessun tribunale cubano. “È facile attaccare verbalmente per poi andare a nascondersi dietro il padre”, ha concluso. Yoani sta lavorando all’organizzazione del Festival Clic, sul rapporto Internet - cittadinanza cubana, e per questo ha invitato Mariela a partecipare. Il Festival si svolgerà all’Avana a partire dal 21 giugno, con l’obiettivo di rafforzare l’uso e lo sviluppo di internet nella società cubana.

Gordiano Lupi

Marx crocefisso


Garrincha - Martì Noticias. Da oggi anche su LIBERO VELENO, tradotto in italiano da Gordiano Lupi.

Il cardinale Ortega riceve le Damas de Blanco


Omar Santana - El Nuevo Herald. Adesso anche in Italia su LIBERO VELENO.
Le Dame in Bianco incontrano il cardinal Jaime Ortega.

Gordiano Lupi

venerdì 8 giugno 2012

Generación Y, Estado de Sats, EBE organizzano Festival Clic


Vignetta di Garrincha.
"Prima di partire ripassiamo le risposte alle domande di politica che vi farà la stampa di Miami..."

Festival Clic, un evento sul rapporto tra Internet e cittadinanza cubana, si svolgerà all’Avana dal 21 al 23 giugno. Gli ideatori lo presentano come un evento “aperto a tutti, pluralista, senza esclusioni”.

L’Accademia Blogger di Generación Y (http://www.desdecuba.com/generaciony/), il progetto Estado de Sats (http://www.estadodesats.com/) ed EBE (http://evento blog.com), che organizza ogni anno in Spagna un evento considerato il più importante per i social web in lingua spagnola, celebreranno dal 1 al 23 giugno, all’Avana, il Festival Clic (@festivalclic) per discutere su Internet, nuove tecnologie e cittadinanza.

“Le nuove tecnologie digitali e le reti sociali di informazione vanno acquistando sempre più importanza a Cuba”, dicono i responsabili in un post di presentazione (http://festivalclic.com/2012/06/festival-clic-cuba/). “Il nostro festival nasce con la sola intenzione di contribuire all’uso e allo sviluppo di Internet nei diversi ambiti della società cubana”.

“Nonostante le molte limitazioni, ci siamo trasformati in internauti senza Internet, abbiamo imparato a fare molto con poco e a progettare un futuro in cui ogni elemento di modernità farà parte delle nelle nostre vite”, dicono. “Per questo è giunto il momento di parlare di questi fenomeni non secondo il punto di vista degli analisti, ma degli utenti, approfondendo domande e previsioni di chi utilizza certi strumenti e non può concepire la vita senza di loro”, aggiungono.

Ancora una vignetta di Garrincha.
"Prima di entrare a messa, il Cardinale deve farle un test per verificare il suo livello culturale".

Il programma del Festival Clic (http://festivalclic.com/programa/), che si celebrerà ai margini del controllo governativo, comprende incontri, laboratori, discussioni e scambi culturali, che analizzeranno “le interpretazioni delle reti sociali, i nuovi strumenti per realizzare giornalismo civico, il potenziale di Internet come spazio in cui relazionarsi e trasmettere conoscenze tramite il mondo virtuale, l’esercizio civico sul Web e i vantaggi che offre per lo sviluppo professionale”.

“Festival Clic sarà un evento aperto a tutti, pluralista, senza esclusioni. Impareremo divertendoci”, dicono gli organizzatori. “Abbiamo pensato questo evento come una gestione di conoscenze senza requisiti ideologici né tendenze di mercato”.

Festival Clic avrà luogo in Calle 1ra. #4606, esquina 46 y 60, municipio Playa, Ciudad de La Habana. Si comincia alle nove del mattino del 21 giugno, regime permettendo.


Gordiano Lupi

giovedì 7 giugno 2012

Il miele di Fidel





Omar Santana, grande disegnatore satirico cubano, adesso anche in Italia, ogni sabato su LIBERO VELENO, supplemento satirico di Libero.

Gordiano Lupi

Fidel Castro non ha niente su cui riflettere...


- ... e qui non ha niente su cui riflettere.

Il commento della vecchietta cubana è legato alla rubrica Riflessioni che Fidel Castro tiene periodicamente su Granma, il giornale unico nazionale.

Omar Santana da El Nuevo Herald. Adesso anche su Libero Veleno, ogni sabato, tradotto in italiano.

Gordiano Lupi

martedì 5 giugno 2012

Neppure con il lavoro in proprio?


- Neppure con il lavoro in proprio?

Omar Santana su El Nuevo Herald.

No, caro Raul. Il futuro resta nero...

Gordiano Lupi

lunedì 4 giugno 2012

Lorenzo García Vega (1926 - 2012)


La cultura cubana è un po’ più sola



Il primo giugno scorso è morto all’ospedale di Miami lo scrittore cubano Lorenzo García Vega, uno dei rappresentanti del Gruppo Orígenes. Tra le opere di García Vega, tutte inedite in Italia, citiamo: Rostros del reverso, El oficio de perder, Variaciones a como veredicto para sol de otras dudas, Suite para el espera. Nel 1952 ha vinto il Premio Nazionale per la letteratura. Los años de Orígenes è il suo lavoro più importante, un saggio autobiografico dove racconta uno dei momenti principali della letteratura cubana, la nascita di un gruppo attorno alla rivista Orígenes, fondata e diretta dal grande Lezama Lima. Il saggio è stato pubblicato prima in Venezuela (1979) e successivamente a Buenos Aires. Lorenzo García Vega era nato a Matanzas nel 1926, esule da Cuba nei primi anni Sessanta, per vivere a Madrid, New York e infine a Miami.

Pubblico due brevi testi poetici di Lorenzo García Vega, da me tradotti, di taglio ermetico, ispirati allo stile di Rilke e del cubano Piñera. Trovate gli originali in spagnolo su Diario De Cuba (http://www.diariodecuba.com/de-leer/un-poema-con-rilke-y-otro-con-pinera).


Imitando Rilke, di fronte a un uccello morto

Adesso sei morto, uccello orribile. Eri un uccello nero, e in verità non si sa da quale parte prenderti. Mi ripugni (prendo una paletta, un raccoglitore, ti getto nella spazzatura). E con il dito collego - o esamino - una letteraria linea orizzontale del tempo, o rimango a individuare l’irruzione di una lettura fonte di devozione. Certamente, uccello orribile, sono abbastanza letterato, per dedicarti (in mezzo a questo cortile ibrido) un intero tumulo di citazioni, tradotte in maniera imperfetta. Addio.



Si tratta di una rosa?


L’assenza di una rosa. Cominciamo da questo logoro tema.

Cominciamo.



Dopo, prenderemo nota degli avanzi.

Quanti saranno gli avanzi?



No mi importerà, nella mia deplorevole stupidità,

tornare a occuparmi di altre cose. Che ve ne pare?



Virgilio Piñera - lo so da fonte certa teosofica - si

congeda da noi,

passando da un corpo astrale,

a un altro corpo astrale.



Pubblicatemi, allora, in tutti i colori possibili.



Perché, una volta di più, non so proprio dove andare a parare.

(Traduzioni di Gordiano Lupi)

Mariela Castro, la commediante...


di Garrincha (da Radio Martì)

Mariela Castro debutta (con discreto successo) nel campo della commedia.

- Sono una dissidente!

venerdì 1 giugno 2012

Yoani Sánchez ricorre al Ministro degli Interni


“Perché non mi lasciate libera di uscire dal mio paese?”


La blogger cubana Yoani Sánchez ha presentato un ricorso al Ministero degli Interni per chiedere i motivi del rifiuto a compiere viaggi fuori dal suo paese. Il ricorso pretende dal Ministro degli Interni, Abelardo Colomé Ibarra, una spiegazione sulla mancata risposta alla richiesta del 18 novembre dove chiedeva il motivo dei rifiuti. Colomé Ibarra adesso dispone di 60 giorni per rispondere e motivare il “silenzio amministrativo”. Se non lo farà, la blogger potrà citare in giudizio il Ministro per esigere una risposta.

“So già cosa succederà, ma voglio mantenere l’innocenza della speranza”, ha detto Yoani Sánchez, facendo capire che le sue proteste non raggiungeranno alcun obiettivo in un paese dove i tribunali seguono fedelmente la linea del governo.

I cubani che vogliono viaggiare all’estero hanno bisogno di un permesso ufficiale noto come “tarjeta blanca”, che viene regolarmente negato ai dissidenti. Il governo ha respinto diverse richieste della Sánchez per uscire dal paese e ricevere premi, partecipare a conferenze e rispondere ad altri inviti.

Sánchez, autrice del famoso blog Generación Y, pubblicato in Italia da La Stampa (www.lastampa.it/generaciony), ha chiesto diverse volte una spiegazione ma non ha mai ricevuto risposta.

Adesso si rivolge al Ministro, prima di esperire un’azione giudiziaria che la Costituzione consente quando un cittadino non riceve risposta dall’autorità. I tribunali di solito rigettano ogni caso presentato contro il governo, anche se il sistema consente in linea teorica l’azione legale. Tra l’altro Yoani sarà invitata in Italia dal Comune di Torino per ricevere la cittadinanza onoraria. Ma il governo cubano la lascerà uscire? La risposta pare scontata…


Gordiano Lupi