mercoledì 8 febbraio 2012

Fuori servizio

di Yoani Sanchez
da www.lastampa.it/generaciony

Insegna commemorativa all’Avana, in ricordo delle prime conversazioni telefoniche in lingua spagnola che hanno avuto luogo in questa città il 31 ottobre 1877
È fastidioso più di un “cattivo matrimonio”, diceva mia nonna parlando di un enorme telefono nero che si trovava in casa di una vicina. L’apparecchio aveva un cavo molto corto e dopo aver fatto una chiamata mi ritrovavo con il dito indice sporco per colpa della polvere accumulata sulla tastiera. Nonostante tutto attendevo con ansia il grido che annunciava a mia madre una chiamata dal lavoro o da qualche provincia. Correvamo su per le scale e mettevamo l’orecchio all’auricolare per ascoltare ciò che diceva una voce quasi metallica all’altro capo del filo. In quel condominio popolare abitavano più di dieci famiglie e soltanto due possedevano una linea telefonica. Per questo motivo litigare con i proprietari di un apparecchio così importante voleva dire restare isolati e senza la possibilità di comunicare.

Se nel marzo del 2008, Raúl Castro avesse immaginato il ruolo che avrebbe giocato la telefonia mobile nell’incipiente società civile cubana, probabilmente non l’avrebbe mai liberalizzata. Prima di tale data, i cubani dovevano cercare uno straniero che firmasse il contratto per una linea mobile e che permettesse loro di usare il servizio. La bramata scheda SIM poteva essere acquistata solo da chi aveva affittato una camera in hotel e noleggiato un’auto, quindi, quindi da persone che non erano nate su questa Isola. Per fortuna, questo apartheid è terminato quattro anni fa e da quel giorno oltre 1,2 milioni di utenti possono usufruire dei servizi prepagati di Cubacel. Tale cifra non deve rallegrarci, perché siamo ancora molto indietro rispetto al resto delle nazioni latinoamericane.

Nonostante le limitazioni che comporta il suo alto costo, la bassa copertura in molte zone del paese e la sospensione temporanea del servizio nei confronti di utenti scomodi, la telefonia mobile ha finito per cambiarci la vita. In questo periodo, la possibilità di inviare e ricevere messaggi di testo ha potenziato il contatto tra cittadini, lo scambio di notizie e la preziosa possibilità di pubblicare su Twitter senza avere accesso a Internet. Alcuni giorni fa, è entrata in vigore una tariffa scontata del 44% per gli sms nazionali, anche se siamo lontani anni luce dai prezzi in vigore nel resto del mondo. Se l’obiettivo dell’unica impresa telefonica del paese è quello di attirare più clientela per ottenere maggiori benefici, dovrà accettare anche l’effetto collaterale di un’inevitabile liberazione informativa e comunicativa. Cubacel calcola i benefici economici, ma è incapace di comprendere - nel suo effettivo potenziale - i potenti strumenti sociali che adesso portiamo nelle nostre tasche.

Traduzione di Gordiano Lupi

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