sabato 28 gennaio 2012

Per l'anniversario della nascita di José Martí

Il 28 gennaio 1853 nasceva José Martí. Lo voglio ricordare - ben oltre le stupiede ideologie - con un stupenda poesia che traduco da La Edad de Oro.

Le scarpette rosa
di José Martí


Alla signorina Marie

Il sole è buono, il mare è di spuma
e rena fina, e Pilar
vuole uscire a sfoggiare
il suo cappellino di piuma.

“Vai bimba divina!”
Dice il padre e le dà un bacio:
“Vai mio uccellino prigioniero
a prendermi la rena fina”.

“Io vado con la mia bimba bella”,
disse la madre buona:
“Non ti sporcare nella sabbia
le scarpette rosa!”

Andarono entrambe al giardino
lungo la strada alberata:
la madre colse un garofano
e Pilar colse un gelsomino.

Lei se ne va con quel serve,
con cerchio, secchio e paletta:
il secchio è color violetta,
il cerchio è color del fuoco.

Vengono a vederla passare,
nessuno vuol vederla andare:
la madre si mette a ridere,
e un vecchio si mette a piangere.

L’aria fresca spettina
Pilar, che viene e va
molto orgogliosa: “Dimmi, mamma!
Tu sai cos’è una regina?”

E siccome tornano di notte
dalla riva del mare,
per Pilar e per sua madre,
il padre manda una carrozza.

La spiaggia è molto bella:
tutti sono sulla spiaggia:
porta occhiali la governante
della francese Florinda.

C’è Alberto, il militare
che è uscito in processione
con tricorno e con bastone,
gettando una scialuppa in mare.

E che cattiva, Magdalena
con tanti nastri e fiocchi,
la bambola senza braccia
sotterra nella rena!

Conversando là sulle sedie,
sedute con i signori,
le signore, come fiori,
sotto gli ombrelloni.

Ma è con questi modi
così seri, molto triste il mare:
Le cose allegre sono là, dietro l’angolo
sulla spiaggia di tutti!

Dicono che risuonano le onde
più forte là sulla spiaggia,
e che la rena è più bianca
dove ci sono le bimbe sole.

Pilar corre da sua madre:
“Mamma, sarò buona:
lasciami andare da sola alla rena:
là, dove tu mi puoi vedere!”

“Questa bimba capricciosa!
Non c’è sera che non mi molesti:
vai, però non ti bagnare
le scarpine rosa.”

Le arriva ai piedi la spuma:
gridano allegre entrambe:
e se ne va, dicendo addio,
quella col cappello di piuma.

Se ne va là, dove, molto lontano!
le acque sono più salubri,
dove si siedono i poveri,
dove si siedono i vecchi!

Se n’andò la bimba a giocare,
la spuma bianca calò,
e passò il tempo, e passò
un’aquila sul mare.

E quando il sole si metteva
dietro un monte dorato,
un cappellino silenzioso
sulla rena veniva.

Fatica molto, fatica
per andare: ma che cos’ha
Pilar che cammina così, che viene
con la testolina abbassata?

Sa bene la madre bella
perché le pesa il cammino:
“E le scarpe, Pilar,
le scarpine rosa?

Ah, pazza! Dove saranno?
Dove, Pilar?” - “Signora”,
dice una donna che piange:
“Sono con me: qui sono!

Io ho una bimba malata
che piange in una stanza oscura
e la porto all’aria pura
per vedere il sole, e che dorma.

Questa notte sognò, sognò
il cielo, e udì un canto:
mi fece paura, mi spaventò,
così la portai e si addormentò.

Con le sue due braccia minute
sembrava volesse abbracciare;
e io guardavo, guardavo
i suoi piedini nudi.

Mi arrivò al corpo la spuma.
Alzai gli occhi, e vidi
questa bimba davanti a me
con il suo cappello di piuma.”

“Sembra un ritratto
La tua bimba!” disse: “È di cera?
Vuole giocare? Se potesse!
E perché è senza scarpe?

Guarda: la mano le stringe,
e ha i piedi tanto freddi!
Oh, prendi, prendi le mie:
io ne ho molte altre a casa!”

“Non so bene, signora bella,
cosa successe dopo:
vidi a mia figlia nei piedi
le scarpine rosa!”

Si videro tirare fuori i fazzoletti
a una russa e a un’inglese;
la governante della francese
si tolse gli occhiali.

Aprì la madre le braccia:
si gettò Pilar nel suo petto,
e tirò fuori il vestito disfatto,
senza vezzi e senza fiocchi.

Tutto vuole sapere
sulla malata la signora:
non vuol sapere che piange
di povertà una donna!

“Sì, Pilar, dalle tutto!
Il tuo scialle! Il tuo anello!”
E lei le dette la sua borsa
le dette il garofano, le dette un bacio.

Tornano zitte di notte
alla loro casa dal giardino:
e Pilar se ne sta sul cuscino
nel lato destro della carrozza.

E dice una farfalla
che vide dal suo roseto
conservate in un cristallo
la scarpine rosa.

Traduzione di Gordiano Lupi

Josè Martì (1853 – 1895), considerato l’eroe dell’indipendenza cubana, morì combattendo contro i colonizzatori spagnoli. Fu poeta di radice whitmaniana, anticipatore della poetica modernista (di lui si ricordano soprattutto i Versos Sencillos del 1891, dai quali venne estrapolato il testo canzone Guantanamera). Non fu solo poeta, ma anche narratore per l’infanzia (fondò la celebre rivista La Edad de Oro), saggista, uomo politico e romanziere. Tutta l’educazione della gioventù cubana passa attraverso l’insegnamento capillare della sua opera.

1 commento:

  1. Grande e delicato poeta Josè Martì, eppure così forte e determinato, senza paura e pieno di forza per lottare per la Sua Cuba. Un vero Rivoluzionario, un "Apostolo" così come viene considerato in Patria e nel mondo. Povero sognatore; cosa direbbe oggi a tutti quelli che, portandolo come esempio imperituro, usurpando il suo nome di artista e patriota, hanno tradito tutti i suoi figli e tutta la sua poesia, fatta di amore e principi civili. Buon compleanno Josè Juliàn. Ho pregato sulla tua tomba e tornerò a salutarti in una Cuba nuova e libera.

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