giovedì 26 gennaio 2012

Intervista alla vedova di Wilman Mendoza

http://www.youtube.com/watch?v=cj9noE2KyUQ&feature=youtu.be

Chi sta mentendo?

Il post di oggi è una video - inchiesta, che cerca di stabilire la verità sulla morte del dissidente Wilman Villar Mendoza, attraverso testimonianze raccolte nei giorni 23 e 24 gennaio a Contramaestre e Palmerito. Il servizio è stato realizzato da Yoani Sánxchez, Reinaldo Escobar (intervistatore) e Claudio Fuentes.

Prima di tutto viene ricostruita la cronologia degli eventi:

12/7/2011 incidente domestico con arresto a piede libero di Wilman

14/11/2011 arresto definitivo dopo dimostrazione con i dissidenti

24/11/2011 inizia lo sciopero della fame

25/12/2011 sospende lo sciopero della fame

29/12/2011 riprende lo sciopero della fame

13/1/12 Wilman è ricoverato in ospedale in condizioni disperate

19/1/2012 Wilman muore.

La vedova Maritza Pelegrino Cabrales, Dama de Blanco, afferma: “Wilman era un uomo buono che lottava per le sue idee, se aveva qualcosa per sé lo condivideva con gli altri; di mestiere faceva il falegname ma si ingegnava anche a riparare scarpe per guadagnare qualche soldo. L’incidente domestico accaduto il 14 luglio 2011 è stato provocato dal fatto che mio marito aveva bevuto qualche bicchierino di troppo ed era tornato a casa nervoso, aveva alzato la voce con mia madre che si era spaventata e aveva chiamato la polizia. Non è accaduto altro. Non è vero che sono stata picchiata. La polizia mi ha costretta ad andare all’ospedale a fare un certificato medico, mentre io non avevo niente, solo un taglietto al labbro che mi ero procurata da sola. In compenso loro hanno picchiato mio marito e gli hanno spruzzato il peperoncino negli occhi. Soltanto dopo le percosse, mio marito ha resistito all’arresto”.

José Daniel Ferrér, coordinatore della Unión Patriotica de Cuba, il movimento al quale Wilman si era iscritto dice: “Era un uomo ribelle e contrario al sistema che aveva avuto problemi con il CDR e con la sicurezza di Stato per le sue idee, ma si è avvicinato al nostro gruppo soltanto negli ultimi tempi. Ha partecipato a una dimostrazione pubblica in favore dei diritti umani il 14 novembre 2011 ed è stato arrestato perché aveva quel precedente con la polizia che è servito da pretesto per condannarlo come delinquente comune. Per questo motivo il 24 novembre, dopo la sentenza ingiusta, Wilman è sceso in sciopero della fame”.

La vedova aggiunge: “Se Wilman non avesse partecipato alle proteste dei dissidenti avvenute a Contamaestre non lo avrebbero mai arrestato, perché la faccenda dell’incidente domestico era una cosa passata. Ma è servita come precedente, per intimidirlo, così come a me giungono minacce dal capo della polizia perché faccio parte delle Damas de Blanco e lotto per la libertà dei prigionieri politici. Mio marito sapeva che era stato condannato ingiustamente. Per questo mi diceva sempre: uscirò di qui, in un modo o nell’altro, o libero o morto. Ha sospeso lo sciopero della fame il 25 dicembre 2011, perché gli avevano promesso la libertà, ma erano menzogne, così il 29 dicembre ha ripreso lo sciopero con maggior vigore.”

José Daniel Ferrér aggiunge: “Wilman non ha mai avuto assistenza medica adeguata. I carcerieri dicevano che se il prigioniero non voleva mangiare era un problema che non li riguardava. Il medico della prigione affermava che stava bene e che non aveva bisogno di cure specifiche. Wilman veniva tenuto in cella di rigore (un locale di metro per due), nudo, al freddo, senza acqua, viveva in pessime condizioni igieniche, tra scarafaggi, zanzare e sporcizia. Sono stati i suoi carcerieri a ucciderlo e a provocargli una malattia polmonare”.

La moglie conferma: “Ho vissuto otto anni con Wilman e ha sempre goduto di ottima salute. I problemi polmonari gli sono venuti in carcere. Il 13 gennaio 2012 l’hanno portato in ospedale, ma era troppo tardi e solo un miracolo avrebbe potuto salvarlo. I maltrattamenti sono responsabili della sua morte. L’ha ucciso la prigione. I suoi aguzzini l’hanno lasciato morire. Quando il 19 gennaio è morto, l’ospedale era presidiato dalla polizia e io non potevo parlare con nessuno, né con le Damas de Blanco, né con i miei familiari. Ho cominciato a gridare: Assassini! Me l’avete ammazzato! Ho passato momenti molto duri. Ho visto arrestare alcuni dissidenti. La nota ufficiale pubblicata dal Granma dice un sacco di menzogne, il governo e la polizia politica stanno mentendo per pulirsi le mani da un grave delitto”.

José Daniel Ferrér conclude: “La versione ufficiale è totalmente falsa. Mentono quando dicono che non mentono. La polizia politica e il regime hanno ucciso Wilman Mendoza”.

Il reportage è corredato da immagini che illustrano la posizione governativa, da ritagli del quotidiano Granma con il grande spazio che (in maniera sospetta) viene dato alla vicenda, commentata persino da Fidel Castro, dai certificati medici estorti alla moglie di Wilmar e da immagini di repertorio delle proteste di Contamaestre.

Gordiano Lupi

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