giovedì 10 novembre 2011

Prove di tolleranza

di Yoani Sanchez
da www.lastampa.it/generaciony


Alcuni anni fa avevo l’abitudine di usare un intercalare che mettevo all’interno di ogni frase. Un ripetitivo: “Mi comprendi?” che infastidiva persino i miei amici più comprensivi. Lo dicevo nei momenti meno opportuni, ma un bel giorno una persona mi ha dato una lezione: “Perché pensi che non ti comprenda? Non sarai tu quella che non sa spiegare?”. Il linguaggio può lasciarci senza vestiti in balia delle intemperie; le parole rivelano ciò che nascondiamo sotto lo smalto del buon umore. Le reti sociali sono diventate una passerella privilegiata dove ci mettiamo a nudo davanti agli sguardi curiosi dei lettori, degli amici e di una sterminata legione di critici. Ogni monosillabo che scriviamo su questi social network che raccolgono opinioni, mostra ciò che siamo.

Ricordo che al debutto su Twitter la mia voce era più impacciata, meno consapevole del pluralismo di opinioni che frequenta un simile spazio. Da agosto 2008, quando ho aperto il mio spazio in quel servizio di microblogging, ogni messaggio di 140 caratteri che ho pubblicato mi ha fatto diventare una persona più tollerante e rispettosa. Per questo motivo sono rimasta molto sorpresa dalla replica di Mariela Castro alla domanda che le ho rivolto con un tweet: “Quando noi cubani potremo uscire dagli altri armadi e sentirci liberi in ogni frangente della nostra vita?”.

Ha risposto con un attacco personale che mi ha lasciato senza parole. Non mi aspettavo una mano tesa e pronta al dialogo, questo è chiaro, ma neppure tanta arroganza. So bene di dover studiare, proprio come lei mi ha suggerito, lo continuerò a fare fino a quando i miei occhi non saranno capaci di distinguere le parole scritte sui libri e le mie dita reumatiche non potranno scrivere sopra una tastiera. A parte questo, riesco già a capire che eludere una domanda aggredendo l’interlocutore per dire che non ha studiato abbastanza è un atto di superbia. Vista la reazione, come sarebbe stato trattato un contadino diplomato alla scuola elementare che avesse provato a rivolgere domande alla direttrice del Centro Nazionale di Educazione Sessuale?

Ritengo che l’aggressione verbale sia un’abitudine curabile, proprio come il mio vecchio e fastidioso intercalare di cui mi sono liberata. Si allena il tono, si acquista tolleranza e l’udito si abitua ad ascoltare gli altri. Twitter è una magnifica terapia per apprendere. Penso che con il passare dei giorni, mentre Mariela Castro continuerà a pubblicare, capirà meglio le regole del dialogo democratico, senza gerarchie, dove nessuno pretende di impartire lezioni agli altri. Quando arriverà questo momento, la attendo per conversare, prendere un caffè e per “studiare” insieme - perché no? - il lungo e difficile percorso che abbiamo davanti.

Traduzione di Gordiano Lupi

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