venerdì 30 settembre 2011

Muore Adria Santana


Adria Santana (1948 - 2011), grande attrice drammatica cubana è scomparsa all'età di 62 anni dopo aver combattuto una lunga battaglia contro il cancro. Si ricorda per intense interpretazioni teatrali: La discreta enamorada di Lope de Vega, Ni un sí ni un no, Las penas saben nadar, sempre diretta da Abelardo Estorino. Al cinema la ricordiamo in Polvo Rojo (Jesús Díaz, 1982), Jíbaro (Daniel Díaz Torres, 1984) e Isla Negra (Cecilia Bartolomeo, 1995). La sua ultima apparizione sul grande schermo è stata in Casa Vieja (2010), di Lester Hamlet, premiato come la pellicola più popolare del XXXII Festival Internacional del Nuevo Cine de La Habana. Adria Santana aveva detto pochi mesi prima di morire: "Vivo nel paese che mi è stato dato in sorte e lo amo molto, ma penso che una persona possa amare il suo paese anche senza essere rivoluzionario". Lascia il marito, il musicista Pablo Menéndez - con cui era sposata dal 1969-, e il figlio di entrambi, il musicista Osamu Menéndez, e due nipoti. I suoi resti saranno cremati. 


Gordiano Lupi

Castro torna a scrivere Riflessioni


Garrincha - su El Nuevo Herald del 30 settembre 2011 - ironizza con salace irriverenza sul ritorno di Fidel Castro a scrivere la rubrica Riflessioni, pubblicata dal Granma, il quotidiano del Partito Comunista Cubano.

Voces e lo zucchero... come cambia Cuba!

PRESENTAZIONE DELLA RIVISTA INDIPENDENTE VOCES NUMERO 10


Il decimo numero della rivista indipendente Voces sarà presentato oggi - venerdì 30 settembre - in casa di Yoani Sánchez. La pubblicazione vede la collaborazione di intellettuali e artisti cubani, che sotto forma di racconti, recensioni, articoli, poesie e pezzi giornalistici, realizzano un quadro interessante della situazione politica e culturale nazionale. Orlando Luis Pardo Lazo, scrittore e fotografo-blogger, comunica che la rivista è scaricabile al sito www.vocescubanas.com. Per i cubani privi di Internet basta chiedere a Orlando o a Yoani, che troveranno il modo di farla avere, perchè la posta elettronica nazionale non permette l'invio di file in formato pdf.

CHIUDE IL MINISTERO DELLO ZUCCHERO



Una notizia che in altri tempi sarebbe stata sconvolgente è la chiusura del Ministero dello Zucchero, decretata da Raul Castro, visto che il vecchio oro cubano non ha più l'importanza del passato. Adesso non è più vero che "senza zucchero non esiste il paese", perchè il turismo è la prima risorsa nazionale. Molte vecchie centrali per la produzione dello zucchero sono diventate alberghi per stranieri, mentre Cuba ha quasi rinunciato a incentivare un'industria legata alla raffinazione dei prodotti della canna. Si va da un eccesso altro: dalla monocultura della canna da zucchero, a una situazione di quasi abbandono di una risorsa importante. Allo stato attuale sono soltanto 56 le centrali ancora attive e la produzione di zucchero si è attestata attorno a un milione di tonnellate (contro le 8 del passato). I dati di produzione riportano alla fine del 1800, quando Cuba era ancora una colonia spagnola.

Gordiano Lupi

giovedì 29 settembre 2011

La marcia delle Dame in Bianco

Miramar, 25 settembre

Dal Blog Fotos de Cuba:
http://fotoscubahoy.blogspot.com/2011/09/grupo-damas-de-blanco-marcharon-este.html

Cuba autorizza la compravendita di auto


Il Governo di Cuba ha autorizzato la compravendita di auto, proibita per mezzo secolo, una delle misure più attese tra le riforme annunciate dal Presidente Raúl Castro. L’edizione digitale della Gazzetta Ufficiale (www.gacetaoficial.cu) fissa una serie di regole per dare inizio al “trasferimento di proprietà dei veicoli tramite compravendita o donazione”, tra cubani che vivono sull’isola e stranieri residenti in maniera permanente o temporanea.

Il Governo permetterà di comprare auto nuove a cubani che svolgono mansioni assegnate dallo Stato e nel suo interesse, previa autorizzazione del ministero dei Trasporti, concessa al massimo una volta ogni 5 anni. Gli stranieri stabilmente residenti o che sono a Cuba per un periodo temporaneo non potranno comprare più di due auto durante la permanenza sull’isola. Fino a oggi i cubani potevano comprare e vendere solo i modelli precedenti al trionfo della Rivoluzione del 1959, quasi tutti di fabbricazione statunitense, meglio noti come almendrones. Decine di migliaia di professionisti, che hanno comprato auto sovietiche prima del 1990, grazie al loro lavoro, potranno venderle a cubani o stranieri residente. Si potranno vendere anche auto moderne, che negli ultimi anni artisti, sportivi e medici in missione hanno comprato e importato a Cuba. Sarà ammesso avere più di un auto a persona, ma non più di due.

I cubani che emigrano - 38.000 all’anno, secondo una stima approssimativa - potranno vendere le loro auto o trasferire la proprietà ai familiari prima di abbandonare il paese.

La nuova disposizione è entrata in vigore da mercoledì 28 settembre ed è compresa in un piano di 300 riforme, volute da Raúl Castro e approvate ad aprile dal Sesto Congresso del Partito Comunista Cubano.

Vignetta di Omar Santana (El Nuevo Herald):

- Cavallo: Adesso non è più proibito vendere auto... Vediamo se smetterete di sfruttarmi!

- Cubani: Adesso la cosa proibitiva è comprarle.

- Cavallo: Bestie!


Gordiano Lupi

mercoledì 28 settembre 2011

Nuove normativa per i lavoratori indipendenti

Il lavoro privato riceverà nuovo impulso


Il lavoro privato comincia a diventare realtà. Sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale, in edizione straordinaria disponibile su Internet, le imposte da pagare, le norme sanitarie da rispettare e altri aggiornamenti in tema di lavoro delle piccole imprese indipendenti, finalmente autorizzate a operare dopo decenni di governo comunista.

Il pacchetto di nuove disposizioni riguarda le condizioni per l’esercizio di questo tipo di lavoro per decenni stigmatizzato e adesso stimolato dalle autorità. Sono molte le questioni regolate, come l’inclusione di tre nuove categorie lavorative e la possibilità di affittare spazi ai lavoratori privati. Il governo ha studiato un regime semplificato per pagare le imposte riservati ai cuentapropistas, che prevede una quota unica mensile e non richiede dichiarazioni giurate sui guadagni. Vengono diminuite le imposte mensili da versare, in media del 30%, soprattutto nel settore degli affitti di camere per i turisti. Le disposizioni seguono la logica inedita di “facilitare l’esercizio del lavoro privato”.

Le attività autorizzate adesso sono 181, da produttori di generi alimentari, a giardinieri, passando per affittacamere, ristoratori (gestori delle cosiddette paladares, divenute veri e propri ristoranti, e piccole caffetterie), manicure, parrucchieri e persino tassisti.

Siamo in attesa di un nuovo e più ampio accesso al credito bancario per i lavoratori indipendenti, ma anche della nascita di un mercato all’ingrosso per gli approvvigionamenti alimentari. Altro tema da stabilire con apposita normativa sarà quello delle cooperative, che potrebbero dare nuovo impulso all’economia privata.

Gordiano Lupi

martedì 27 settembre 2011

Un regista italiano racconta la vera Cuba

Il regista Pierantonio Maria Micciarelli mi manda queste riflssioni scritte durante un viaggio a Miami, dove si trova per promuovere il suo film SOY LA OTRA CUBA (bellissimo e da me recensito) che in Italia non ha trovato produttori. In compenso Minà è andato a Venezia. Racconta un'amara verità, ma d'altra parte uno scrittore che amo affermava: "Chi ha detto che si nasce per essere felici?".

Gordiano Lupi

Soy la otra Cuba
di P.M. Micciarelli


Dopo tre anni di studi approfonditi, ricerche e contatti in loco con Cubani della Società Civile, sono arrivato sull'isola con due compagni di viaggio, Luca Acerno e Leopoldo Caggiano, per girare un documentario che avevo in mente da tempo. Ho raccontato il dolore e la repressione dei membri della dissidenza, i pestaggi delle "Damas de Blanco" che chiedono la libertà per tutti i prigionieri politici, i sogni di ragazzi e adolescenti che non possono accedere a internet e alla verità di un mondo che non hanno mai conosciuto e che viene tenuto sotto chiave da carcerieri marci e stanchi, pigri, ma ancora feroci.

E' la storia di un uomo che ripercorre il sentiero della Rivoluzione cinquant'anni dopo, scalando la Sierra Maestra, cucinando per i Cubani, incontrando veterani e condividendo con loro il proprio genuino, cordiale e appassionato amore per la Rivoluzione. Giunge all'Avana, dove ascoltera' le parole dell'altra Cuba, quella che da cinquantadue anni vive, non piu' il sogno promesso dal Comandante, ma l'incubo di una nazione frustrata e soffocata da una gerontocrazia avida e senza scrupoli, coinvolta nel narcotraffico sudamericano, rea di aver dilapidato le ricchezze di un'Isola fertile a causa della propria incompetenza, colpevole di aver fucilato quasi ottomila persone, non durante le battaglie, ma dopo la conquista della Vittoria.

E' per i Cubani che continuano a combattere che ho fatto questo film. E' per me stesso che ho fatto questo film, per dimostrare che ci sono dei casi nella vita in cui e' meglio saper cambiare idea, piuttosto che venerare, senza porsi alcuna domanda, la faccia sulla T-shirt o l'ideologia di bugiardi senza onore che hanno turlupinato, umiliato e derubato per mezzo secolo il proprio popolo. Spesso con la complicita' di intellettuali di tutto il mondo, a volte ignari, ma più spesso superficiali e opportunisti. Si continua a dare la colpa dei mali di Cuba all'embargo americano e ad altri mostri, non considerando che a Cuba chi ha i soldi puo' avere TUTTO. Da molto tempo e da ogni parte del globo; mentre chi non ha niente continua a non avere niente.

Sono stato seguito, minacciato. Sono stato coinvolto con altre tre persone in un grave incidente automobilistico provocato di proposito. Per fortuna, oltre ad uscirne illesi, il tutto è stato filmato. Ho sofferto per il tradimento di un sogno che apparteneva a molti, non solo ai Cubani. Sono tornato a Casa vivo e con il materiale ed ho trovato due partners intelligenti e propositivi, Luca Lucini e Raffaello Pianigiani della Maremosso, i quali sono diventati co-produttori, e produttori associati come BRW Filmland, La Casa film e Officine Ubu, quest'ultimo anche distributore in Italia. Un giovane musicista garbato e pieno di talento, Fabrizio Campanelli, ha composto la colonna sonora originale e Maurizio Argentieri, fonico rinomato, ha creato il sound design. Fabio Rocchi si è occupato della color-correction e Valentina Moiraghi del montaggio. Grazie a tutti loro, il mio viaggio è diventato una storia compiuta.

SOY LA OTRA CUBA, Sono l'altra Cuba, è il titolo di questo film che è stato presentato a tutti i maggiori festival italiani ed europei e da tutti è stato rifiutato senza nemmeno due righe di motivazione, se non che "Siamo spiacenti ma il suo film non è stato selezionato"... Cannes, Berlino, il Festival di Roma...

Per fortuna a Venezia hanno proiettato 270' del solito documentario di propaganda Castro-fascista che l'affezionato vassallo, Dr. Gianni Minà, continua a fare e rifare da trent'anni, con l'unica differenza che adesso, invece di mostrare la sola scuola decente, il solo ospedale che funziona (per Maradona e l'altro fascista Chavez e non per i Cubani che continuano a fare la coda per mesi per avere un letto in uno scantinato, pagando con danaro, cibo e saponette) e i pionieri che sventolano annoiati le bandierine rosse e nere della "REVOLUCION", ha parlato della "SUA" Cuba nell'...Era Obama.

Ha addirittura ammesso candidamente di aver viaggiato all'interno dell'isola... Non vedo altri modi per conoscere un luogo se non viaggiare al suo interno; certo, l'ha detto perchè non lo aveva mai fatto prima. Giustamente Venezia non ha nemmeno preso in considerazione un eventuale contraddittorio accettando anche il mio film. D'altra parte qui non si parla di cinema, ma della verità ovvia. Gli amici di Gianni Minà e gli organizzatori del festival se mai andassero a Cuba, rimarrebbero chiusi nel recinto degli Hotel "All inclusive" come fanno tutti quelli che, quando ritornano dalla "Perla del Caribe", si dicono soddisfatti, ancora con il braccialetto colorato al polso.

Forse perchè non hanno visto l'orrore, la disperazione e le ingiustizie che ho visto io, stupido, che non ho saputo scegliere il giusto Tour Operator... Starò più attento la prossima volta. Mi farò consigliare da chi accompagna il Dr. Minà nei suoi viaggi nell'isola, che lo va a prendere sull'aereo e gli evita persino il controllo del passaporto. Dovrà certo fare grandi cose per meritare questo trattamento...

Soy La Otra Cuba è stato accolto con affetto e riconoscenza a Cuba, dove è arrivato clandestinamente, e a Miami dove in meno di una settimana è già diventato un caso. E non solo presso la comunità cubana; in qualità di autore sono stato intervistato dalle maggiori testate giornalistiche, ho partecipato a due show in prime time e sono stato invitato ad una trasmissione Live di Radio Martì. Bloggers e giornalisti indipendenti, non solo Cubani, mi hanno chiesto di raccontare la mia storia. Nei caffè e per strada gli Americani, non solo gli immigrati o gli esuli, mi hanno ringraziato e fatto i complimenti per quello che hanno visto e ascoltato; e non si parla di politica, ma di vita, giustizia e libertà. Mi fa orrore l'arroganza di una certa destra guerrafondaia così come provo pena per gli ottusi ideologi di sinistra che, solo perchè è una tradizione, continuano a credere che "il Che" e Fidèl sono degli eroi, senza nemmeno conoscere un solo paragrafo della recente storia cubana.

Sono onorato di essere stato accolto dalla Società Civile Cubana che mi ha raccontato a viso scoperto cose che tra i Cubani si dicono sottovoce, per paura che i vicini di casa o gli invidiosi possano fare una soffiata alla Sicurezza di Stato in cambio di una razione di pollo e un paio di scarpe nuove.

Mi sento fortunato nel poter affermare che Cuba, l'altra Cuba, mi ha insegnato la civiltà e il coraggio in un mondo dove solo il Bunga-Bunga continua a fare notizia.

p.m.m.

Torna Fidel Castro dopo 3 mesi di silenzio

Fidel Castro scrive una Riflessione su Granma, dopo tre mesi di silenzio, per criticare il discorso di Obama alle Nazioni Unite


"Chavez, Evo e Obama" è il titolo della Riflessione comparsa lunedì 26 settembre su Granma, il quotidiano ufficiale del Partito Comunista, e altri media telematici governativi. Fidel sembra voler dire al mondo che è ancora in ottima forma, perchè scrive un lungo articolo elogiativo di Evo Morales e di Hugo Chavez (definito un convalescente in lotta per un pieno recupero) che ha lo scopo di demolire le opinioni espresse da Barack Obama davanti alle Nazioni Unite. Il discorso del Presidente statunitense è riportato passo per passo e annotato dall'ex statista cubano con il metodo della glossa, che sempre gli è stato caro. Fidel definisce il discorso di Obama come "un monumento storico al cinismo", attacca gli USA e l'Unione Europea per "il mostruoso crimine e il genocidio praticato in Libia" e avverte che "l'aggressività nordamericana potrebbe provocare un massacro ancor più spaventoso in Siria". Castro critica la politica USA e israeliana nei confronti dei palestinesi e li accusa di aver fomentato sempre violenza e terrorismo.

Yoani Sanchez ha commentato: "Caro Fidel, ho nostalgia di quando tacevi".

Gordiano Lupi

lunedì 26 settembre 2011

Nunzio Festa parla (bene) del mio Fidel Castro



Machista addirittura come il Che e rivoltoso da giovane, il caudillo Fidel Castro, uno dei tanti dittatori ancora sul trono nel 2011, proprio mentre viene dato quasi per morto o per quasi morto, è descritto punto per punto, come lui stesso mai avrebbe fatto, da uno degli osservatori italiani più attenti della vita di Cuba, Gordiano Lupi in “Fidel Castro. Biografia non autorizzata” (A.car, 2011).

Fidel Castro. Biografia non autorizzata potrebbe non piacere ai giornalisti alla Minà o agli adolescenti di tutto l’età bloccati con la testa nell’idea del mito e con la mitica idea che comunque progresso esistenziale, oltre che di base, nell’Isola Castro ne abbia davvero portato; quindi, si dovrebbe mettere tra parentesi, per l’occasione, una serie di norme e comportamenti tutt’ora in auge: il carcere e l’esilio per chi non la pensa come il regime, la corruzione, la svendita delle persone e oggi persino d’alcuni beni, la sottomissione dei non eterosessuali.

Quest’immersione in ogni aspetto della complessa quanto eterogenea e sicuramente fortissima, oltre che storica, figura di Fidel Castro, spiega al pubblico sia il Fidel incantatore di folle sia il Fidel dal pugno duro sia il Fidel intimo. Dalle origini. Durante tutta la rivoluzione. Fallita. Nonostante, appunto, il sogno d’uguaglianza e di riscatto dei popoli del “Terzo Mondo”. A parte, d’altronde, la fratellanza con le lotte di resistenza d’altri popoli: quello angolano su tutti. Il legame fortissimo, per forza di cose, col Venezuela. Dove Chavez non è che uno dei tantissimi estimatori di Castro.

La biografia scritta da Gordiano Lupi, che a Cuba dedica tantissimo della sua vita e molto del suo lavoro, non è il documento politico d’uno yankee che vuole veder riuscire l’assassinio del dittatore. Cosa, tra l’altro, persino abbandonata dagli Usa e che la Cia non ha più il compito di tentare. Perché i nordamericani, si scopre, preferiscono mantenere in sella Fidel (malattia permettendo). Adesso. L’opera, spietata, come comunque è giusto che sia, di Lupi, ci racconta il Fidel Castro che si rapporta con le donne e il pensiero politico di Fidel Castro. Il libro piacerà senza dubbio ai libertari. Perché è un canto per la liberazione dall’oppressione, dalla tirannide, dai soprusi. Che legge Cuba quale stato di polizia. E non solamente come terra dalla bellezza inaudita e ventre che partorisce medici pronti anche a cambiare temporaneamente patria quando inviati dal Capo a sostenere la sanità d’altri stati dell’America Latina.

Tantissimi punti del Fidel Castro di Gordiano Lupi fanno davvero male. Però non è più possibile chiudere gli occhi. O giocare a fare i compagni, magari radical-chic, mentre una parte del popolo cubano è stanco. E lo dimostra. Ma non solamente sui blog. Perché Cuba ha ancora esiliati e imprigionati. Punisce i non eterosessuali, per esempio, come se non fossero buoni a sparare, e soprattutto come la vera rivoluzione fosse ancora in atto. Giusta o sbagliata che sia, l’idea di democrazia che noi occidentali coccoliamo e non abbiamo. Il regime castrista deve finire.

Gordiano Lupi (Piombino, 1960), collabora con La Stampa di Torino. Traduce gli scrittori cubani Alejandro Torreguitart Ruiz, Yoani Sánchez, Felix Luis Viera ed Heberto Padilla. Ha pubblicato molti libri monografici sul cinema di genere italiano per la casa editrice romana Profondo Rosso. Collabora con www.tellusfolio.it curando rubriche su Cuba, cinema italiano e narrativa italiana. Tra i suoi lavori più recenti: Cuba Magica - conversazioni con un santéro (Mursia, 2003), Un’isola a passo di son - viaggio nel mondo della musica cubana (Bastogi, 2004), Almeno il pane Fidel - Cuba quotidiana (Stampa Alternativa, 2006), Mi Cuba (Mediane, 2008), Fellini - A cinema greatmaster (Mediane, 2009), Sangue Habanero (Eumeswil, 2009), Una terribile eredità (Perdisa, 2009), Per conoscere Yoani Sánchez (Il Foglio, 2010), Velina o calciatore, altro che scrittore! (Historica, 2010), Tinto Brass, il poeta dell’erotismo (Profondo Rosso, 2010), Storia del cinema horror italiano - vol. 1 Il Gotico (Il Foglio, 2011). Cura la versione italiana del blog Generación Y della scrittrice cubana Yoani Sánchez e ha tradotto per Rizzoli il suo primo libro italiano: Cuba libre - Vivere e scrivere all’Avana (2009).


Autore: Gordiano Lupi
Titolo: Fidel Castro. Biografia non autorizzata
Editore: A.Car.
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 208
Prezzo: 15 euro

Articolo di *Nunzio Festa

domenica 25 settembre 2011

Intervista a Yoani Sánchez


Yoani Sánchez: “Possono reprimermi, minacciarmi, ma non togliermi il sorriso”
“La repressione consiste nell’esercitare una forte pressione psicologica senza lasciare tracce”

di Carol A. Jardim
http://www.novemesesemmadri.blogspot.com/
24 settembre 2011


Sedute davanti all’oceano, due cubane di 18 anni guardano la linea misteriosa dell’orizzonte e parlano dell’incerto futuro del paese. Gli studenti di Storia non sono mai usciti dall’isola, conoscono il mondo grazie ai racconti delle persone che visitano Cuba e di alcuni programmi televisivi. Nel primo anno di corso devono attendere il permesso della loro università per disporre di un indirizzo di posta elettronica e devono frequentare il terzo anno per poter accedere ad altri contenuti della Rete. “Non ho mai visto una pagina web. Internet a Cuba è un lusso”, racconta una di loro.
Nel frattempo, nella parte opposta della capitale cubana, un’altra donna riflette sui giorni che verranno, ma di fronte alle onde elettromagnetiche di un computer. Yoani Sánchez scrive un altro testo per il suo blog Generación Y, che verrà letto da milioni di persone di tutto il mondo.
Le universitarie non conoscono la Sánchez. Non hanno mai sentito parlare di questa cubana seguita da 160.000 persone su Twitter, che è diventata una delle 100 persone più influenti al mondo, secondo la rivista Time (2008), e che ha vinto diversi premi come l’Ortega y Gasset di Giornalismo Digitale e il María Moors Cabot, assegnato dalla Columbia University.
L’anonimato della Sánchez è giustificato. Si stima che solo il 3% dei cubani possa avere accesso diretto a Internet. Chi la conosce, perché può pagare l’uso della Rete o perché ne ha sentito parlare in una campagna mediatica governativa costruita per denigrarla, ha opinioni diverse. Alcuni la ammirano, altri la disprezzano. Tutto questo riflette la profonda divisione politica del paese comunista.
“Sánchez? Quella ragazza che dice un sacco di menzogne? È una controrivoluzionaria”, commenta una signora che tiene in casa un altarino, come lo definisce lei stessa, composto da sculture e immagini di Fidel Castro, José Martí, Che Guevara e Lenin.


Dall’anonimato alla fama

Yoani Sánchez ha dato il via al blog Generación Y ad aprile 2007 per smettere di tacere. Il blog è diventato un fenomeno culturale, uno spazio di idee, riflessioni e storie che oggi vengono tradotte in 22 lingue da volontari di diversi paesi. Riceve dieci milioni di visite al mese e, come minimo, mille commenti per ogni post. Nel suo spazio virtuale, scrive come si vive in un “regime totalitario”.
“Mi sentivo soffocare, avevo necessità di cambiare vita. Il mio blog è un diario personale, non è un libretto politico. Nei miei testi, scrivo sul mio paese con uno sguardo civico, intimo ed emotivo”, afferma con serenità questa cubana di 33 anni, come se i suoi sentimenti fossero contenuti nei post del blog.
La blogger è inserita nell’elenco della rivista Time, a fianco di leader come George W. Bush, Hu Jintao e Dalai Lama.
“Sono una persona minuscola, non possiedo un’auto, non ho un conto in banca, sono priva del diritto di uscire dal mio paese. Certo, il fatto di essere in una lista che comprende celebrità come Angelina Jolie mi rende orgogliosa e mi fa piacere. È forse il segnale che il regno dei grandi sta per finire”, scherza.


Yoani vive in un appartamento di 52 metri quadrati, al quattordicesimo piano di un edificio costruito dal marito, il giornalista Reinaldo Escobar. Per incontrarla, bisogna prendere un minimo di precauzioni.
“Tranquillità non è la parola giusta per definire la mia vita. Mi accadono cose terribili ogni giorno. Mi controllano ovunque. Non posso avere un minimo di privacy in un luogo pubblico con mio marito, perché uomini della Sicurezza di Stato mi fotografano e registrano quello che faccio e cosa dico”, racconta.
Tuttavia, la persecuzione non le toglie il buon umore.
“Nonostante tutto sono ottimista. Come dice mio marito, che è un filosofo naturale, le cose non sono come ti accadono ma come le prendi. Il Governo mi può tagliare i fili al telefono, reprimermi, minacciarmi, picchiarmi, ma non può togliermi il sorriso, la mia principale arma di difesa. È una terapia personale”, dice la blogger, che in passato è stata minacciata, detenuta e percossa dalla polizia cubana.


Controllata dal Governo

Da quando ha creato Generación Y, nell’aprile 2007, la vita della blogger è cambiata radicalmente. Gli amici della Sánchez dicevano che aveva il dono dell’invisibilità. “Mi piaceva nascondermi e amavo l’anonimato. Sono passata da essere una persona che nessuno conosceva a trovarmi in mezzo a un sacco di cose. Non mi dispiace. Si tratta di un sacrificio civico che ho scelto di fare”.
Il prezzo che paga per stare sotto i riflettori è alto: “Mi spiace molto quando vedo che lo Stato usa tutto il suo apparato mediatico per distruggere una persona. La settimana scorsa hanno mostrato il mio volto in televisione, definendolo con i peggiori aggettivi. In un governo totalitario, questo equivale alla morte sociale, è una vera e propria lapidazione pubblica”.
Secondo la blogger, il problema non è solo la diffusione di un’immagine in maniera aggressiva dai teleschermi. Pure le intimidazioni che subiscono i suoi amici sono dolorose. Le persone che si recano a casa sua, possono ricevere minacce e fastidi di ogni tipo.
“Molte volte quando fisso un appuntamento per telefono con una persona in un luogo determinato, mi rendo conto che la polizia mi anticipa per controllare. In questo modo mi vogliono dire che stanno archiviando ogni istante della mia vita. Sto perdendo molti amici. Non so se una persona smette di salutarmi perché si trova male con me o perché è stata minacciata”, aggiunge.


Yoani dice che la repressione non è diminuita con il passaggio del potere da Fidel Castro al fratello Raúl.
“Ha soltanto cambiato stile. Nel governo di Fidel, una persona poteva scontare una lunga pena detentiva. Adesso, la polizia arresta un dissidente per un paio d’ore, ma esercita su di lui una violenza psicologica e una pressione molto forte, senza lasciare né segni né tracce”, sottolinea.


Resistenza

Yoani Sánchez si trova al centro di polemiche e accuse. C’è chi non crede al fatto che sia stata arrestata e percossa dalla polizia cubana. Altri ritengono che la blogger sia finanziata dal governo degli Stati Uniti per parlare male del regime cubano. Altri ancora pensano che sia Fidel Castro a pagarla per dimostrare che esiste libertà di espressione nel suo paese.
Yoani sta imparando ad affrontare le critiche.
“Quando due estremisti ti criticano in maniera contraddittoria, significa che sei una moderata. Molta gente si limita a informarsi seguendo i mezzi di comunicazione governativi. Io non l’ho mai fatto. Ho sempre cercato di andare oltre. La gente che vuole davvero conoscermi, legga quel che scrivo”, risponde.


Yoani non è preoccupata per le cose che dicono sul suo conto. Pensa che una persona pubblica debba essere preparata alle critiche, per quanto ingiuste siano.
“Il prossimo presidente cubano dovrà abituarsi al fuoco incrociato della pubblica opinione. Se non sopportano una caricatura in un giornale o una critica, vuol dire che non sono preparati a fare politica”. La blogger si definisce una “cittadina inquieta”, senza un’ideologia definita. “Non sono né di destra né di sinistra, sono una post-moderna. Sono un frutto di questo sistema, ma sono anche un frutto corrotto da questo sistema. Sono una democratica autodidatta che si è formata nella polemica e nel dialogo. Mi sono resa conto che le accuse sono direttamente proporzionali all’importanza di Generación Y. Mano a mano che la gente conosce sempre di più il blog, la propaganda ufficiale si fa più aggressiva. Ogni volta che vedo il mio volto in televisione o un’aggressione penso che sto raggiungendo più persone”.


L’appoggio del pubblico serve per ricaricare le batterie. Molti cubani dimostrano la loro ammirazione per una persona che è riuscita a far sentire la sua voce in un paese dove manca la libertà di espressione.
“Leggo il blog della Sánchez quando accedo a Internet da un hotel. Mi sembra una ragazza coraggiosa, come le Damas de Blanco [le donne che lottano per la liberazione dei loro familiari incarcerati dal regime]”, dice una cubana di 44 anni che preferisce restare anonima, dopo essersi lamentata per la mancanza di libertà e per il degrado economico del paese. “Lei ci racconta storie che non vengono pubblicate dalla stampa ufficiale, argomenti che ci piacerebbe affrontare, ma che vengono tenuti nascosti. Stiamo perdendo la nostra identità. Viviamo in un sistema dove impera la doppia morale".


Yoani Sánchez incontra molte persone all’Avana che le fanno forza e la incoraggiano. Racconta che ogni volta che passeggia almeno 3 persone la identificano. “La gente si avvicina e dice a voce bassa: Ti leggo, resisti”. E lei resiste. Negli ultimi 4 anni ha chiesto per 17 volte al Governo il permesso di uscire dal paese, per ricevere premi, per presentare il suo Cuba libre, per partecipare a congressi e conferenze. Non l’ha mai ottenuto.
“Il fatto che il Governo non mi faccia uscire per ritirare i premi, mi aiuta a mettere da parte denaro per realizzare il mio sogno: fondare un giornale libero nel mio paese”, rivela la blogger. “Voglio avere una mia rivista, insegnare come si lavora con Internet, collaborare con altre persone per diffondere le conoscenze in tema di tecnologia digitale”, conclude.


Dall’Isola al vecchio continente

Era il 13 agosto del 2001, Yoani Sánchez accese la radio cubana nel giorno del compleanno di Fidel Castro e ascoltò una frase che si ripeteva ogni anno: “Oggi è il compleanno della patria”. La propaganda ufficiale fece imprimere alla sua esistenza un grande cambiamento. “Non ce la facevo più. Decisi di cambiare vita”.
Yoani si era laureata in Filologia. Aveva lavorato in una casa editrice e come professoressa di spagnolo per stranieri. In quel periodo aveva impartito lezioni a persone di tutto il mondo. “Molti dei miei alunni mi aiutarono a espatriare”. Comprò un biglietto ed emigrò in Svizzera, uno dei paesi più ricchi del mondo, dove restò due anni. “Me ne andai intenzionata a non tornare mai più a Cuba”, racconta. Abbandonò L’Avana Vecchia, una città rimasta indietro nel tempo, per vivere a Zurigo, uno dei luoghi al mondo con miglior qualità della vita. Lavorò in bar, ristoranti, ma il lavoro che più le piacque fu quello in una libreria latinoamericana.
“Ho avuto modo di studiare a fondo la letteratura cubana e dell’America Latina. Ho avuto l’opportunità di leggere molte opere proibite a Cuba, come testi di Guillermo Cabrera Infante, Reinaldo Arenas e Mario Vargas Llosa", racconta.


A causa di una malattia del padre, Yoani decise di tornare alla sua isola caraibica correndo tutti i rischi del caso, perché dopo 11 mesi che un cubano esce dal paese, viene considerato emigrante definitivo e non può tornare a risiedere a Cuba.
“Sono molto attaccata alla mia famiglia e qualcosa mi diceva che dovevo tornare. Presi un aereo come turista e, quando arrivai a Cuba, strappai il mio passaporto. Il governo cubano non avrebbe potuto espellermi dal mio paese e inviarmi con la forza in un altro luogo”, spiega Yoani, che al tempo stesso dice di rimpiangere la nazione europea che ha lasciato. “In Svizzera ho lasciato molti bei ricordi. Stavo molto bene in quel paese, ma a Cuba ho tante cose da fare e voglio restare qui”, conclude.


Grido per la libertà

Quando è tornata al suo paese, Yoani dice di essersi fatta molte domande, ma di aver avuto una sola certezza: non voleva continuare a tacere come aveva fatto in passato. “Ormai sono a Cuba, ho messo in pericolo la mia vita, tanto vale assumere il rischio fino in fondo”. L’attivista cubana racconta di aver sofferto uno shock: “Il ritorno è stato traumatico. Mi trovavo in un paese senza accesso a Internet, priva di telefono mobile, dove non potevo leggere la vera stampa ma solo periodici controllati dal governo. In Svizzera compravo giornali, leggevo informazioni da tutto il mondo e potevo navigare senza limiti sul web”.
Yoani Sánchez ha creato un suo spazio telematico in un paese dove non esistono infrastrutture tecnologiche. Insieme ad alcuni amici ha fondato la rivista digitale Consenso, dove affrontava diversi temi - economia, politica, storia, letteratura - senza condizionamenti politici. “Non era una rivista incentrata sulla critica al regime, ma era una pubblicazione libera”.


Dopo tre anni quel contenitore di idee non bastava più. “Avevamo bisogno di uno spazio più aperto. La rivista aveva dei limiti editoriali”. Per questo motivo nacque la piattaforma digitale Desde Cuba, dove scrivono altri blogger cubani, e subito dopo Generación Y, ispirata alla generazione che ha una Y nel nome, proprio come Yoani.
Mandare avanti un blog dall’Avana non è come gestirlo da qualsiasi altra parte del mondo. Yoani aveva accumulato una buona esperienza digitale durante i due anni trascorsi in Europa e dopo aver fatto molte ricerche su Google. Certo, la sua dimestichezza con i macchinari è nel suo DNA. “Sin da piccola mi piacevano l’elettricità e i circuiti. Riparavo radio vecchie di dieci anni, televisori e persino frigoriferi. Merito di mio padre che era macchinista di treni e ci sapeva fare con le mani”, dice
Nel 1994, a 16 anni, Yoani costruì il suo primo computer. Comprò i pezzi al mercato nero e mise su una sorta di Frankenstein, che usò per scrivere il suo primo periodico letterario distribuito all’Università. Questa pratica è servita per la successiva creazione del blog, inserito dalla CNN tra i 25 migliori del mondo.


Il successo della sua pagina può essere attribuito a vari fattori. Prima di tutto l’ha lanciato un anno prima che Fidel si allontanasse dal potere per motivi di salute. “La gente voleva informarsi sul periodo di transizione che avrebbe caratterizzato l’isola”, dice la blogger. Secondo il giornalista indipendente cubano Iván García, amico intimo di Yoani, Generación Y ha il potere di “arrivare alla gente”. Yoani è stata una delle prime cubane che ha avuto il coraggio di firmare le sue storie con il suo vero nome. “C’erano altri blogger, ma lavoravano sotto pseudonimo”, ricorda. García dice che il contenuto del blog è originale: “Yoani racconta la realtà di Cuba in prima persona, con nomi, cognomi e colori, a differenza dalle agenzie di stampa che pubblicano notizie in forma molto fredda”. Secondo il giornalista, Yoani ha una sorprendente capacità di sintesi. “Con 300 parole racconta la società”, spiega Iván, che ha passato con Yoani molte notti insonni per discutere su “come cambiare il mondo”.


Ottimismo per il futuro

La salita al potere di Raúl Castro ha generato molte speranze di cambiamento per i cubani. Tuttavia, Yoani Sánchez crede che i prossimi cinque o sei anni saranno molto difficili per il suo paese. “Ci saranno repressioni se il governo sentirà di aver perso il controllo della situazione. Avremo riforme apparenti e passi indietro. Sembra che ci saranno aperture economiche, ma al tempo stesso si fanno passi in direzione contraria. Raúl è un presidente troppo legato al passato e non è la persona giusta per imprimere un nuovo corso alla storia di Cuba”.
Secondo Yoani, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha risvegliato molte speranze nei cubani, ma crede che i passi fatti sino a oggi siano insufficienti. “Ci saremmo attesi di più. Prima di tutto la fine dell’embargo, l’ultimo argomento ideologico che rimane al castrismo”. Il Governo cubano sostiene che il principale ostacolo per lo sviluppo del paese sia il blocco economico degli Stati Uniti, decretato nel 1962. “Sono decisamente contraria all’embargo, ma al tempo stesso sono convinta che il male peggiore del paese sia il blocco mediatico e informativo che ci attanaglia”, risponde la blogger.


Yoani è ottimista per il futuro. “Questo paese è pieno di gente talentuosa, preparata, con tanta voglia di fare. Cuba ha un clima buono, una popolazione naturale, un territorio senza differenze linguistiche, privo di conflitti religiosi, regionali e di razza. Un paese privo di questi problemi, in questo periodo storico, ha una fortuna immensa. Yoani scommette sul potenziale di Cuba, ma crede che il tema della libertà sia un imperativo forte per assicurare lo sviluppo. “Credo che in questo modo avremo una nazione prospera, nella quale i miei nipoti vorranno vivere. Ciò che manca è trovare lo spazio perché questa libertà e creatività si manifestino. Adesso i cubani indossano una camicia di forza economica, politica e ideologica".


Danno antropologico

Il 2011 è stato caratterizzato da grandi movimenti di popolo, convocati tramite reti sociali; tanto nel mondo arabo, che ha visto cadere molti regimi dittatoriali, come in Europa, dove i manifestanti chiedevano vie d’uscita per la crisi economica, per finire con il recente caso cileno, dove gli studenti pretendevano miglioramenti nel settore educativo.
La realtà cubana è diversa. Secondo Yoani Sánchez, sarebbe molto difficile organizzare simili manifestazioni di protesta. “Stiamo vivendo una piccola apertura economica, ma ancora non abbiamo infrastrutture tecnologiche. Per questo è molto difficile unirsi, darsi appuntamento, decidere un’azione corale. Nei paesi arabi, per esempio, nonostante la mancanza di libertà politica, i cittadini avevano acceso a Internet, Twitter, Facebook e Youtube. Tutti meccanismi che sono serviti a convocare il popolo in piazza. A Cuba non è così. Io sono costretta a pubblicare sul mio blog inviando i testi per SMS o per fax ad amici che vivono all’estero. Non ho accesso diretto al mio sito, non posso navigare o inviare e-mail quando credo”.


Un altro fattore che rende difficile la creazione di un’unità nazionale e di una ribellione spontanea è la sfiducia che impera tra i cubani. “Fino a oggi abbiamo cercato di costruire un sistema che avrebbe dovuto essere solidale, ma in realtà abbiamo ottenuto tutto il contrario. Questo Governo, in maniera molto intelligente, ha distrutto la libertà e le strutture civiche. A Cuba nessuno si fida del prossimo. Ognuno pensa che il vicino di casa faccia parte della Sicurezza di Stato o della CIA, ritiene che voglia soltanto fargli del male. La mancanza di fiducia è il danno più grande prodotto dal sistema, un danno antropologico, come suole dire il mio amico Adalberto Valdez, un danno che produce paura, sfiducia e paranoia”, sostiene la blogger.
Secondo l’attivista, milioni di cubani hanno identificato la patria con un uomo, la nazione con un’ideologia e il paese con un partito. “Se perde il partito, perde il paese. Se muore un uomo perdiamo la patria. Se perdiamo l’ideologia crolla la nazione. Si tratta di un danno troppo grande per una nazione così piccola”, conclude.

Carol A. Jardim
Traduzione di Gordiano Lupi

Atto di ripudio organizzato contro le Damas de Blanco


Circa 300 sostenitori del regime cubano hanno circondato 35 componenti delle Damas de Blanco per impedire che sfilassero con un gladiolo in mano verso la chiesa per commemorare il giorno della Vergine delle Grazie, patrona dei prigionieri politici. 


Gli slogan erano i soliti, difficilmente traducibili, ma di una tristezza desolante, non spontanei, organizzati da vere e proprie truppe di regime: “¡Pin, pon, fuera, abajo la gusanera!” (Pin, pon, fuori, abbasso i vermi!), “¡Cuba sí, yanquis no!” (Cuba sì, yankees no!), “¡Brujas por aquí no pasarán!” (Streghe, da qui non passerete!). Il gruppo che ha partecipato all’atto di ripudio era composto da studenti universitari e da membri dell’Unione dei Giovani Comunisti. Si sono dati appuntamento davanti alla casa di Laura Pollán, leader del gruppo delle mogli degli ex prigionieri politici, nel popolare quartiere di Centro Avana.
  

Le donne erano vestite di bianco, hanno consumato un tè in casa e hanno acceso candele davanti a un’immagine della Vergine, ma verso le due del pomeriggio è cominciato l’assedio dei militanti. Alle quattro hanno cercato di aprirsi un varco tra la moltitudine, ma non ci sono riuscite, perché gli attivisti facevano pressione alla porta di casa. Laura Pollán e altre donne sono state colpite e spintonate ripetutamente. Proprio in quel momento è arrivato un autobus con agenti di polizia femminile con il compito di liberare il luogo, ma le Damas de Blanco si sono rifiutate di salire sul mezzo e di sfilare all’interno del cordone di polizia.


“Sono gli stessi di sempre, gruppi di studenti e persone che hanno già partecipato ad altri atti di ripudio, non sono il popolo infervorato come dicono, non sono manifestanti spontanei, sono persone condotte sul posto proprio per svolgere quel compito”, ha dichiarato Laura Pollán.


Il governo accusa le Damas de Blanco, Premio Sacharov 2005, e tutti gli altri oppositori, di essere mercenari degli Stati Uniti. “Oggi non vi pagheranno!”, gridavano sabato i gruppi di attivisti dopo aver esposto una grande bandiera cubana e un’altra del Movimento 26 Luglio (che dette il via alla Rivoluzione) da un lato all’altro della strada.


“Nessuno può impedirci di andare a messa. Questa è una grave violazione dei diritti umani”, ha affermato la Pollán. Almeno tre donne sono state intercettate dalla polizia da agenti della sicurezza e portate a casa prima di raggiungere il luogo della riunione.


Il regime cubano accusa le Damas de Blanco di provocare “disordini” per mostrare “un presunto aumento della repressione” e aggiunge che “continuano con le loro provocazioni” nonostante siano stati liberati 130 prigionieri politici, tra luglio 2010 e marzo 2011, grazie alla mediazione della Chiesa e a un proficuo dialogo tra il cardinal Jaime Ortega e il presidente Raúl Castro. L’opposizione assicura che esiste un aumento della “repressione”, che in carcere ci sono ancora almeno 50 prigionieri politici e che ogni giorno si verificano arresti di nuovi dissidenti.



Nonostante l’atto di ripudio contro Laura Pollán e il gruppo storico delle Damas de Blanco, Berta Soler è riuscita a partecipare alla messa insieme a un esiguo numero di colleghe, aggirando il cordone di polizia.


Il blogger Luis Orlando Pardo Lazo ha realizzato un servizio fotografico interessante che documenta passo per passo l’atto di ripudio. Si può vedere a questo link: http://vocescubanas.com/boringhomeutopics/
  



Le foto sono di Orlando Luis Pardo Lazo - http://vocescubanas.com/boringhomeutopics/



Gordiano Lupi

sabato 24 settembre 2011

Il Foglio parla del mio Fidel


Maurizio Stefanini su IL FOGLIO - Cultura/Libri


Omar Santana, noto umorista cubano, dedica la sua vignetta su El Nuevo Herald a stigmatizzare la prevista repressione da parte della Sicurezza di Stato contro le Damas de Blanco, che oggi hanno deciso di sfilare all'Avana, davanti alla Chiesa de Las Mercedes per chiedere libertà e diritti umani.
Raul Castro: - Una marcia per il giorno de Las Mercedes? Nemmeno per sogno, la giornata di oggi è... del nostro popolo!
Una vignetta spesso vale più di mille parole.

Gordiano Lupi

venerdì 23 settembre 2011

Nero tropicale, secondo Alesandro Dezi

da SHINIGANI (rivista a fumetti)

Leggere Tutti parla di me

Repressione contro le Damas de Blanco

Si preparano atti di forza contro le Damas de Blanco

Il blog governativo Cambios en Cuba (http://cambiosencuba.blogspot.com/2011/09/damas-de-blanco-intentan-nueva.html), amministrato da Manuel Henriquez Lagarde, ha pubblicato un'inquietante minaccia contro le Damas de Blanco, che - secondo gli editori della rivista digitale - "tenteranno presto di sovvertire l'ordine e di sconvolgere la pace cittadina".

Tutto nasce dalla prevista sfilata del 24 settembre per le strade dell'Avana, che il blog governativo definisce "una nuova provocazione", mentre si tratta soltanto di celebrare pacificamente una festività legata al culto della Vergine, presa come simbolo di una richiesta di libertà per i prigionieri politici.

Le Damas de Blanco, familiari dei 75 oppositori incarcerati nel 2003, sono nate per esigere la liberazione dei loro cari, ma - secondo quanto dichiarato dalla leader Laura Pollan - adesso si sono strutturate come un'associazione femminile in difesa dei diritti umani, della libertà e della democrazia.

Il sito governativo parla di "violenza spontanea da parte di un popolo infuriato", contro alcune donne che sfileranno impugnando soltanto un fiore. Cambios en Cuba prevede facilmente ciò che da sempre il regime organizza: atti di ripudio contro chi scende in strada e protesta per chiedere libertà e diritti civili. "Il popolo infuriato" è composto da agenti della Sicurezza di Stato in borghese che reprimono con grida, arresti e percosse ogni tentativo di protesta popolare.

Il 24 settembre sarà una data molto importante per verificare se davvero la Primavera Araba può aver contagiato l'Autunno Cubano.

 
Gordiano Lupi
Nella foto: Laura Pollan trascinata a forza da agenti della Sicurezza di Stato dopo una manifestazione pacifica.

Yoani partecipa via Skype a We Have a Dream


"La tecnologia ci protegge dalla repressione", ha detto l'autrice di Generación Y nel corso dell'evento We Have a Dream.

 
Yoani Sánchez ha partecipato via Skype al Vertice Globale Contro la Discriminazione e la Persecuzione, organizzato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. "Nonostante la distanza che ci separa mi sono emozionata molto dopo il vostro applauso", ha detto la nota blogger.

"La tecnologia ci protegge dalla repressione, anche se dobbiamo attenderci un aumento di misure coercitive", ha aggiunto Yoani, che ha partecipato all'incontro grazie alla collaborazione del programma Con Voz Propia di Radio Martí.

Ha preso parte ai lavori anche l'ex prigioniero politico cubano Fidel Suárez Cruz, che ha detto: "La comunità internazionale non fa niente per Cuba e molti governi tacciono sulle violazioni dei diritti umani perpetrate sull'isola". Il dissidente ha accusato alcuni mezzi di stampa internazionali di essere complici di questo silenzio. "La tirannia cubana deve essere denunciata in ogni incontro internazionale come un governo che viola i diritti umani". Fidel Suárez Cruz ne sa qualcosa. E' stato condannato a 20 anni di carcere durante la Primavera Nera del 2003 dal regime di Fidel Castro. Dopo aver scontato 7 anni e 7 mesi in cella d'isolamento, è stato liberato a ottobre 2010 ed è attualmente rifugiato politico negli Stati Uniti.

I blogger indipendenti cubani Yoani Sánchez, Miriam Celaya, Orlando Luis Pardo e Dagoberto Valdés hanno partecipato - via telefono - anche a un'importante trasmissione organizzata da Radio Martí e intitolata Avanza Cuba. Orlando Pardo Lazo ha affermato che "le reti sociali e Internet rappresentano un vero e proprio ponte tra i cubani che vivono in patria e gli esiliati". Yoani Sánchez si è augurata che "le reti sociali crescano sempre di più e che i cubani possano avere accesso a Internet, anche se questa cosa comporterà nuove punizioni e ulteriori persecuzioni".

Gordiano Lupi