mercoledì 17 agosto 2011

Ancora non so se canterai …

di Yoani Sanchez


Temo molto che mi rispondano mai.
Pablo Milanés

L’ultima volta che sono stata a un concerto di Pablo Milanés non ho potuto canticchiare neppure una delle sue canzoni. Nel bel mezzo alla tribuna antimperialista, diversi amici esposero uno striscione con il nome di Gorki per chiederne la scarcerazione - nell’agosto 2008 - del musicista punk rock processato per “pericolosità sociale preventiva”. Il lenzuolo dipinto rimase in aria solo pochi secondi prima che una moltitudine di agenti ben allenati ci piombasse addosso. Il giorno dopo mi faceva male tutto il corpo e provavo un particolare fastidio nei confronti dell’autore di Yolanda, perché lo consideravo un testimone passivo dell’accaduto. Ma mi sbagliavo. Dopo, ho saputo che grazie alla sua mediazione quella notte non abbiamo dormito in cella e che aveva interceduto anche per la liberazione di Gorki.

Il prossimo 27 agosto, Pablo Milanés ha in programma un concerto nella città di Miami. L’evento ha scatenato l’irritazione tra coloro che lo considerano un “giullare del castrismo”. Ma neppure i critici più severi devono dimenticare che la sua stessa vita è stata - come quella di molti cubani - segnata dall’intolleranza: la reclusione nelle UMAP; le incomprensioni quando la Nuova Trova muoveva i primi passi e la chiusura della fondazione che portava il suo nome. Inoltre i detrattori devono riconoscere che Pablo Milanés ha avuto il coraggio di non firmare quella lettera in cui numerosi intellettuali e artisti sostenevano le misure repressive prese dal governo dell’Isola nel 2003, come la fucilazione di tre giovani che avevano sequestrato un’imbarcazione per emigrare.

Pablo, il grasso Pablo, che negli anni Ottanta si poteva ascoltare su ogni frequenza dove sintonizzavamo la radio, è cambiato come molti di noi. Il suo dissenso dalla politica ufficiale si è fatto sentire da diversi anni, così come non si vede più il suo volto nelle attività - profondamente politicizzate - con cui le autorità cercano di dimostrare che “gli artisti sono al fianco della Rivoluzione”. Ritengo che gli piacerebbe condividere la scena all’Avana con le voci esiliate che non possono presentarsi nel loro paese. Il trovatore che si propone di cantare per alcuni giorni in Florida è un uomo cresciuto e maturato da un punto di vista civico e artistico, consapevole della necessità che le due sponde della nostra nazione debbano di nuovo incontrarsi. Per questo motivo, accogliere con grida e insulti Pablo Milanés potrà servire soltanto a ritardare il necessario abbraccio tra i cubani che vivono sull’isola e coloro che si trovano all’altro lato del mare… ma in ogni caso non riuscirà a impedirlo.


Traduzione di Gordiano Lupi

Carlos Alberto Montaner

Nota del traduttore

La notizia, che da alcuni giorni i giornali di Miami stanno dando con grande risalto, è che alcuni gruppi intolleranti di esiliati cubani vorrebbero impedire il concerto di Pablo Milanes in Florida. Yoani prende posizione a favore della comprensione reciproca e della distensione. Carlos Alberto Montaner - importante scrittore cubano che sta per uscire in Italia per i tipi di Anordest Edizioni con il romanzo La moglie del colonnello - è su posizioni simili: “Noi che vogliamo la fine della dittatura cubana e la nascita di un regime pluralista e democratico a Cuba, rispettoso dei diritti umani, commetteremmo un errore strategico se non tendessimo la mano a Pablo Milanés. Vogliamo una Cuba dove ognuno possa avere il suo spazio e che rispetti tutti, indipendentemente dalle differenze che ci dividono. La dittatura dei Castro in realtà desidera che il concerto venga proibito o che ci siano forti manifestazioni di opposizione, per far passare il messaggio che non è possibile alcuna riforma politica, né l’ampliamento dei margini di partecipazione della società cubana, né la tolleranza e l’accettazione di chi si oppone al regime comunista, perché non è possibile alcun tipo di accordo. Non scordiamoci una paradossale premessa: ciò che sconcerta i dittatori non è la violenza ma la concordia”.

La mujer del coronel/ La moglie del colonnello, ultimo romanzo di Montaner, presto in Italia
 (tradotto da Ilaria Gesi) per Anordest Edizioni

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