venerdì 20 maggio 2011

"La Chiesa cubana evita di entrare in conflitto con il governo"



Colloquio con José Conrado Rodríguez, parroco di Santiago De Cuba


José Conrado Rodríguez, il più critico dei sacerdoti cubani, esprime tutto il suo scetticismo sui presunti benefici ottenuti dalla Chiesa dopo i colloqui con il governo che hanno portato alla liberazione di oltre 100 prigionieri politici.

“L’arcivescovo dell’Avana, cardinal Jaime Ortega Alamino, adesso ha maggiori rapporti con chi detiene il potere e questo può essere considerato un vantaggio per i cubani e per tutti i cattolici, ma in termini pratici non riveste grande importanza”, ha detto padre Conrado Rodríguez a El Nuevo Herald e a The Miami Herald. “La Chiesa occupa uno spazio maggiore nella società civile, ma solo per dire cose che non diano fastidio al potere”, ha aggiunto.

José Conrado Rodríguez è stato recentemente a Cracovia per incontrare il cardinale polacco Stanislaw Dziwisz, che lo ha esortato ad andare avanti, mostrando di capire quante pressioni subisca la Chiesa cubana da parte del governo comunista. “Mi ha detto che la Chiesa deve stare sempre dalla parte del popolo, non può abbandonarlo, perché Dio è con il popolo. La Chiesa cubana è molto vicina alle esigenze della gente”, ha commentato Rodríguez.

Rodríguez Conrado ha 59 anni, ha vissuto molto tempo all’estero, dove si reca periodicamente per motivi ecclesiastici e di studio, è noto come il sacerdote più critico nei confronti del governo cubano, anche se certi settori della dissidenza di Miami hanno disapprovato la sua opera di mediazione e i rapporti bilaterali Stato - Chiesa. In passato Padre Conrado ha scritto molte lettere di dura critica sia a Fidel Castro che al fratello Raúl, è noto per il suo rapporto di amicizia con il mondo dei blogger indipendenti e per la sua relazione con Yoani Sanchez. Il sacerdote è stato accusato dalla Sicurezza di Stato per aver dato rifugio - nella sua parrocchia di Santa Teresita a Santiago di Cuba - a gruppi di dissidenti e a persone ricercate dalla polizia per motivi politici.

“Ho l’impressione che la Chiesa si sia guadagnata soltanto una presenza nei mezzi di comunicazione di massa durante le fasi di liberazione dei prigionieri politici”, ha detto. I colloqui tra il cardinal Ortega e Castro, iniziati un anno fa, hanno portato alla liberazione di oltre 100 detenuti. “Ma tutti sono stati messi in libertà solo dopo aver accettato di andare in esilio in Spagna”, ha precisato il sacerdote. “Non solo. Ad alcuni familiari che hanno accompagnato i prigionieri a Madrid è stato negato il permesso di fare ritorno a Cuba. Una grave violazione dell'accordo siglato con il cardinal Ortega...”, ha concluso.

Rodríguez ha parlato anche delle riforme promesse da Castro. "Non le definirei un'apertura, ma una piccola porta semiaperta che deve essere spinta. Insufficiente, certo, ma bisogna passare da quella porta”. Il sacerdote ha aggiunto: “I cubani stanno perdendo sempre di più la paura, non temono le rappresaglie governative, si esprimono, reclamano i loro diritti, perché si sentono troppo frustrati". Rodríguez si è detto d'accordo con la decisione di consentire le visite dei cittadini degli Stati Uniti che vengono a Cuba con permessi umanitari e religiosi, perché portano sostegno materiale e morale. “Purtroppo due anni fa, agenti della Sicurezza di Stato obbligarono un gruppo di visitatori statunitensi ad abbandonare immediatamente Santiago, perché erano venuti a trovarmi in parrocchia, affermando che io ero considerato un nemico invece che un sacerdote. Si è trattato di un episodio umiliante e spiacevole”, ha concluso padre Conrado. Quel gruppo di persone non è più andato a trovarlo, adesso quando vengono a Cuba si recano nelle parrocchie di sacerdoti meno pericolosi...

Gordiano Lupi

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