mercoledì 23 marzo 2011

Mi musica esxtremada di Guillermo Cabrera Infante


Selezione di testi a cura di Rosa M. Pereda
Editorial Espasa Calpe, 1996


“La letteratura di Guillermo Cabrera Infante è un gioco costante tra fiction e realtà, un gioco soggetto al ritmo inevitabile e spontaneo che impone la musica e l’amore della notte avanera”, scrive Rosa M. Pereda, autrice di un’interessante selezione antologica di testi basata sul filo conduttore di amore e musica. Mi música extremada (La mia musica eccessiva) è un libro che cita altri libri, composto con amore da una studiosa amica dello scrittore cubano, che ha il merito di essere stata la prima al mondo a realizzare una monografia su Cabrera Infante: una tesi di laurea su Tre tristi tigri. Rosa Pereda segue la struttura giocosa del romanzo capolavoro di Cabrera Infante per introdurre il lettore nell’universo di un autore che vede James Joyce, Raymond Queneau e Franz Kafka come principali punti di riferimento. I capitoli sono undici boleri (“il bolero è una brezza leggera, un luogo lirico privilegiato dove si incontrano musica e poesia”), accompagnati da un prologo che invita allo spettacolo e a un epilogo autobiografico. Il primo bolero è Noche de ronda, un canto alla musica e alla voce che pervade la notte cubana, la stessa notte stellata che invita a praticare amore e sesso. Si prosegue con la trasgressione erotica di Tú me acostumbraste, per andare avanti con l’affetto e il sentimento di Desvelo de amor, l’amarezza della prostituzione di Contigo aprendí e l’amore omosessuale di Mala noche. Nei brani selezionati vediamo sfilare le donne mitiche di Cabrera Infante, tra danze e divi del musical, leggende del cinema, canzoni e desideri, omaggiati in Tú eres la culpable. Lo scrittore cubano è un voyeur dei suoni, un amante della musica a livello teorico, proprio “come un impotente può amare il sesso”. La musica è protagonista di molte narrazioni, che sia musica alta composta di accordi classici, come il bolero, la canzone comica del cabaret erotico, la guantanamera e la musica rituale. Arrivano le inevitabili Lagrimas negras, versate per tanti amici lontani che l’autore ricorda dall’esilio, opponendo alla morte il sentimento comico della vita, per raggiungere, tra Perfidia e la sua vitale passione per il cinema, l’estasi della creazione nel puro gioco linguistico del Blen blen blen blen.

Mi música extremada è un’antologia di testi romanzeschi, articoli dove l’autore compie la parodia di un mondo autobiografico, racconta il cinema, la musica, la dissidenza, parla di amore e morte, usando l’umorismo acido che lo caratterizza in un gioco eterno tra la musica e la parola che è la poesia.

Mi música extremada raccoglie una serie di testi che il lettore attento ha già avuto occasione di apprezzare nelle opere complete, ma raccolti in un’antologia sentimentale mostrano un Cabrera Infante a cuore aperto, un Ulisse cubano che non smette mai di cercare la sua Itaca. Lo scrittore non può togliersi L’Avana dal cuore, desidera il ritorno come unico scopo di vita anche se non riesce a confessarlo neppure a se stesso. La nostalgia s’impadronisce della letteratura, compone languidi boleri intrisi di poesia, confermando la tesi di Cabrera Infante, per cui la condizione ideale per uno scrittore è l’esilio.

 
Gordiano Lupi

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