lunedì 31 gennaio 2011

Rivoluzionari sì, ma con lo stomaco pieno!

La vignetta di oggi di Jardim su El nuevo Herald va dedicata ai rivoluzionari europei e soprattutto italiani che non fanno nessuna fatica schierarsi dalla parte della cosiddetta Rivoluzione cubana.





- Il mio cuore è con la Rivoluzione Cubana!

- Ma il mio stomaco è all'estero!

Più chiaro di così...

Gordiano Lupi

giovedì 27 gennaio 2011

Fariñas arrestato e rilasciato dalla polizia cubana

Nuove violazioni in tema di diritti umani


Il dissidente cubano Guillermo Fariñas, premio Sacharov 2010 del Parlamento Europeo, mercoledì 26 gennaio è stato arrestato e condotto presso una stazione di polizia di Santa Clara, dove è rimasto detenuto sino alla mattina di giovedì.
Fariñas era uscito di casa insieme a un gruppo di persone che frequentano lezioni di giornalismo presso la sua residenza e si era diretto in un luogo dove era in corso lo sfratto di una famiglia, secondo quanto riferito dalla madre.
“Il psicologo e giornalista indipendente insieme alle 15 persone che erano con lui sono state condotte in varie stazioni di polizia e per diverse sono rimasti in stato di fermo”, hanno riferito Reinaldo Escobar e Yoani Sánchez, a mezzo internet e tramite Twitter. Escobar ha aggiunto che Fariñas è stato arrestato mentre stava praticando “un’azione civile e non politica, in difesa di una madre incinta con i suoi due figli, che stavano per essere sfrattati nella calle Toscano 474, in Santa Clara, capoluogo della provincia di Villa Clara”.
Per fortuna si è trattato di una detenzione temporanea, ma resta l’abuso dei diritti umani, come ha detto il portavoce della Comisión Cubana de Derechos Humanos y Reconciliación Nacional (CCDHRN), Elizardo Sánchez.
Lo scorso 24 febbraio, dopo la morte del dissidente Orlando Zapata Tamayo in seguito a un digiuno durato 85 giorni, Guillermo Coco Fariñas era sceso in sciopero della fame per pretendere la liberazione dei prigionieri politici in gravi condizioni di salute. Ha abbandonato la lotta non violenta lo scorso 8 luglio, dopo che il governo cubano aveva annunciato la liberazione di 52 dissidenti appartenenti al gruppo dei 75, condannati nel 2003, frutto di un inedito dialogo aperto nel maggio scorso con le gerarchie della Chiesa cattolica cubana.
Niente di nuovo sotto il sole. Se qualcosa sta cambiando in campo economico - e dobbiamo ancora vedere i frutti delle riforme - non pare esserci nessuna evoluzione della dittatura cubana verso un sistema di libertà e diritti umani.

Gordiano Lupi

Nota: Nella vignetta che Jardim disegna oggi per El Nuevo Erald vediamo Fidel Castro osservare le proteste tunisine e commentare con preoccupazione:

Vignetta 1: - Mummia, popolo, stanchezza, ribellione…
Vignetta 2: Oh, oh!

martedì 25 gennaio 2011

Rapporti Italia - Cuba molto particolari...


Jardim su El Nuevo Herald.

Mulatta cubana che abbraccia un italiano ciccione sulla spiaggia.
"Non so come faccia tanta gente a difenderlo ...! Con tutti i morti che si è lasciato alle spalle!"

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

lunedì 24 gennaio 2011

Yoani Sánchez vince il Premio iRedes

Un altro premio giornalistico per Yoani Sánchez, tra i vincitori del Premio iRedes 2011, assegnato per la sua costante e coraggiosa attività ne campo delle reti sociali e per la grande risonanza internazionale ottenuta dal suo lavoro.



Il Congresso Ispanoamericano per le Reti Sociali ha reso noto dalla cittadina spagnola di Burgos che Yoani Sánchez si è aggiudicata il Premio iRedes 2011 nella categoria Individuale. Il comunicato ricorda che il premio è stato assegnato alla Sánchez per la sua costante e coraggiosa attività nel campo delle reti sociali, per la qualità e per la risonanza del suo lavoro, ampiamente riconosciuto in tutto il mondo e per essere fonte di ispirazione per chi difende le libertà e i diritti delle reti sociali. La giuria di questa edizione è stata presieduta da José Luis Orihuela, professore dell’Università di Navarra, ed era composta da 12 esperti nel settore comunicazione, reti sociali e giornalismo. Ogni Premio iRedes consta di un distintivo rappresentativo del premio e di una dotazione economica di seimila euro. Gli altri vincitori sono La Casa Encendida (Categoria Istituzionale) ed Hernán Casciari (Letteratura nella rete).

Gordiano Lupi

domenica 23 gennaio 2011

La rinascita dei sapori

di Yoani Sanchez
da El Comercio - http://elcomercio.pe/



Timide tende colorate spuntano fuori dal niente, si aprono parasole sotto i quali abbondano frullati di frutta e carne di maiale, i porticati di alcune abitazioni diventano improvvisate caffetterie che offrono cibi e bevande allettanti. Tutto questo e anche qualcosa in più sta crescendo in questi giorni lungo le strade della mia città, dopo che sono state applicate le nuove regole per rendere più agevole il lavoro privato. Alcuni miei vicini progettano di aprire un negozio da calzolaio o un locale dove riparare frigoriferi, mentre viali e piazze si trasformano sotto l’impulso dell’iniziativa privata. Malgrado ciò, altre persone attendono ancora con cautela, vogliono essere certi che questa volta le riforme economiche saranno definitive e non verranno revocate come accadde negli anni Novanta. Se dipendesse soltanto dalla volontà politica dei nostri governanti, non staremmo vivendo questo risveglio dell’inventiva cubana. Basti ricordare l’Offensiva Rivoluzionaria del 1968 durante la quale venne espropriata persino la cassetta contenente spazzole e lucido per calzature ai lustrascarpe.
La crisi di liquidità e di produttività che vive il paese in questo periodo ha obbligato le autorità a prendere misure di emergenza come l’apertura a 178 nuove possibili licenze per svolgere lavori privati. Abbiamo già sperimentato una simile rinascita, successivamente ai disordini del 1994, noti come il Maleconazo. Dopo quella giornata, durante la quale stanchezza e frustrazione indussero migliaia di avaneri a lanciarsi sul lungomare per gridare il loro scontento mentre brandivano bastoni e pietre, qualcosa cambiò nelle nostre esistenze. Il tumulto fu rapidamente controllato dalle truppe antisommossa, ma dalla rivolta uscì sconfitto il governo cubano invece dei gruppi disorganizzati e disperati che frantumarono le vetrine. Passarono poche settimane e ci rendemmo conto che quella pressione popolare aveva portato Fidel Castro ad autorizzare qualcosa che detestava più dei suoi vicini del Nord: la crescita e il consolidamento della piccola impresa privata. A denti stretti ci permise di utilizzare alcune stanze delle nostre case per affittare camere ai turisti, di prendere licenze per guidare tassì privati, di creare ristoranti all’interno delle abitazioni e di lavorare come pagliacci nelle feste dei bambini. In poco tempo il volto delle città e dei paesi cominciò a cambiare. Una fresca ventata di iniziativa individuale spazzava via anni di monopolio statale. I gelati confezionati dagli improvvisati commercianti erano molto più saporiti rispetto ai prodotti dello stabilimento La Lechera, il sandwich con prosciutto e formaggio venduto dalla finestra di un appartamento non era adulterato come quello dei centri statali e molti stranieri preferivano il calore e la simpatia di una famiglia alle strutture in alluminio e fibra di vetro degli alberghi ufficiali. I nuovi imprenditori privati ci fecero capire fino a che punto il centralismo aveva abbassato il livello di qualità nei servizi e ci permisero di assaporare ricette tradizionali dimenticate. Misero in crisi l’enorme e inefficiente infrastruttura del Ministero del Commercio Interno e nonostante le altissime imposte, le costanti ispezioni e alcune proibizioni assurde nella vendita di certi prodotti, molte di queste attività riuscirono a sopravvivere e a crescere. Per andare avanti dovevano ricorrere a molti stratagemmi, ma potevano contare sulla complicità dei consumatori che - senza mettersi d’accordo - partivano dal presupposto di “pagare il servizio a un lavoratore privato, prima di dare denaro allo Stato”.

Successivamente è arrivato un nuovo appoggio finanziario dall’estero, che questa volta non proveniva dal Cremlino ma da Caracas. Un abbraccio profumato di petrolio che ha dato nuova forza a un deteriorato apparato governativo e ha prolungato la vita di un sistema agonizzante. Contando su un appoggio economico di tale portata, lo stato cubano ha perso interesse negli imprenditori locali che pagavano imposte e stavano guadagnando autonomia monetaria e ideologica. Per questo è venuto il momento di chiudere i rubinetti, congelando il rilascio di nuove licenze, aumentando gli obblighi e creando restrizioni sempre più insensate. Centinaia di ristoranti hanno chiuso i battenti, molte caffetterie sono fallite e sono rimaste in piedi solo le attività più solide. Il lavoro privato era ancora una volta una rarità in una società che tornava al monopolio statale. Come già era accaduto con il sussidio sovietico, i nostri governanti hanno dilapidato buona parte delle risorse venezuelane per campagne ed eventi di carattere politico. Grazie ai petrodollari hanno sostenuto una stanca fedeltà ideologica, mentre l’industria zuccheriera viveva il suo momento peggiore dagli inizi del secolo scorso, il settore minerario doveva confrontarsi con i prezzi bassi del mercato mondiale e i servizi venivano soffocati dalla sottrazione di risorse e dalla mancanza di qualità. Alla resa dei conti, i debiti con gli altri paesi erano enormi e i numeri rossi delle nostre finanze facevano presagire il collasso del sistema. Era l’ora di tornare a pensare ai dimenticati impresari nazionali, che già una volta avevano scongiurato il naufragio dell’Isola. Raúl Castro in persona ha proclamato l’ampliamento del numero di licenze private, ha menzionato per la prima volta la parola “irreversibile” per definire le riforme e ha confessato che il finto egualitarismo era stata la causa dei nostri mali. La camicia di forza che non permetteva lo sviluppo dell’impresa privata sembrava allentarsi. Sono bastati pochi mesi per recuperare sapori perduti, ricette di cui sentivamo la mancanza, comodità nascoste; oltre settantamila cubani hanno ottenuto nuove licenze di lavoro indipendente. Molte persone sono ancora diffidenti, le imposte sono eccessive e non esiste un mercato all’ingrosso, ma i piccoli commercianti hanno cominciato ad alzare la testa. Si vedono mentre montano i loro banchi improvvisati, sistemano vistosi cartelli per annunciare mercanzie, riorganizzano le loro abitazioni per creare una caffetteria o un’officina. Sono quasi tutti convinti che questa volta sono venuti per restare, perché il sistema che così a lungo ha soffocato l’iniziativa privata adesso ha perso la capacità di competere con loro.

Traduzione di Gordiano Lupi

venerdì 21 gennaio 2011

A Piombino si sostiene il regime cubano



Vergogna piombinese senza limiti. Il Comune di Piombino concede la sala di Palazzo Appiani per una manifestazione a sostegno del governo cubano. Il 28 gennaio alle ore 17 ospiterà Vladimir Perez, consigliere politico dell’ambasciata di Cuba in Italia, e Andrea Genovali del direttivo nazionale dell’Associazione Italia - Cuba. La scusa per organizzare la manifestazione è la celebrazione dell’anniversario della nascita di José Martí, eroe nazionale cubano, autore di opere immortali in campo letterario che in parte ho tradotto. Di fatto sappiamo bene come certe manifestazioni servano soltanto a diffondere la voce ufficiale del governo cubano tramite i suoi uomini disposti sul territorio.

Per fortuna che quel giorno mi troverò a Parma, ospite di Mangia Come Scrivi, proprio a parlare di Cuba, ma in altri termini, con Marilù Oliva e Davide Barilli. Piombino è in controtendenza rispetto al mondo. Tutti cercano Yoani Sánchez, interprete del pensiero dei giovani cubani che riflette speranze di libertà e cambiamento, mentre in questo remoto angolo di Maremma - che così bene ha dipinto Silvia Avallone in Acciaio - restiamo ancorati al passato. Firenze non è lontana da Piombino, ma organizza cose di ben diverso tenore e rilevanza culturale. Giovedì 3 febbraio, infatti, alle ore 21, preso il cinema Stensen di via Don Minzoni 25, verrà proiettato in prima nazionale il docu-film Wishes on a falling star, girato clandestinamente da tre giovani cineasti fiorentini. Il lungometraggio, di 55 minuti, esplora i bassifondi della Cuba di fine regime castrista, fra sesso facile, droga, politica e il sogno morente del socialismo. A fare da filo conduttore, un’intervista alla blogger Yoani Sánchez, autrice del best-seller Generacion Y. In sala ci saranno Jacopo Cecconi e Giammarco Sicuro, giornalisti Rai della sede toscana, e Paolo Cellammare, fotografo e cineasta, attualmente al centro di produzione Rai di Milano. Parteciperò anch’io, come esperto di affari cubani e traduttore italiano di Yoani Sánchez, e ci sarà Mercedes Frias, ex parlamentare del Prc di origini caraibiche. Un dibattito vero animerà la serata.

A Piombino, invece, sarà di scena la tristezza, composta da un vecchio discorso di regime portato avanti da chi affama un popolo e lo costringe a scegliere tra la fuga e una vita senza libertà. Voglio solo immaginare cosa accadrebbe se una fantomatica associazione di amicizia Italia - Birmania invitasse un addetto culturale dell’ambasciata a parlare dei problemi della sua terra. Non vedo la differenza con Cuba, regime liberticida dove non è consentito avere un’opinione difforme, aprire un libero giornale, un partito politico, un vero sindacato. In queste occasioni perde la democrazia, soprattutto fa una pessima figura l’amministrazione comunale che fiancheggia iniziative di parte e illiberali.

Il problema più grave è che la grande massa di cubani esiliati ed emigrati in Italia per motivi economici non sarà presente alla serata per esprimere il suo vero pensiero. Tutti sanno come andrebbe a finire, perché a molti cubani è già accaduto: revoca del permesso di residenza all’estero e automatico divieto di poter rientrare in patria per far visita ai familiari. Regimi come quello cubano non devono essere sostenuti, ma il Comune di Piombino non riesce a capirlo e forse pensa ancora che la rivoluzione cubana sia una sogno da coltivare invece che un incubo da scacciare.

Gordiano Lupi

giovedì 20 gennaio 2011

Juventud Rebelde?


di Claudia Cadelo
http://octavocerco.blogspot.com/

Pochi giorni fa il notiziario nazionale ha intervistato alcuni collaboratori del periodico Juventud Rebelde. In questo modo hanno potuto raccontare ai telespettatori le loro vicende, ma io sono rimasta stupita soprattutto che fossero tutti ultracinquantenni. Non ho niente contro i capelli bianchi - simbolo di saggezza e di esperienza di vita - tuttavia mi sembra evidente la contraddizione tra l’età dei giornalisti di Juventud Rebelde (almeno di coloro che hanno parlato in televisione) e il nome del giornale per cui lavorano. Forse è giunto il momento di cambiare il nome al periodico: Generazione Storica oppure Giovani nell’Anima identificherebbe meglio il gruppo di lavoro.

Ho sentito così spesso frasi come “le nuove generazioni” e “noi giovani proseguiremo il cammino della Rivoluzione” che a volte dimentico che vengono pronunciate sempre da ultrasessantenni. Persino Fidel Castro ha la sfacciataggine di parlare in mio nome quando ci separano tre generazioni! Ho voglia di vedere ventenni ricoprire incarichi pubblici in questa piccola Isola dove sono nata. Sono vicina ai trenta e spero di non dover attendere di avere i capelli bianchi per vedere finalmente i giovani in primo piano.

Traduzione di Gordiano Lupi

venerdì 14 gennaio 2011

Posada Carriles a giudizio


Jardim su El Nuevo Herald stigmatizza la diversità di opinioni sul tema Posada Carriles, finalmente a giudizio. Arriveremo a una sentenza?

Gordiano Lupi

giovedì 13 gennaio 2011

Per chi suonano le campane

La vignetta di Jardim, apparsa oggi su El Nuevo Herald di Miami stigmatizza la situazione venezuelana e la paragona con quella cubana. Nel paese governato da Hugo Cahvez sono forti i rischi di una pericolosa deriva autoritaria e di una restrizione delle libertà fondamentali. La Chiesa Cattolica lo sta denunciando.

Traduzione vignetta:

- Prete cubano: - E' tardissimo!
- Prete venezuelano: - Qui non è ancora troppo tardi.

La sottile ironia del vignettista fa capire che in Venezuela possono ancora salvarsi. Per loro non è "troppo tardi" per evitare un assurdo regime comunista e liberticida.

Gordiano Lupi

mercoledì 12 gennaio 2011

Questi bizzarri lineamenti

di Claudia Cadelo
http://octavocerco.blogspot.com/


All'interno dei CDR (Comitati di Difesa della Rivoluzione, presenti in ogni quartiere, ndt) si stanno discutendo i lineamenti per il prossimo congresso del Partito Comunista. Alcune proposte contenute nel programma sono state già approvate come leggi e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale, anche se il parlamento non ha avuto l’opportunità di mostrare un consenso unanime. In ogni caso nel quartiere dobbiamo recitare la nostra parte e ripetere il solito copione. Negli ultimi dieci anni non si è mai tenuta alcuna riunione del solo partito legale nel mio paese, ma adesso pare che l’ideologia comunista sia la cosa meno importante. Per strada corre voce che cambieranno persino il nome del partito.

Ma la gente è stanca. Da tempo il popolo non riconosce il socialismo neppure nei libri, perché la storia della rivoluzione cubana ricorda troppo la storia del monopolio capitalista del secolo XIX. Nel parlamento nessuno è stato giudicato “non idoneo” o “non affidabile”, così come nessuna nomina dei delegati all’Assemblea Nazionale è stata ridotta secondo il criterio delle “piante organiche sovrabbondanti”. Non ci saranno neppure 500.000 posti da rappresentante del CDR (Comitato di Difesa della Rivoluzione) che resteranno “vacanti”. Per questo il clima della riunione pare teso sin dal cartello che si chiede “se passerà la lista di assistenza”.

Mi dicono i miei amici (nel mio quartiere la riunione ancora non ha avuto luogo) che l’ambiente si è surriscaldato: una pensionata ha detto che era l’ora di vedere i giovani alla guida del paese, un altro ha ribadito che era stanco di discutere pianificazioni e riforme che non cambiavano mai niente, una signora ha dichiarato di abbandonare il locale e che non contassero su di lei fino a quando non si fosse parlato di aumenti salariali; il rappresentante del Partito, una volta finita l’assemblea, ha mormorato che era l’ultima volta che convocava il gruppo.

Il governo di Raúl Castro deve fare i conti con un popolo stanco, scettico e annoiato di vedere così tante volte la stessa pellicola.

La cecità del potere non ha limiti, l’altro giorno ho saputo che il figlio d’un importante militare (non mi hanno voluto dire il nome) si lamentava perché le toppe per pantaloni usa e getta sono carissime e difficili da reperire. Suo padre gli ha chiesto: “Scusami, ma non le danno con la tessera del razionamento?”.


Traduzione di Gordiano Lupi - www.infol.it/lupi

Togliamoli anche il sapone!


La nuova vignetta di Jardim su El Nuevo Herald affronta il problema dei tagli alla tessera di razionamento che stanno diventando sempre più numerosi per i cubani. Alcuni analisti affermano che la famosa libreta sarà eliminata del tutto, una volta che le riforme economiche di Raul Castro andranno a regime. Di fatto i cambiamenti economici in senso liberista sembrano inefficaci e limitati, perchè se scoriamo l'elenco dei nuovi lavori privati sembra di essere tornati indietro nel tempo: lustrascarpe, foderatore di bottoni, riparatore di materassi, tagliatore di palme, venditore di libri usati... Non sembrano i mestieri in grado di cambiare in meglio l'economia di un paese!

Traduzione vignetta:

- Raul Castro nel bagno: "Ora che mi ricordo... togliamoli anche il sapone!"

Gordiano Lupi

venerdì 7 gennaio 2011

A Cuba sono tutti prigionieri politici


Yoani Sánchez ha detto che nonostante le recenti scarcerazioni di prigionieri politici, "la struttura represiva, la presunta legalità che zittisce, imbavaglia e reprime a Cuba è più forte di prima".
Secondo la nota blogger, se dipendesse soltanto da Raúl Castro il modello per la Cuba del futuro sarebbe simile a quello cinese, con totale libertà di produrre ma molte restrizioni in tema di libertà di espresione e di libertà politiche individuali.
Tuttavia, ha concluso che "il desiderio di cambiamento e le frustrazioni vissute sulla propria pelle da molte persone possono spingere gli eventi in altra direzione", e la situazione "potrebbe scappare di mano al governo".
Non ci auguriamo conflitti sociali nè situazioni violente a Cuba, ma la speranza è che i settori più lungimiranti del governo e i componenti più disponibili al cambiamento del PCC si rendano conto delle difficoltà crescenti in cui versa la popolazione dell'isola.

Gordiano Lupi