martedì 31 agosto 2010

Yoani Sanchez su Cuba e Venezuela

Quartiere dentro, cuore fuori
di Yoani Sanchez

“Devi consegnare il tuo passaporto!” Gli dissero quando arrivò a Caracas, per evitare che raggiungesse la frontiera e disertasse. Nello stesso aeroporto gli lessero le regole: “non puoi dire che sei cubano, non devi camminare per strada vestito da medico ed è meglio evitare rapporti con i venezuelani”. Giorni dopo comprese che la sua era una missione politica, perché più che curare qualche mal di cuore e alcune infezioni polmonari, avrebbe dovuto esaminare coscienze, verificare intenzioni di voto.
In Venezuela conobbe anche la corruzione di coloro che dirigono il progetto Barrio Adentro (Quartiere dentro). Gli “esseri viventi” di qui trasformati in “malandrini” là, per accaparrare potere, influenze, denaro, persino pensionare dottoresse e infermiere che viaggiano sole per farle diventare loro concubine. Lo destinarono insieme a sei colleghe in una camera poco confortevole e lo avvisarono che se fossero morti - vittime della violenza esterna - sarebbero stati considerati disertori. Ma non si perse d’animo. In fin dei conti ha solo 28 anni ed è la prima volta che può scappare dalla protezione paterna, dalla noia del suo quartiere e dalle mancanze dell’ospedale dove lavora.
Un mese dopo l’arrivo, gli consegnarono una tessera d’identità e lo avvisarono che con quella avrebbe potuto votare nei prossimi comizi. In una riunione lampo qualcuno accennò al duro colpo che avrebbe rappresentato per Cuba la perdita di un alleato così importante in America Latina. “Voi siete soldati della patria” gli gridarono alla fine e come tali “dovete garantire che la marea rossa si imponga alle urne”.
È ormai passato il tempo in cui credeva di andare a salvare vite e ad alleviare dolori. Vuole soltanto tornare a casa, alla protezione della sua famiglia, raccontare ai suoi amici la verità, ma per il momento è impossibile. Prima deve fare la coda al collegio elettorale, lasciare la sua parte di appoggio al PSUV, premere su uno schermo il pulsante in segno di assenso. Conta i giorni che lo separano dall’ultima domenica di settembre e crede che dopo lo lasceranno ritornare.

Traduzione di Gordiano lupi
www.infol.it/lupi

Nota del traduttore:

Yoani nel post si riferisce alle prossime elezioni del Parlamento Venezuelano che si terranno il 26 settembre e che potrebbero essere le ultime…

Dal Twitter di Yoani: “Ho saputo della morte di Franklin Brito dopo un lungo sciopero della fame. Sembra che anche Hugo Chávez adesso abbia visto nascere il suo Orlando Zapata”. Apprendiamo inoltre che Guillermo Fariñas è stato nuovamente ricoverato in ospedale per curarsi di alcune complicazioni insorte dopo il prolungato sciopero della fame. Il prigioniero politico Alfredo Álvarez Leyva, è in sciopero della fame presso il carcere El Típico Nuevo, in provincia di Las Tunas, zona orientale dell’isola.

Fidel resuscita in un mondo di pazzi...

FIDEL CASTRO INTERVISTATO DA LA JORNADA
“Sono resuscitato in un mondo di pazzi!”

L’ex presidente cubano Fidel Castro ha affermato che, dopo la grave infermità che l’ha tenuto convalescente per quattro anni, è resuscitato in un mondo di pazzi, secondo quanto si legge in un intervista rilasciata al periodico messicano La Jornada. Il leader cubano ha concesso un’intervista della durata record di cinque ore a Carmen Lira, direttrice de La Jornada, la prima dopo essere riapparso in pubblico. Fidel Castro ha detto: “Quando il mio stato di salute è migliorato ho cominciato a vedere in maniera chiara i crescenti problemi della tirannia mondiale”. Tra questi ha percepito “l’imminenza di un attacco nucleare che potrebbe portare a una guerra mondiale”, scrive il giornale messicano.
Fidel Castro ha compiuto 84 anni lo scorso 13 agosto ed è ricomparso durante i primi giorni di luglio nella vita pubblica cubana, dopo quattro anni di convalescenza per una grave malattia che l’ha obbligato a cedere la presidenza di Cuba al fratello Raúl.
“Non pensavo di farcela. Mi sono chiesto molte volte se i medici mi avrebbero lasciato vivere in quel modo o se mi avrebbero permesso di morire. Invece sono sopravvissuto e adesso non sono in cattive condizioni fisiche”, ha sostenuto Fidel.
“C’è stato un momento in cui credevo di essere morto”, ha aggiunto il leader cubano, che nel momento peggiore della forma fisica pesava solo 66 chilogrammi. “Oggi peso tra gli 85 e gli 86 chili, e questa mattina sono riuscito a fare 600 passi da solo, senza bastone, senza aiuto”, ha concluso.
Lo storico Comandante, che si considera ancora una sorta di resuscitato, ha detto che quando era steso sul letto si guardava intorno “inconsapevole dei macchinari che lo tenevano in vita” e non sapeva “quanto tempo ancora sarebbe durato quel tormento”.
“Quando sono resuscitato mi sono trovato in un mondo di pazzi. Un mondo che compare ogni girono in televisione e nei periodici ma che è sempre più incomprensibile. Il mondo sta attraversando una fase molto pericolosa e io sento di dover fare qualcosa per evitare problemi più gravi. Per esempio devo costituire un movimento contro la guerra nucleare che diventi una forza di persuasione internazionale per evitare che questa minaccia colossale si compia”.
Inizialmente l’ex presidente pensava “che l’attacco nucleare avrebbe avuto come obiettivo la Corea del Nord”, opinione che ha rettificato perché - a suo giudizio - un’azione armata contro quel paese vedrebbe il veto della Cina nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Ma l’attacco contro l’Iran non lo fermerà nessuno, perché non esiste veto né della Cina né della Russia”, ha detto Fidel. “Dovremo mobilitare il mondo per convincere Barack Obama, Presidente degli Stati Uniti, a evitare la guerra nucleare. Lui è il solo che ha il potere di decidere se il pulsante deve essere premuto oppure no”, ha aggiunto.
Secondo Castro, il potenziale nucleare di cui dispongono alcuni paesi del mondo è oggi “460.000 volte” superiore al potere esplosivo delle due bombe che gli USA lanciarono sopra Hiroshima e Nagasaki nella Seconda Guerra Mondiale.
Fidel Castro ha evidenziato l’importanza di Internet, uno strumento che ha dato a tutti “la possibilità di comunicare con il mondo”, e di mezzi informativi come Wikileaks.
“Sono finiti i segreti, o almeno sembrerebbe. Siamo di fronte a un giornalismo di investigazione ad alta tecnologia, come lo chiama il New York Times, ed è alla portata di tutti”, ha detto.
Secondo Castro, l’accesso a Internet sull’Isola è lento e problematico “perché gli Stati Uniti negano l’accesso a Internet a Cuba, tramite i cavi sottomarini di fibra ottica che passano in vicinanza delle coste”, situazione che sarà superata quando il governo venezuelano concluderà i lavori per la messa in opera di un cavo di fibra ottica tra Venezuela e Cuba.
Mi limito a poche parole di commento. Fidel Castro dice di essere risorto e di aver visto la tirannia mondiale. Peccato che non si sia mai reso conto della tirannia cubana - di cui è parte costitutiva - che da oltre cinquant’anni trattiene l’Isola nella morsa di una totale assenza di libertà. Non si è reso conto, dopo il risveglio dalla morte, che a Cuba vige un assurdo doppio sistema monetario che rende i poveri ancora più poveri, che si finisce in galera per esprimere idee anticonformiste e che la parola libertà è un’utopia. In compenso Fidel mette in guardia sulla possibilità di un conflitto nucleare e di una guerra mondiale, problema vero e sentito senza ombra di dubbio, ma anche la sua terra presenta problemi di non facile soluzione che meriterebbero un minimo di attenzione. L’ultima analisi di Fidel Castro riguarda Internet, vero grimaldello informativo alla portata di tutti, ma si dimentica di aggiungere che molte magagne cubane vengono quotidianamente smascherate dall’attività dei blogger e dei giornalisti indipendenti. Immancabile l’accusa agli yankees di boicottare lo sviluppo della rete a Cuba, ma si dimentica di riferire che il governo vieta il possesso casalingo di Internet e che si può accedere alla rete solo dai cyber caffè a prezzi proibitivi. Per le omissioni e le eventuali precisazioni in merito attendiamo la prossima resurrezione.

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

giovedì 26 agosto 2010

JUAN JUAN ALMEIDA ESCE DA CUBA

JUAN JUAN ALMEIDA ESCE DA CUBA
REINA LUISA TAMAYO APRE UN BLOG

Juan Juan Almeida ha ottenuto il permesso di lasciare Cuba per curare la malattia di cui soffre da tempo (spondilite anchilosante) e che nella sua terra non poteva essere guarita. Il figlio del Comandante Almeida è partito ieri sera dall’aeroporto José Martí dell’Avana in direzione del Messico, salutato da amici e parenti. Yoani Sánchez - che era al suo fianco - ha affermato: “È triste che un cittadino debba intraprendere uno sciopero della fame per ottenere un diritto inalienabile: uscire dal proprio paese”. Possiamo vedere le foto della partenza sul Twitter di Yoani: http://twitpic.com/2i4fdn e http://youtu.be/y3PiqKVv... . Altre foto si trovano sul sito internet del Nuevo Herald di Miami: http://www.elnuevoherald.com/2010/08/25/789417/juan-juan-almeida-recibe-permiso.html. Juan Juan Almeida è arrivato questa notte a Cancún, dopo aver atteso sette anni per ottenere il permesso di viaggiare. Adesso prenderà un volo in direzione di Miami per ricongiungersi alla figlia Indira Omana e al resto della famiglia. Il merito di questo importante risultato è del cardinale Jaime Ortega.
Un’altra notizia importante è il fatto che Reina Luisa Tamayo, madre del defunto dissidente Orlando Zapata Tamayo, ha inaugurato un blog per denunciare la situazione interna di Cuba. Si tratta di www.orlandozapatavive.wordpress.com, uno spazio ricco di foto, testimonianze e video delle sue marche domenicali a Banes, luogo dove è sepolto il figlio, morto dopo uno sciopero della fame durato 85 giorni. Il blog è dedicato alla memoria di Orlando Zapata Tamayo. Recentemente la Chiesa Cattolica ha cercato di intercedere presso il governo cubano per porre fine alle limitazioni della libertà personale di cui ancora soffre la madre del dissidente scomparso. Reina Luisa Tamayo ha aperto anche uno spazio su Twitter: www.twitter.com/reinaozt.