giovedì 28 ottobre 2010

L'Unione Europea manda un messaaggio all'Avana

L'Unione Europea manda un messaggio all'Avana.

- Sacharov? Farinas? Premio?
- Sshh... Zitto, zitto... Non si domanda!

Jardim - da El Nuevo Herald

martedì 19 ottobre 2010

Cuba a Parma il 28 gennaio

MANGIA COME SCRIVI


Rassegna gastro-letteraria-pittorica

Ottobre 2010 - Febbraio 2011

Hostaria Tre Ville

Parma – Via Benedetta, 99/A

Tel. 0521-272524

VENERDI’ 28 GENNAIO


La loro Cuba

OSPITI
Davide Barilli, Gordiano Lupi, Marilù Oliva, El Rubio Loco

Cena caraibica (con immancabile mojito e Cuba libre) in compagnia degli autori di “Le cere di Baracoa” e “Carte d’Avana” (Barilli), “Una terribile eredità” e “Per conoscere Yoani Sánchez” (Lupi), “Tú la pagarás!” (Oliva) e del cantautore che ha firmato successi internazionali come “Gozalo”, “Moron”, “Bachata de amor”, “Salsaton”.

Foreign Policy inserisce Yoani Sánchez tra le dissidenti più combattive del mondo

La rivista Foreign Policy - nella sua versione in lingua spagnola - inserisce la blogger cubana Yoani Sánchez nell’elenco delle “donne dissidenti più combattive del mondo”, pubblicato nel numero di ottobre – novembre.
“Yoani Sánchez è diventata famosa per Generación Y, un blog che scrive per raccontare la vita quotidiana del popolo cubano sotto l’oppressione politica del governo”, dice la pubblicazione. “Anche se la Sánchez ha sofferto persecuzioni e intimidazioni (…) continua a scrivere e a richiamare l’attenzione sulla situazione politica dei cubani sotto il regime castrista”, aggiunge.
Insieme alla blogger compaiono nella lista di Foreign Policy la bielorussa Iryna Vidanava, fondatrice e direttrice di 34 Multimedia Magazine, “una pubblicazione che vuole incentivare la creatività, la diversità di opinioni e i valori democratici tra i giovani” del suo paese; la russa Lyudmila M. Alexeyeva, 82 anni, che “da oltre 40 protesta contro la repressione”, e la pakistana Hina jiLani, in lotta per i diritti umani dagli anni Ottanta. Troviamo inoltre l’afgana Sima Samar, “sostenitrice instancabile dei diritti delle donne e della condizione femminile”; l’iraniana Shirin Ebadi, Premio Nobel della Pace, l’indonesiana Kamala Chandra- Kirana, che lotta contro la violenza di ogni genere e contro la corruzione governativa; la dissidente birmana Aung san suu Kyi, anche lei Premio Nobel della Pace, e la malese Zainah Anwar, che ha diretto varie ONG dedicate a promuovere i diritti delle donne nella società islamica. Yoani Sánchez si trova accanto a dissidenti prestigiose e insospettabili, con buona pace di certi personaggi vicini al castrismo che si arrampicano sugli specchi pur di cercare di screditarne il rilievo internazionale. Nel suo caso l’uso della menzogna tipico dei regimi dittatoriali non ha raggiunto lo scopo.

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

giovedì 14 ottobre 2010

A Cuba non c'è più niente da rubare!


Il problema dei nuovi lavoratori privati è quello di trovare i prodotti da vendere, visto che non possono più rubarli allo Stato durante le ore di lavoro.



Lavoratore: - Come trovo adesso i materiali per la mia attività privata?

Raul: - Credo che inseriremo il mestiere di "mago" nella lista delle attività consentite.


Verme1: - Traduco: Lo Stato non possiede neppure cose da rubare...

Verme2: - ... dovremo mandargli qualcosa da Miami.

Jardim su El Nuevo Herald del 13 ottobre 2010


Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

martedì 12 ottobre 2010

La mia Avana

È cambiata tanto la mia Avana negli ultimi anni e adesso che non posso rivederla, come un piccolissimo Cabrera Infante, immagino che lo sia ancor di più. Ricordo la mia Avana percorsa da biciclette cinesi e mulatte ancheggianti, da autobus affollati nelle ore di punta, da uomini e donne dagli odori penetranti che camminano sotto il sole bruciante. Ricordo la mia Avana senza tempo scandire ore di pomeriggi sonnolenti mentre si lascia sfiancare dal calore tropicale. Ricordo la mia Avana dimenticata dalla storia, percorsa da tristi mendicanti e da bambini che giocano a baseball agli angoli di strada, da jineteras d’alto bordo e ragazzine in cerca d’avventure, da maricones sfrontati e turisti arroganti. Ricordo la mia Avana che non c’è più, se non nella memoria, nei giorni d’un passato che non ritorna, distrutta da un capitalismo selvaggio che conquista strade e pensieri. All’Avana squillano telefonini, proprio come da noi, fioriscono internet point, girano auto straniere di grossa cilindrata, aprono grandi magazzini in valuta pregiata dove chi possiede chavitos può comprare di tutto. Povera la mia Avana deturpata dal presente, piena di gente che sorride per nascondere pensieri, dove vaga il fantasma di Humberto Solás, Fernando Pérez gira film stupendi e gli scrittori finiscono suicidi se non ritornano. Povera la mia Avana che Cabrera Infante ha descritto per tutta la vita senza poterla rivedere, pensando a una città perduta nella nebbia di Londra. La mia Avana è cambiata, ma sarebbe meglio dire che siamo cambiati insieme, anch’io non conservo lo stupore del primo incontro, invecchio nel ricordo senza distinguere il confine tra realtà e sogno. Consola la monotonia dei miei giorni una piccola Miriam Gómez che sostiene con forza la nostalgia, ogni tanto fa shopping pure se non percorre le strade di Londra, vorrebbe coinvolgermi ma resisto, refrattario come Cabrera Infante a vetrine e negozi che offrono prodotti a prezzi scontati. Non posso essere fedele a un ideale perduto, ma resto fedele a una città perduta. Non so fare di meglio.

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

giovedì 7 ottobre 2010

Mario Vargas Llosa riceve il Nobel per la Letteratura

Lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, ha ricevuto oggi - giovedì 7 ottobre - il Premio Nobel per la Letteratura assegnato come ogni anno dall'Accademia Svedese "per la sua descrizione precisa delle strutture del potere e per le incisive immagini che raccontano resistenza individuale, rivolta e sconfitta", come ha detto il segretario dell'Accademia, Peter Englund.
Quando è avvenuta la proclamazione lo scrittore era a New York. Il prossimo 10 dicembre riceverà il Premio a Stoccolma, dalle mani del re di Svezia. La Casa Editrice Alfaguara sta per pubblicare il suo nuovo romanzo, El sueño del celta, una sorta di libro - inchiesta sulla brutalità del governo di Leopoldo II di Belgio durante la colonizzazione del Congo.
L'ultimo autore di lingua spagnola ad aver ottenuto il Nobel è stato il messicano Octavio Paz (1990), prima ancora era stato premiato lo spagnolo Camilo José Cela (1989). Nello stesso anno in cui vinse Paz ,Vargas Llosa si era immerso anima e corpo nell'avventura politica che lo portò a candidarsi alla presidenza del Perù. La cronaca romanzata di quel periodo è contenuta nel famoso libro El pez en el agua (1993), tradotto in italiano come Il pesce nell'acqua.
Nato ad Arequipa (Perú) il 28 marzo 1936, Mario Vargas Llosa, membro della Reale Accademia di Spagna, aveva già vinto tutti i premi più importanti in lingua spagnola, dal Cervantes al Príncipe de Asturias. Dopo alcuni anni che si è sempre trovato a lottare tra i favoriti, lo scrittore peruviano si è visto assegnare un riconoscimento prestigioso che lo inserisce tra i migliori autori della letteratura latinoamericana. Tra i suoi lavori più importanti: La ciudad y los perros (1962), La casa verde (1965) e Conversación en La Catedral (1969).
Fidel Castro non sarà contento di questo premio, perchè Vargas Llosa ha sempre lottato per l'affermazione delle idee libertarie e per il rispetto dei diritti umani, contrastando la dittatura cubana come un regime caratterizzato dalla mancanza di libertà e dalla sistematica sopraffazione individuale.
I grandi scrittori cubani Alejo Carpentier e Guillermo Cabrera Infante non hanno fatto in tempo a fregiarsi di un premio che anche loro avrebbero meritato, ma Mario Vargas Llosa è uno scrittore ugualmente degno del riconoscimento e può farsi portavoce della riscossa dei popoli oppressi dalla tirannia del potere.

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
Lustrascarpe: "Va bene, dottore?"

Rivoluzionario: "La Rivoluzione non abbandona nessuno!

Spontaneo

di Claudia Cadelo
http://octavocerco.blogspot.com/


Sono rimasta un po’ traumatizzata dopo le celebrazioni della festa dei CDR (Comitati di Difesa della Rivoluzione). Tra la discussione in autobus, il lavoro volontario svolto domenica dai miei vicini e il reggetón a tutto volume del 28 che è andato avanti fino alle una del mattino, mi sento ancora un po’ frastornata.
Domenica scorsa toccava il lavoro volontario. El Ciro (blogger cubano compagno di Claudia che gestisce El auditorio imbecil, ndt) e io non ne sapevamo niente, per questo motivo quando lui è uscito di casa con i cani e ha incontrato un vecchietto che tagliava con fatica l’erba del prato gli ha detto: “Amico, lascia fare a me che sono più giovane”. Mentre Ciro toglieva le erbacce dal quartiere si è avvicinato il responsabile del lavoro e gli ha detto: “Ascolta amico, smetti che ti ho già segnato”. Ciro ha alzato lo sguardo e si è reso non solo di aver preso parte al lavoro volontario, ma di essere stato l’unico ad aver lavorato davvero. Tutti gli altri si erano limitati a prendere un mattone e a spostarlo da destra a sinistra, per poi andare dal responsabile e dirgli: “Segnami nell’elenco”. Mi sono ricordata di quando si ruppe l’interruttore per accendere la luce delle scale e El Ciro (http://pornopararicardo.com) (iniziativa privata al cento per cento) lo cambiò senza dire niente a nessuno. Una vicina mi informò subito dopo che si stava organizzando una riunione per definire la strategia di riparazione, “la somma di denaro da versare per ogni appartamento, chi avrebbe dovuto cercare l’interruttore e infine chi si sarebbe incaricato di comprarlo”. Noi abbiamo saltato tutte le procedure.
Per la festa è stata la stessa cosa. Nel mio edificio, di solito sono l’unica che rimane sveglia dopo le dieci di sera. I miei poveri vicini questa volta hanno chiuso gli occhi ben quattro ore dopo, perché “si doveva celebrare” l’arrivo del 28 settembre. Passata la notte ho ascoltato un’innocente vicina chiedere perché non avevano fatto la festa al venerdì o al sabato. La poveretta non sa che si balla il giorno stabilito, si lavora il giorno stabilito e si vive come è stabilito.

Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

martedì 5 ottobre 2010

Le urne

di Yoani Sanchez

Domenica scorsa una busta sigillata è stata consegnata a ogni pompa di benzina della nostra isola. Come se si fosse trattato di una cronometrata operazione militare, gli ordini contenuti nel dispaccio si riferivano al nuovo prezzo dei combustibili e si sarebbero potuti leggere solo alla mezzanotte del 26 settembre. In quella data molte persone avrebbero atteso con ansia i risultati delle elezioni parlamentari in Venezuela, dove il partito di Hugo Chávez aveva bisogno di controllare i due terzi del Parlamento per poter garantire gli obiettivi del proclamato socialismo del XXI secolo.


Io, che vivo all’Avana e non possiedo auto, stavo attenta a entrambe le informazioni. Una vittoria del PSUV avrebbe significato per undici milioni di cubani dover confrontarsi con un governo che si poteva permettere il lusso di non temere le conseguenze internazionali della sua condotta, vista la tutela di un potente padrino. Anche un rialzo considerevole del prezzo dei combustibili avrebbe colpito i trasporti alternativi che ci costano quasi un giorno di salario per spostarci da un quartiere all’altro della stessa città.

Mi sono addormentata davanti al televisore quando erano le due di notte e ancora non avevano affrontato nessuno dei due argomenti. Tra i titoli del notiziario del lunedì, non venivano annunciati i risultati delle urne venezuelane né il nuovo prezzo della benzina. Ho dovuto attendere che l’annunciatore desse altre informazioni poco importanti prima di rendermi finalmente conto che “anche se non era stata ottenuta l’ambiziosa meta dei due terzi, il PSUV si era consolidato come la forza politica più importante del paese”.

Un’ora dopo ho potuto verificare che gli almendrones (soprannome che diamo a Cuba alle auto nordamericane degli anni Cinquanta) continuavano a prestare servizio come taxi privati senza aumenti di tariffa. Queste vecchie auto seguono percorsi stabiliti lungo le principali strade e fanno salire e scendere clienti come se fossero autobus. Al loro interno viene affrontato ogni tipo di argomento durante curiose conversazioni protette da un anonimato che concede alle persone libertà di esprimersi senza temere rappresaglie. Da Piazza della Rivoluzione a Parco della Fraternità, vicino all’antico Capitolio, bisogna pagare dieci pesos in moneta nazionale per un viaggio che dura meno di quindici minuti.

Quando sono salita sulla tribuna viaggiante marca Chevrolet che ho preso questa mattina, si parlava soltanto del mezzo milione di lavoratori che saranno licenziati dai loro impieghi nei prossimi mesi e delle ristrette opzioni di lavoro privato che da oggi in poi si troveranno di fronte. Nessuno tra chi ha condiviso il mio tragitto, incluso l’autista del veicolo, aveva più di 50 anni. Nessuno ha mai vissuto l’esperienza di dover scegliere tra una posizione politica o l’altra per dare il suo voto in qualche elezione, nessuno ha mai fatto uno sciopero né è uscito per strada brandendo un cartello in segno di protesta per qualche problema; tuttavia quando si è parlato di quel che era accaduto in Venezuela la notte precedente, tutti erano al corrente e nessuno sembrava triste o avvilito.

“Il Governo Cubano già sapeva che Chávez avrebbe perso”, ha detto un uomo con aria da professore, e ha aggiunto questa domanda: “Per quale motivo credi che abbiano aumentato il prezzo del combustibile?”. Dopo alcuni secondi di silenziosa riflessione, per non lasciare solo l’improvvisato analista ho commentato: “Sì, è vero, alla fine il nuovo prezzo della benzina ci ha rivelato quel che la stampa ufficiale nasconde: che il sussidio venezuelano sta per finire”.

Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
* Articolo pubblicato in spagnolo su El Comercio, Perú.

Il macho

di Claudia Cadelo
http://www.octavocerco.blogspot.com/





Non mi considero una femminista perché cerco di evitare atteggiamenti reattivi. Il femminismo come opposizione al maschilismo mi sembra una soluzione troppo facile, mentre in realtà i diritti che mi spettano come essere umano vanno ben oltre il mio genere. Tuttavia, per alcuni dei miei conoscenti il discorso è abbastanza semplice: io sono una femminista. È una tendenza naturale quella di inserire nel novero delle cose conosciute ciò che non riusciamo a capire, generalizzare al massimo le eccezioni che non rientrano nelle statistiche. A Cuba, il maschilismo funziona come il razzismo, per la direzione del PCC semplicemente "non esiste". Nel suo libro "Il Secondo sesso", Simone de Beauvoir ha studiato i punti di contatto tra la discriminazione razziale e quella femminile, mezzo secolo più tardi, il mio paese è la prova vivente
della sua tesi. Tra i "non razzisti" c'è chi afferma che "non tutti i neri sono uguali" ma non manca un ragionamento aberrante come "quel nero ha l'anima bianca". Tra i "non maschilisti" troviamo un'altra versione dello stesso fenomeno: "le donne sono come noi". In altre parole, "loro" sono la specie, "noi" siamo soltanto simili. L'altro giorno sono andata a una festa che si teneva in un luogo un po' decentrato e mi sono persa per strada, uno degli ospiti mi ha riconosciuta e mi ha dato un passaggio in taxi. Quando sono salita stava sostenendo un'animata conversazione con il tassista che non ho voluto interrompere. Il dialogo è
andato più o meno così:
- Senti amico, io non la lascio mai uscire da sola. Che storia è mai questa di andare in giro da sola?
- Fai bene.
- Quando torno a casa dal lavoro a volte le do un po' di botte, non si sa mai - questo commento credo che fosse uno scherzo, ma non ho potuto verificare - poi la metto di fronte allo specchio e le dico: "Vedi, io sono
più bello di te".
Ci sono rimasta di sasso, non solo per il cattivo gusto di quello che sembrava uno scherzo, ma per il fatto che entrambi non facevano nessun caso alla mia presenza nella parte posteriore della vettura. Quando siamo
arrivati alla casa dove si teneva la festa, l'uomo che mi aveva dato il passaggio si è voltato verso di me e mi ha detto:
- Claudia, hai un po' di soldi? Paga te che non ho la cifra esatta.

Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi